L’Oms dichiara finita l’emergenza Covid, stimati 20 milioni di morti
Si segna così formalmente la conclusione di tre anni di emergenza sanitaria a livello globale
di Nicola Barone
I punti chiave
- «Stima morti molte volte maggiore dei dati ufficiali»
- «Giusto abbassare livello di allarme»
- «Non doveva andare così, ora risposte comuni»
- Fine pandemia ma non minaccia per salute globale
- Ad aprile 2,8 mln casi (-17%) e 17mila morti (-30%)
- Schillaci: emergenza è alle spalle
- Vaia: da Oms gesto simbolico che sancisce vittoria su virus
- Ordini dei medici, «la malattia non è scomparsa»
4' di lettura
L’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato venerdì che l’emergenza sanitaria mondiale dichiarata più di tre anni fa a causa della pandemia da Covid è conclusa. A renderlo ufficiale è stato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Lo stato di emergenza sanitaria internazionale era stato deciso il 30 gennaio 2020 dopo lo scoppio nel focolaio originario di Wuhan.
«Stima morti molte volte maggiore dei dati ufficiali»
«All’inizio della pandemia, fuori dalla Cina c’erano circa 100 casi di Covid e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da qual momento il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportato dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti», aggiunge Ghebreyesus.
«Giusto abbassare livello di allarme»
Da molti mesi il Comitato di emergenza e l’Oms analizzano attentamente i dati considerando che sarebbe stato il momento giusto per abbassare il livello di allarme. «Per più di un anno, la pandemia ha avuto una tendenza al ribasso, con l’aumento dell’immunità della popolazione a causa di vaccinazioni e delle infezioni, la diminuzione della mortalità e l’allentamento della pressione sui sistemi sanitari», spiega il direttore generale. «Questa tendenza ha permesso alla maggior parte dei Paesi di tornare alla vita come la conoscevamo prima».
«Non doveva andare così, ora risposte comuni»
Una delle maggiori tragedie è che il Covid non doveva andare in questo modo, «ma a livello globale una mancanza di coordinamento, di equità e solidarietà» ha significato che gli strumenti a disposizione non siano stati utilizzati efficacemente come avrebbero potuto. Il direttore generale dell’Oms puntualizza che «sono state perse vite che non dovevano essere perse. Per questo abbiamo ora un piano pandemico: è un impegno verso le generazioni future a non tornare indietro al vecchio schema di panico e trascuratezza che ha lasciato il mondo vulnerabile, ma andremo avanti con un impegno comune a fare fronte a minacce comuni con una risposta comune». Il Covid «ha cambiato il nostro mondo e ha cambiato noi. Se ritorneremo alle cose come erano prima del Covid, avremmo fallito nell’imparare la lezione e avremmo fallito con la generazione futura». Un’indicazione per gli Stati affinché passino «da una fase di emergenza ad una fase di gestione del Covid insieme alle altre malattie infettive. La decisione di far terminare lo stato di emergenza sanitaria internazionale non è stata una decisione improvvisa, ma pianificata e considerata con attenzione».
Fine pandemia ma non minaccia per salute globale
«Mentre noi parliamo - tiene a osservare Ghebreyesus - migliaia di persone nel mondo stanno lottando per le loro vite nelle terapie intensive e milioni continuano a vivere con gli effetti debilitanti della condizione post-Covid. Il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando». Il Covid è stato molto di più di una crisi sanitaria. «Ha causato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e spingendo milioni di persone nella povertà. Ha causato sconvolgimento sociali, con chiusura delle frontiere e milioni di persone colpite da isolamento, depressione e ansia. Ora da più di un anno la pandemia sta registrando una tendenza al ribasso, con l’immunizzazione che è cresciuta e la mortalità che diminuisce con una minore pressione sui sistemi sanitari. Ciò ha permesso a molti Paesi di tornare alla vita come la conoscevamo prima della pandemia».
Ad aprile 2,8 mln casi (-17%) e 17mila morti (-30%)
Nel periodo che va dal 3 al 30 aprile sono stati quasi 2,8 milioni i nuovi casi di Covid e oltre 17mila decessi, registrati nel globo, con un calo rispettivamente del 17% e del 30% rispetto ai 28 giorni precedenti (dal 6 marzo al 2 aprile 2023). Il quadro è eterogeneo a livello regionale - prosegue l’Oms - con aumenti dei casi segnalati e dei decessi osservati nelle regioni del Sud-est asiatico, del Mediterraneo orientale e del Pacifico occidentale e diminuzioni in altre regioni. Al 30 aprile 2023, sono stati segnalati a livello globale oltre 765 milioni di casi confermati e oltre 6,9 milioni di decessi.
Schillaci: emergenza è alle spalle
«Da oggi possiamo dire che l’emergenza sanitaria Covid è alle nostre spalle», si felicita il ministro della Salute Orazio Schillaci ricordando lo straordinario impegno nel far fronte alla devastante pandemia. «Il mio pensiero va innanzitutto ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari che non hanno risparmiato energie per combattere questo incubo globale e alle persone che non ce l’hanno fatta. In loro memoria non dobbiamo dimenticare questa terribile esperienza e dobbiamo rafforzare la ricerca, le strutture sanitarie e l’assistenza territoriale perché non accada mai più niente di simile».
Vaia: da Oms gesto simbolico che sancisce vittoria su virus
«Sono contento che l’Oms abbia fatto questo passo avanti di coraggio. Un gesto simbolicamente importante: la pandemia era di fatto finita, ma questo simbolicamente dà piu coraggio alle persone perché sancisce che siamo stati bravi a combattere il Covid e a vincere». Commenta così Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive “L. Spallanzani”, la fine della pandemia di Covid dichiarata dall’Oms. «Adesso guardiamo avanti, ci sono ancora cose da fare: soprattutto bisogna prepararsi affinché non si torni mai più indietro».
Ordini dei medici, «la malattia non è scomparsa»
I numeri delle infezioni da Covid in tutto il mondo stanno scendendo «e quindi si riduce sostanzialmente questa malattia da essere pandemica a una malattia endemica, cioè presente sempre sul territorio. L’Oms ha deciso di “declassare” sotto questo aspetto, sotto l’aspetto numerico, questa malattia. Però la malattia continua ad essere una delle patologie temibili perché ancora oggi provoca morti nel nostro Paese». Di questo è convinto il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli. «Ovviamente il messaggio non è quello di pensare che la malattia è scomparsa, ma di pensare che il ritorno alla vita normale qualche volta ci fa incontrare anche questa malattia. E questa malattia naturalmente produce i suoi effetti soprattutto per i fragili, che devono ricordarsi di tutelarsi sempre e comunque: e qui l’uso delle mascherine diventa in qualche maniera ancora oggi importante».
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