Per gli esperti del Louvre il Salvator Mundi non può essere attribuito a Leonardo
Svelato il mistero dell’assenza della famosa opera alla mostra del museo francese: lo studio scientifico degli specialisti non assegna l’attribuzione al maestro da Vinci
di Marilena Pirrelli
I punti chiave
3' di lettura
Alla fine il mistero del Salvator Mundi mai giunto alla mostra «Léonard de Vinci» del Louvre svoltasi dal ottobre 2019 al febbraio 2020 si svela. L’esibizione per celebrare i 500 anni dalla morte del genio da Vinci che ha attirato più di 10.000 visitatori al giorno, curata da Vincent Delieuvin e Louis Frank, in realtà non avrebbe potuto ospitare la tavola battuta dal principe ereditario dell'Arabia Saudita, Mohammed bin Salman (MBS) per 450 milioni $, da Christie's, a New York nel novembre 2017, senza rivelarne la verità: l'ampio esame scientifico del dipinto da parte degli esperti del museo francese, condotto in gran segreto, conclude che Leonardo “ha solo contribuito” all'opera, e che la sua “autenticità” non può essere confermata.
La scomoda verità, per altro da più parti sostenuta, è contenuta in un documentario francese di Antoine Vitkine dal titolo «The Savior for Sale» in uscita il prossimo 13 aprile. The Art Newspaper ha potuto visionarlo in anteprima e ne dà l’esclusiva. Nel film, un anonimo alto funzionario del governo del presidente Emmanuel Macron, nome in codice “Jacques”, dice a Vitkine che l'ampio esame scientifico del dipinto da parte del Louvre si conclude con un verdetto sfavorevole: l’“autenticità” non è confermata.
La posta in gioco diplomatica
Un’altra “gola profonda” nel film - un alto funzionario del ministero della Cultura, nome in codice “Pierre” - racconta come l'accordo per presentare il Salvator Mundi alla mostra del Louvre è stato discusso durante il principale vertice franco-saudita dell'aprile 2018, nel quale pesavano interessi di ordine politico ed economico: “Presente MBS, l'accordo Al-Ula (un accordo decennale, potenzialmente del valore di decine di miliardi di euro, che attribuisce alla Francia un ruolo esclusivo nel progetto di sviluppo della provincia di Al-Ula come importante centro culturale, sito del patrimonio e destinazione turistica, ndr) è stato firmato dando una notevole enfasi al patrimonio artistico. Non sarebbe folle dire - dichiara la fonte segreta - che in quel momento si è deciso di affidare il Salvator Mundi alla Francia. La mostra su Leonardo da Vinci era già in programma…. L'Eliseo (leggi la presidenza francese) ha spiegato che era importante per MBS posizionarsi come qualcuno che stava aprendo culturalmente l'Arabia Saudita alla modernità “. L'alto funzionario, “Jacques”, ricorda che “il dipinto è arrivato a Parigi nel giugno 2019, forse direttamente dal luogo di New York dove era stato conservato dopo la vendita. È rimasto tre mesi al Louvre e l'ho visto allora. “ A quel punto, era stato analizzato presso il laboratorio tecnico del Louvre (C2RMF) in vista del suo ruolo da protagonista nella mostra su Leonardo al Louvre (inaugurata il 21 ottobre 2019). Ma, proprio all'ultimo minuto, tra le attese della stampa, l’opera è scomparsa senza lasciare traccia.
Il giallo si infittisce
Cos'è successo? Come spiega “Jacques”, l'anonimo funzionario del documentario: “Il dipinto è stato analizzato e radiografato in ogni suo punto. Vincent Delieuvin (curatore capo del dipartimento di pittura del Louvre, ndr) ha riunito tutti gli specialisti internazionali e alla fine delle analisi ha rivelato che l'evidenza scientifica mostrava che Leonardo da Vinci aveva dato solo un contributo al dipinto. Non c'erano dubbi. E così, abbiamo informato i sauditi “.
La conclusione degli studi scientifici degli specialisti del Louvre ha portato non poche difficoltà all’interno del governo francese con i ministri degli esteri Le Drian e della cultura Riester a favore dell’esposizione dell’opera, come avevano chiesto gli arabi accanto alla Monna Lisa. Il presidente Macron alla fine del settembre 2019 ha preso la decisione: l'Eliseo non avrebbe accettato le condizioni saudite. Nonostante le forti pressioni cui deve esser stato sottoposto il Louvre, la decisione di Macron ha avuto la meglio: racconta “Jacques” nel film. “Capite, la posta in gioco era la nostra credibilità, la credibilità della Francia, del Louvre, per un lungo periodo. A lungo termine non ci sarebbero più state prestate opere se avessimo accettato tali condizioni ... Devi avere convinzioni che vadano oltre il presente “. Fino all’ultimo la Francia ha lasciato aperta la porta diplomatica per consentire che l’opera arrivasse prima della conclusione della mostra estendendo l’indennità assicurativa statale, ma nella didascalia della tavola non ci sarebbe potuto essere il nome di Leonardo.
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