Danza

L'ora squisita di Alessandra Ferri

“L'heure exquise” venne creata in questa versione dello spettacolo per una Carla Fracci sessantaduenne

di Chiara Castellazzi

(Photo: Amber Hunt)

3' di lettura

Il sipario si apre sull'esile e intensa figura di una ballerina âgée vestita dalla splendida struttura di un abito-montagna intessuto di centinaia di vere scarpette da punta.
“L'heure exquise” di Maurice Béjart, ispirato a Oh les beaux jours di Samuel Beckett è pièce celebrativa per eccellenza: di una personalità artistica straordinaria per cui è stato immaginato e sbalzato al cesello e di una carriera doviziosa di successi, simboleggiata dall'installazione che veste e al contempo imprigiona la protagonista al centro del palco.

Royal Ballet di Londra

Bene ha fatto Alessandra Ferri a scegliere questo balletto recitato per “celebrare e festeggiare con il pubblico”, secondo le sue stesse parole, i quarant'anni dalla sua assunzione, giovanissima, nell'olimpo del Royal Ballet di Londra.

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“Ho trovato in questo titolo quello che stavo cercando. E sono molto contenta di averlo riportato in vita” – racconta l'étoile: “Ho ripensato a tutto quello che ho fatto nella mia carriera e ho provato tenerezza per me stessa. Ho visto il mio passato come una serie di successi intimi, non di allori davanti al mondo, ma di superamento delle mie paure e dei miei ostacoli interiori”.

Béjart creò questa versione dello spettacolo per una Carla Fracci sessantaduenne – con l'altrettanto grande Micha van Hoecke che le faceva da spalla - quando era direttore del festival Torinodanza nell'ormai lontano 1998. La pièce nacque il 13 settembre 1998 al Teatro Carignano di Torino e per lo stesso festival, oggi nelle mani di Anna Cremonini, è ritornata in scena con Ferri protagonista sullo stesso palco il 13 settembre scorso, dopo le date in giugno al Ravenna Festival.

Carla Fracci

Se l'autocelebrazione della propria carriera era voluta dalla grande Alessandra, ora si assomma la circostanza - inopinabile al momento della scelta di riportare in vita il lavoro - della scomparsa di Fracci (otto giorni prima della ripresa in giugno a Ravenna) e di van Hoecke, che così vengono necessariamente evocati da questo titolo (in tournée, dopo Torino, a Baden Baden e Londra). “Quando, un mese prima del debutto, telefonai a Carla per invitarla, fu incerta sulla sua possibilità di esserci e io, non sapendo della sua malattia, non capii” ricorda ora l'étoile.

Per il rimontaggio di “L'heure exquise” (provata a Rovereto negli spazi di Oriente-Occidente) Ferri aveva comunque scelto Maina Gielgud che fino agli anni '70 fu solista del Ballet du XXème siècle di Béjart. “Naturalmente abbiamo inserito vissuti e dettagli miei personali perché il personaggio sia vivo e mio, perché questa sia la mia Winnie”, aggiunge la nuova protagonista.Vicino a lei sul palco troviamo un Carsten Jung dell'Hamburg Ballett non soltanto servo di scena, anzi dotato di forte presenza e verve.Quella che vediamo impersonata da Ferri è una Winnie delicata e a suo agio, ancora con il corpo di ragazzina, non sciupato, come è in Beckett, dall'ingiuria degli anni.

“Noi ballerine abbiamo un rapporto con il nostro corpo che non è paragonabile con quello di nessuno, è il nostro strumento fin da bambine. Se non ti fermi, peso e forme non cambiano quasi negli anni” – commenta, sollecitata su questo argomento.

Nella pièce tanti sono i silenzi, voluti dal maestro di Marsiglia e ora più difficilmente sostenibili per un pubblico 2021. Tanti sono gli afflati del personaggio bejartiano e beckettiano a essere felice nonostante il declino. Prima che si chiuda il sipario è però difficile credere all'allegria di Winnie, quando, con il cumulo di scarpette che ormai la costringe fino al collo, canta con un filo di voce stonata: “L'ora squisita che ci inebria…” di Lehár.Vere e completamente visibili sono invece la gioia e la pienezza di ballare dell'interprete. Racconta Ferri: “Si inizia per passione, perché è un sogno che ci abita. Poi, durante la carriera, ci sono pensieri e costrizioni. Ma ora che la carriera è fatta, quello che ho adesso è tutto un di più e così sono ritornata alla gioia pura della danza. Sono arrivata a un capitolo del libro della mia vita dove non pensavo di arrivare e ho così potuto rientrare pienamente in contatto con la fiammella originale che mi anima e mi animava. E che è la mia parte più intima. E' come un dono”. E si vede.

L'Heure Exquise, Variazioni su un tema di Samuel Beckett Oh, les beaux jours, regia e coreografia Maurice Béjart rimontata da Maina Gielgud, danzatori Alessandra Ferri, Carsten Jungscene Roger Bernard luci Maina Gielgud, Marcello Marchicostumi, Luisa Spinatelli, musiche Anton Webern, Gustav Mahler, Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Lehár


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