L’organizzazione post Covid-19? Più flessibile, ma anche a rischio involuzione
Nel prossimo futuro saranno da evitare il ritorno a vecchi schemi gerarchici e un’involuzione nell’adozione di procedure snelle e dinamiche
di Gianni Rusconi
3' di lettura
Uno scenario a luci e ombre. Da una parte caratterizzato da una spinta verso l'agilità aziendale e dall'altra segnato da una pericolosa regressione verso le metodologie tipiche delle organizzazioni gerarchiche tradizionali, che negli ultimi anni si sono dimostrate incompatibili con le esigenze del business presente e futuro. Lascia intravedere indicatori preoccupanti l'indagine svolta dalla multinazionale Asterys in collaborazione con Dynata, che replica quella del 2017 con l'intento di monitorare i cambiamenti che la pandemia Covid 19 ha accelerato (e quelli che ha creato ex novo) all'interno delle imprese italiane ed europee dall'inizio dell'emergenza sanitaria.
Lo studio “Organizzazione 2020: rischio involuzione”, che ha messo sotto osservazione un campione di 560 tra executive e responsabili del personale di medie e grandi aziende, ha fotografato una dicotomia che si riflette in due diversi comportamenti (paura, impotenza e vittimizzazione oppure autorealizzazione e impegno) e nello stato di incertezza generale, aggiungendo alcuni importanti elementi di riflessione. Vediamo quali.
Molte delle persone intervistate si sono dette consapevoli di quali devono essere le pratiche da adottare per diventare un'azienda vincente in futuro, confermando in proposito la preferenza per un'organizzazione agile e collaborativa, dove le decisioni sono decentralizzate e prese a livello di team o di singolo individuo, le informazioni disponibili per tutti e dove la pratica dello smart working continuerà a essere tra le modalità di lavoro preferite. In questo ambito, il 25% dei partecipanti ritiene che nei prossimi anni le aziende di successo adotteranno un processo decisionale basato sull'assenso (il cosiddetto “Consent Decision Making”) mentre il 72% vede l'ufficio come un punto di incontro dove recarsi per lavorare in team o incontrarsi in presenza nelle rare occasioni in cui è necessario (solo il 28% del campione lo ritiene ancora l'ambiente di lavoro principale regolato da un orario di entrata e uscita).
Per contro, una buona parte delle stesse persone, condizionate in negativo dalle turbative legate alla pandemia, sono spinte a reagire adottando le consuetudini ricorrenti nelle aziende centralizzate, come la ricerca di maggior direzione strategica dall'alto o di processi strutturati per la gestione del proprio lavoro. Un atteggiamento di “difesa” che limita la propensione alla collaborazione solo al proprio gruppo di lavoro invece che a tutte le divisioni dell'azienda (tre anni fa il 74% del campione italiano riteneva vincente la prima opzione, mente oggi tale scelta è diminuita al 53%) e aumenta le possibilità di un progressivo abbandono della propria autonomia, a favore di una maggiore autorità del vertice.
Mettendo a confronto i risultati dell'indagine di quest'anno con quelli del 2017, emerge quindi chiaramente il rischio di un ritorno a vecchi schemi gerarchici e di un'involuzione non trascurabile nell'adozione di procedure snelle e dinamiche. La percentuale di addetti che vede l'ambiente di lavoro del futuro più flessibile passa infatti dal 57% al 45% mentre quella di chi ritiene i team responsabili di delineare strategie e obiettivi in modo indipendente scende dal 51% al 28%. Scende inoltre, nella comparazione fra i dati del 2017 e quelli del 2020, anche la quota di coloro che auspicano organizzazioni con personale auto-diretto e con piena autonomia, che si abbassa dal 47% al 33%.
Quello che stanno vivendo organizzazioni, lavoratori e professionisti è indubbiamente un contesto difficile e secondo Giovanna D'Alessio, Partner di Asterys per l'Italia, “dovrebbe indurre le aziende ad evitare l'avversione al rischio dei propri addetti, per permettere all'impresa di innovare e crescere e di mantenere una certa dinamicità e flessibilità”.
Nell'ambito di queste dinamiche, “pericolosamente” proiettate verso modelli ormai obsoleti, il ruolo del top management diventa sempre più importante, proprio perché la visione più sistemica dell'azienda delle figure apicali e con più seniority fa di queste ultime (o dovrebbe farlo) i soggetti più pronti a cogliere l'importanza dell'agilità organizzativa.
I leader, conclude in tal senso lo studio, mostrano maggiore sensibilità e preparazione verso modelli basati su network di team senza capi e un'operatività dettata da principi condivisi. Ma è tutta l'organizzazione ad essere chiamata, oggi, a superare la paura e l'incertezza delle proprie persone, in un momento storico in cui si sta viaggiando verso l'autorità distribuita.
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