La guerra in Europa

Ucraina, sanzioni Usa contro Sberbank, Alfa Bank e figlie di Putin

Le misure sono in coordinamento con la Ue. La Russia ha pagato in rubli una cedola da 594,82 milioni di euro di un eurobond, aumenta rischio default. Tuttavia il rublo recupera e torna ai livelli pre-guerra. Fuoco e scritte sulle ville italiane dell'oligarca Solovyev

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7' di lettura

Sberbank, la maggior istituzione finanziaria russa, Alfa Bank, le due figlie adulte del presidente russo Vladimir Putin e la moglie e la figlia del ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Sono alcuni fra gli istituti e le personalità bersagliate dal nuovo pacchetto di sanzioni degli Usa contro Mosca, calibrato in coordinamento con l’Unione europea e il G7. Il testo prevede anche il divieto di effettuare investimenti in Russia.

Le misure programmate da Washington si accompagnano al quinto pacchetto di sanzioni previste dalla Ue. «Non saranno le ultime sanzioni, queste. Dobbiamo pensare al petrolio e dobbiamo pensare a un sistema bancario che limiti davvero gli introiti derivanti dai carburanti fossili per la Russia», aveva premesso la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen intervenendo alla plenaria dell’Europarlamento. «Penso che prima o poi saranno necessarie anche misure sul petrolio e persino sul gas», aggiunge il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

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Dagli Usa, la segretaria al Tesoro, Janet Yellen mette in guardia dalle conseguenze di un stop assoluto alle importazioni di petrolio russo. “Il problema è che molti Paesi, soprattutto in Europa, ne sono molto dipendenti. Un divieto totale delle importazioni potrebbe avere come risultato un rialzo dei prezzi alle stelle. Vogliamo infliggere la maggior sofferenza possibile alla Russia, ma dobbiamo anche considerare le implicazioni”, sottolinea davanti alla commissione dei Servizi finanziari della Camera dei rappresentanti Usa. Da Yellen anche l’annuncio che gli Stati Uniti non parteciperanno a riunioni del G20 a cui sia presente la Russia.

Nuove sanzioni anche da Londra, rinazionalizzata la rete elettrica

E mentre Mosca si dice pronta a cedere il suo gas ad altri Paesi, perchè “il mondo è molto più ampio del semplice Occidente”, e definisce le sanzioni occidentali nei confronti del ministro Lavrov “al di là della pratica diplomatica”, anche il Regno Unito interviene con un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Il governo di Boris Johnson ha annunciato in particolare il congelamento sull’isola di ogni asset di Sberbank, la principale banca pubblica di Mosca, nonché l’impegno ad azzerare già entro quest’anno tutte le importazioni di petrolio o carbone russi.

Il governo di Londra ha annunciato poi l’intenzione di creare una nuovo ente pubblico per la gestione della rete energetica britannica allo scopo di garantire la sicurezza del suo sistema e una transizione verso la neutralità carbonica. “Con gli elevati prezzi globali del gas all’ingrosso e la pressione sulle reti elettriche a seguito dell’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia - spiega il ministero dell’Energia in un comunicato - i consumatori devono far fronte a costi crescenti e c’è un urgente bisogno di garantire e aumentare la produzione nazionale di energia”. A questo scopo “stiamo assegnando la supervisione del sistema energetico del Regno Unito a un nuovo ente pubblico”, il Future system operator (Fso) ha twittato il ministro Kwasi Kwarteng.

Nato, opzione armi pesanti o leggere per l’Ucraina

La giornata registra anche l’intervento del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, alla ministeriale degli Esteri del Consiglio atlantico a Bruxelles, la seconda in un mese. “Tra la Nato e gli Usa vi è stata una collaborazione straordinaria in questi mesi e stiamo continuando nella stessa direzione. Avevamo deciso tre cose prima dello scoppio della crisi: di sostenere l’Ucraina, e lo stiamo facendo, di sottoporre la Russia a una straordinaria pressione, e lo stiamo facendo, e di rafforzare le difese dell’alleanza”, ha sottolineato Blinken: “Questo è un momento importante per il futuro della nostra alleanza”. Il segretario generale, Jens Stoltenberg in apertura di vertice ha ricordato che il conflitto “può durare mesi o anche anni, dunque dobbiamo essere pronti ad affrontare un lungo viaggio”. Nell’immediato, però, Kiev ha bisogno “urgente” di aiuti militari, quindi gli alleati sono chiamati ora a decidere cosa fare. Stoltenberg ha detto chiaramente che sul tavolo c’è l’opzione delle “armi pesanti” oltre a quelle “leggere” - una scelta che potrebbe cambiare la natura del coinvolgimento della Nato nella guerra scatenata da Putin.

La Russia paga in rubli una cedola da quasi 600 mln di euro

Le tensioni proseguono anche sul versante finanziario. La Russia ha pagato in rubli una cedola da 594,82 milioni di euro di un eurobond in scadenza questo mese e nell’aprile del 2042. Lo scrive l’agenzia Bloomberg che riporta una nota del ministero delle Finanze di Mosca, dove si sottolinea che le banche estere hanno rifiutato il pagamento in dollari e che l’obbligazione finanziaria è stata «completamente rispettata». In Europa, l’Ungheria di Viktor Orban ha appena comunicato che il governo sta lavorando «a una soluzione tecnica per pagare le forniture di gas russo in rubli».

Il ministero russo delle Finanze ha detto che le banche straniere hanno rifiutato i pagamenti per le obbligazioni in scadenza questo mese, obbligando la Russia a inviare i pagamenti in rubli. Il ministero delle finanze ha aggiunto che «ritiene di aver adempiuto pienamente ai suoi obblighi».

La probabilità di default della Russia entro un anno sono schizzate al 99% dopo la diffusione della notizia del pagamento in rubli del bond. Le agenzie di rating avevano anticipato che un pagamento in rubli di cedole denominate in euro o dollari avrebbe comportato un default tecnico.

Secondo Ice Data Services, riportati dall’agenzia Bloomberg, le probabilità di un default implicite nel costo delle assicurazioni sul debito sono schizzate. I Cds che assicurano 10 milioni di dollari di debito russo per un anno costano 7,3 milioni di dollari di commissione iniziale, a cui si aggiungono 100 mila dollari all’anno.

Bucha, 25 ragazze denunciano violenze. Cina contro gli Usa

Venticinque ragazze hanno raccontato di essere state violentate dalle forze russe a Bucha. È quanto ha affermato alla Bbc un alto funzionario ucraino. Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha affermato che un numero gratuito che offre supporto alle vittime di violenza sessuale ha ricevuto almeno 25 denunce di stupro di ragazze di età compresa tra i 14 e i 24 anni da parte dei soldati russi. «Le violenze sono avvenute un mese fa. Continueremo a documentare questi terribili crimini e ogni criminale sarà punito», ha detto Denisova.

Per approfondire: Bucha, prove sempre più schiaccianti dei massacri commessi dai russi

Kiev denuncia la scomparsa di più di 400 persone da Gostomel che, con Bucha e Irpin, ha sopportato il peso dell’offensiva sulla capitale ucraina. E riferisce di almeno due persone morte in bombardamenti russi su un centro distribuzione aiuti umanitari nella regione di Donetsk. Per il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, i morti nella città portuale sarebbero almeno 5mila da inizio guerra, 210 bambini. Il primo cittadino ha parlato di “deliberata distruzione della popolazione civile”, adducendo come esempi il fatto che “le forze terroristiche russe hanno lanciato diverse bombe pesanti su un ospedale pediatrico e hanno distrutto uno degli edifici del primo ospedale cittadino.

La Cina mantiene un atteggiamento di scetticismo, invitando le parti alla moderazione finché non saranno diffusi i risultati dell’indagine sulle atrocità commesse a Bucha. Le accuse di Kiev a Mosca, sostiene Pechino, devono essere basate sui fatti.

Nel frattempo il bilancio delle vittime accertate è in continua ascesa. Sono almeno 1.563 le vittime civili dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, tra cui 130 bambini. Lo rende noto l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Onchr), aggiungendo che i feriti sono almeno 2.213, di cui 188 minori, e precisando che le cifre sono probabilmente sottostimate, viste le difficoltà negli accertamenti sul terreno.

Kuleba al Tg1, l’Italia garante della nostra sicurezza

«Apprezzo l’iniziativa di avviare le consultazioni con l’Italia perché diventi garante della sicurezza ucraina. Questo è il risultato del dialogo tra il presidente Zelenski e del premier Draghi e anche del mio rapporto con il vostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che oltre a essere un mio collega è anche un amico». Lo ha detto il capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba in un’intervista al Tg1. «Con l’Italia abbiamo condiviso ciò che ci aspettiamo, e adesso aspettiamo la risposta italiana su come Roma vede una potenziale garanzia di sicurezza. Sono certo che raggiungeremo un accordo», ha aggiunto Kuleba.

Casa Bianca, non parteciperemo a riunioni ministeriali G20 se ci sarà Russia

Gli Stati Uniti non hanno intenzione di boicottare il vertice del G20, ma eviteranno di partecipare alle riunioni a livello ministeriale a cui partecipa la Russia. Lo ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, precisando le precedenti dichiarazioni della segretaria al Tesoro, Janet Yellen. Lo staff di Yellen ha precisato che «si riferiva a livello ministeriale e a riunioni più specifiche», ha detto Psaki, chiarendo che gli Stati Uniti non boicotteranno il vertice del G20.

Rublo recupera e torna ai livelli pre-guerra

Il rublo ha cancellato le perdite subite in queste settimane e si è riportato sui livelli precedenti l’invasione dell’Ucraina. La valuta si è rafforzata a oltre 81 rubli per 1 dollaro a Mosca, il livello su cui aveva chiuso il 23 febbraio, il giorno prima che Putin lanciasse il suo attacco contro l’Ucraina. Il taso di cambio è arrivato a toccare 122 per dollaro all’inizio di marzo pari a un crollo di oltre il 30% dal livello pre-guerra ma ha già superato tale debolezza malgrado le sanzioni dell’Occidente contro Mosca. Anche il cambio euro-rublo si è riportato sulle quotazioni precedenti l’invasione dell’Ucraina e ha chiuso oggi a poco più di 90 (90 rubli per 1 euro) e per di più la valuta russa si è rafforzato rispetto al cambio del 23 febbraio quando ci volevano oltre 92 rubli per 1 euro. Prima di recuperare terreno la moneta russa era precipitata fino a 153 rubli per 1 euro il 7 marzo.

Fuoco e scritte sulle ville italiane dell’oligarca Solovyev

Il clima è incandescente anche qua in Italia. Probabilmente solo un atto dimostrativo, con danni limitati, quello nei confronti della villa del presentatore russo Vladimir Solovyev, giornalista sostenitore di Putin, a Menaggio sul Lago di Como, dove è stato appiccato il fuoco ad alcuni copertoni all’esterno dell’edificio in ristrutturazione. Scritte contro Solovyev e contro la guerra sono inoltre state tracciate su un’altra villa dell’anchorman a Pianello del Lario, pochi chilometri a nord di Menaggio. Entrambi gli immobili erano stati congelati dal governo nell’ambito delle misure anti Putin, assieme a un terzo appartamento di lusso a Griante, sempre sul lago di Como.

Per approfondire: Chi è Solovyev

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