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L’orario di lavoro dei dipendenti? Va misurato in modo «oggettivo, affidabile e accessibile» ogni giorno e per ciascun lavoratore. A stabilirlo è la massima autorità europea in materia di giustizia: la Corte Ue ha deciso che gli Stati membri devono introdurre l’obbligo per i datori di lavoro di istituire un sistema che consenta la misurazione della durata dell'orario di lavoro giornaliero.
Una domanda sorge subito spontanea: ma quanto si lavora in Europa? In media 30 ore a settimana, secondo quanto registrato dall’Ocse. L’Italia - subito dopo la Grecia e l’Estonia - è il paese dell’area Euro, dove si lavorano più ore a settimana, 33 ore, addirittura sette in più rispetto alla Germania. Sopra la media europea si collocano anche Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Slovenia e Lituania, tutte nazioni sopra le 30 ore settimanali di lavoro.
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La decisione arriva in riferimento a un caso accaduto in Spagna.
Il sindacato spagnolo Federación de Servicios de Comisiones Obreras si è rivolto alla Corte centrale spagnola con la richiesta di una sentenza che dichiarasse l’obbligo a carico della Deutsche Bank Sae di istituire un sistema di registrazione dell'orario di lavoro giornaliero svolto dai dipendenti.
La ragione? Il sindacato ritiene che tale sistema permetterebbe da un lato di verificare il rispetto degli orari di lavoro stabiliti e dall’altro di riscontrare che le eventuali ore di lavoro straordinario siano state trasmesse ai rappresentanti sindacali, come previsto dalla legge.
Secondo il sindacato, l'obbligo di istituire un tale sistema di registrazione non solo risulta dalla normativa nazionale ma anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla direttiva sull'orario di lavoro.
Dal canto suo, La Deutsche Bank sostiene che dalla giurisprudenza della Corte Suprema spagnola si evince che il diritto nazionale non prevede quest’obbligo obbligo di applicazione generale.
La questione è così arrivata sui tavoli della Corte di giustizia europea.
La Corte spagnola ha espresso dubbi sulla conformità al diritto dell'Unione dell'interpretazione fornita dal Tribunal Supremo della normativa spagnola e ha sottoposto, quindi, il caso alla Corte di Giustizia.
In Spagna il 53,7% delle ore di lavoro straordinario effettuate non sono registrate e il ministero del lavoro ritiene necessario conoscere la dimensione precisa di tali prestazioni.
Oggi la Corte Ue sottolinea innanzitutto l’importanza del diritto fondamentale di ciascun lavoratore a una limitazione della durata massima del lavoro e a periodi di riposo giornaliero e settimanale, sancito nella Carta, e il cui contenuto è precisato dalla direttiva sull'orario di lavoro.
Gli Stati membri sono tenuti a far beneficiare effettivamente i lavoratori dei diritti che sono stati loro conferiti e in assenza di un sistema che consenta la misurazione della durata dell’orario di lavoro giornaliero svolto da ciascun lavoratore, «non c'è modo di stabilire con oggettività e affidabilità né il numero di ore di lavoro svolte e la loro ripartizione nel tempo né il numero delle ore di lavoro straordinario, il che rende eccessivamente difficile per i lavoratori, se non impossibile in pratica, far rispettare i loro diritti».
La Corte aggiunge che la determinazione oggettiva e affidabile del numero di ore di lavoro giornaliero e settimanale è «essenziale per stabilire se la durata massima settimanale di lavoro comprendente le ore di lavoro straordinario e il periodo minimi di riposo giornaliero e settimanale sono stati rispettati». Di conseguenza una normativa nazionale che non prevede l'obbligo di ricorrere a uno strumento che consente tale determinazione «non è idonea a garantire l'effetto utile dei diritti conferiti dalla Carta e dalla direttiva sull'orario di lavoro, poiché essa priva sia i datori di lavoro sia i lavoratori della possibilità di verificare se tali diritti sono rispettati».
Per assicurare l’effetto utile dei diritti previsti dalla direttiva sull'orario di lavoro e dalla Carta, conclude la Corte Ue, «gli Stati membri devono imporre ai datori di lavoro l’obbligo di istituire un sistema oggettivo, affidabile e accessibile che consenta la misurazione della durata dell'orario di lavoro giornaliero svolto da ciascun lavoratore». Spetta agli Stati membri definire le modalità concrete di attuazione di un tale sistema.
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