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L'occupazione cresce, ma non intacca il divario di genere

Rapporto Inapp Plus 2022: maternità ancora causa strutturale della caduta nella partecipazione al lavoro delle donne, nonostante la bassa natalità

di Barbara Bonomi

Lavoro e maternità: un rapporto complicato per le donne italiane

3' di lettura

Il 15,9% dei lavoratori dipendenti fa straordinari non retribuiti. Il dato emerge dall'indagine INAPP PLUS 2022 ed è preoccupante, considerando che gli straordinari interessano ben il 60% dei lavoratori. Il problema si iscrive nel più generale tema della regolazione dei tempi di lavoro: circa la metà degli occupati svolge lavori sia di notte che nei festivi. Spesso è vero che per alcuni settori e professioni il lavoro notturno o nei festivi è legato alla natura della prestazione, ma è anche vero che questa modalità sembra diffondersi dove non necessaria. Tutt’oggi ben 900mila dipendenti lavoratori sperimentano allo stesso tempo sia un orario ridotto, sia la presenza di orari antisociali.

Una certa rigidità si registra sul fronte dei permessi: il 21,3% degli occupati dichiara di non poter o non volere prendere permessi, il 54,8% può prenderli e il restante 23,9% può modulare l'impegno lavorativo. C'è poi l'altro lato della medaglia, quello della consistente quota di sottoccupati, maggiormente presente tra le donne, anche per la loro maggiore concentrazione nel part-time.

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Dal Rapporto INAPP Plus 2022 emerge un altro dato allarmante: dopo la nascita di un figlio quasi una donna su cinque (18%) tra i 18 e i 49 anni non lavora più e solo il 43,6% permane nell'occupazione. Motivazione prevalente è la conciliazione tra lavoro e cura (52%), seguita dal mancato rinnovo del contratto o licenziamento (29%) e da valutazioni di opportunità e convenienza economica (19%).

La maternità continua a rappresentare una causa strutturale di caduta della partecipazione femminile, nonostante proprio nel 2022 sia stato toccato il minimo storico di natalità. Resta il nodo della scarsa disponibilità e accessibilità, anche economica, degli asili nido. Per le famiglie che non possono farsi carico di tutte le cure dei figli, i nonni restano l'alternativa più utilizzata (58%).

Per conciliare lavoro e cura dei figli, circa un quarto degli intervistati ritiene fondamentale un orario di lavoro più flessibile, o in smart working. Il part-time è più frequentemente indicato dalle donne (+22% sugli uomini). Quest'ultimo dato, unito a quello relativo all'utilizzo dei congedi parentali (68,6% per le donne), ribadisce un modello che relega la donna al ruolo di caregiver principale, con evidenti ripercussioni occupazionali e retributive.

Dal Gender Policies Report (2022) emerge che l'occupazione cresce, ma non intacca il divario di genere. Anche la sfera della non partecipazione vede ancora penalizzate le donne, il dato è stabile al 43,3%. Nel confronto col 2021, i tassi di occupazione crescono di più per gli uomini che per le donne e la disoccupazione cala in misura maggiore per gli uomini. È presente, inoltre, una nuova forma di discriminazione, legata all'uso degli algoritmi da parte delle piattaforme digitali. Tali strumenti, infatti, risentono del sistema di significati, idee e stereotipi di chi li ha ideati e costruiti. Il report analizza, poi, anche le caratteristiche del lavoro domestico, mostrando una netta prevalenza della componente femminile tra gli occupati con un'età media tra i 45 e i 59 anni. Il settore purtroppo è caratterizzato da una ampia quota di lavoro sommerso: il 68,3% dei lavoratori non ha alcun contratto e, di conseguenza, alcuna tutela prevista. Si registra, infine, un 34,3% di lavoro grigio, che presenta un contratto di lavoro formalizzato, ma con la dichiarazione di un numero di giornate inferiore a quante prestate effettivamente.

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