L’olio d’oliva aiuta nella cura delle malattie metaboliche
I risultati di una ricerca dell’Università di Palermo finanziata con fondi Ue e svolta in collaborazione con l’azienda Barbera e Nuova Farmaceutica
di Nino Amadore
2' di lettura
L’olio vergine d’oliva può essere un ottimo coadiuvante nelle terapie di alcuno malattie soprattutto metaboliche. È il risultato di uno studio condotto dall’Università di Palermo in collaborazione con l’azienda Barbera e con Nuova Farmaceutica e finanziato con Fondi Ue.
L’azienda siciliana Manfredi Barbera & Figli ha selezionato 3 cultivar di olio di oliva (Biancolilla, Nocellara del Belice e Cerasuola) per valutare per ciascuna cultivar le migliori condizioni di produzione: sito di produzione (mare, collina e montagna), momento di raccolta (inizio ottobre, metà ottobre e fine ottobre) e metodo di frangitura (rulli in pietra, martelli, dischi e denocciolatori).
È stata fatta la caratterizzazione chimica dell’olio, prodotto nelle campagne olearie 2020, 2021 e 2022, con il supporto dei laboratori di ATeN Center (Advanced Technologies Network Center dell’Università di Palermo) per determinare le concentrazioni di tiroloso, idrossitirosolo, oleuropeina e altri polifenoli (circa 15 analiti). I dati sono stati analizzati mediante elaborazione statistica multivariata per valutare le relazioni tra processi produttivi, composizione in polifenoli e gli effetti sulla popolazione analizzata. Sono 350 i campioni di olio Evo analizzati prima di arrivare alla sperimentazione sul campo.
«È stata effettuata una indagine di micro e macrocomponenti dell’olio extravergine di oliva perevidenziare i diversi punti di forza dell’Evo identificando gli elementi attivi, per ottimizzarne il contenuto e finalizzarlo alla produzione di Olii salutistici mirati, ed i fattori produttivi (cultivar, maturazione del frutto, irrigazione, raccolta, processamento, conservazione dell’olio) che influenzano maggiormente la composizione in acidi grassi dell’EVO e dei componenti (polifenoli) minori con riferimento ai claims alimentari indicati dall’Efsa» spiegano i ricercatori. Il contenuto in polifenoli ha poi guidato i ricercatori nella scelta della cultivar e della quantità di olio da somministrare ai soggetti volontari sani ed ai pazienti affetti da sindrome metabolica arruolati nella fase clinica del progetto.
Complessivamente sono state coinvolte circa 240 persone: «I risultati ottenuti – spiegano i ricercatori – lasciano trasparire un’ottima risposta benefica all’assunzione giornaliera di una minima quantità di oli ricchi in polifenoli secondo le indicazioni dei claim salutistici e la concentrazione degli acidi grassi insaturi».
loading...