L’ultima Olimpiade della Divina: il tributo d’affetto per Federica Pellegrini
All’Acquatic Center di Tokyo un picchetto d’onore radiotelevisivo ha accompagnato la Divina verso la sua ultima recita olimpica.
dal nostro inviato a Tokyo Dario Ricci
3' di lettura
«Se riesci a intervistarla ringraziala per le emozioni che ci ha regalato in questi anni». Whatsapp, Messenger; qualcuno - tecnologicamente meno avanzato...- via sms. Ne saranno arrivati una decina, dall’Italia, d messaggi così, sul mio smartphone, nella notte di Tokyo. Spontaneo, incontrollabile, ingenuo e sentimentale il sentimento di gratitudine che in tanti hanno voluto così dimostrare per Federica Pellegrini. «Giornata dura tra lavoro, traffico e caldo, ma stanotte mi sveglio apposta per guardarla in tv», mi confessa al telefono un amico che sento all’alba nipponica.
Tributo d'affetto
Come un picchetto d’onore radiotelevisivo, un corridoio di gente che idealmente accompagna la Divina verso la sua ultima recita olimpica. E con lo stesso sentimento di sacro rispetto laico mi avvicino - io semplice cronista - all’Acquatic Center di Tokyo. Non col desiderio di conquista, di un oro, di un podio, di un record; ma col senso di partecipe responsabilità di andare a rendere omaggio a una ragazza veneta che - se ti guardi a fianco e poi ti volti indietro - scoprì che è stata lì, a scandire le emozioni della tua e della nostra vita, negli ultimi 17 anni. La bambina d’argento di Atene è la donna al passo d’addio olimpico. In mezzo c’è stato tanto, forse tutto: l’oro di Pechino dopo il flop sui 400 sl che fece infuriare Alberto Castagnetti; i trionfi di Roma2009 e poi la scomparsa, improvvisa e dolente, dello stesso ct e mentore di SuperFede; poi ancora gli amori (Luca Marin, poi Filippo Magnini, nelle tumultuose giornate dei Mondiali di Shanghai, ora Matteo Giunta, compagno e allenatore e cugino dello stesso Magnini), e le rivalità (su tutte, quella d’amore e cloro con la francese Manadou), e gli allenatori (dal feeling mai nato con Morini agli allenamenti militareschi del transalpino Lucas). Tutto sembra compiuto, ora.
Ma c’è ancora un tuffo da fare, dopo essersi spruzzata d’acqua a bordovasca e battutasi forte il pugno sul petto, sul cuore. Eccoli davanti a te, Federica, 17 anni in 200 metri. Pochi istanti e sarai acqua nell’acqua, sotto gli occhi del mondo e al tempo stesso invisibile a tutti noi, nel tuo elemento naturale, armonia perfetta, come succede solo a chi fa non per obbligo o per dovere, ma per amore.
Epilogo
Un cuoricino infatti, fatto due volte con le dita, a favore di telecamera: così entra in vasca la Divina, così umana oggi: E subito va verso il blocco di partenza, appena dismessa la tuta e toltesi le scarpe da ginnastica. Il rituale si compie: l'ultimo schiaffo con la mano destra sullo stesso quadricipite, poi in posizione, poi eccolo, il tuffo. Corsia 1, per Federica, difficile da interpretare, ma Fede va via con ritmo regolare, sostenuto. Ma era stata di parola, la Divina, schietta e sincera come d'abitudine: nuota d'orgoglio, ma il motore non riesce ad alzare i giri, mentre la hongkonghese Haughey, la canadese Oleksiak e la cangura Titmus – che già ha schiantato la Ledecky sui 400 sl e che Fede ha indicata come grande favorita – cominciano ad alzarlo, invece, il ritmo, seppur a debita distanza da quel record del mondo (1'52”98) che Federica stabilì a Roma nel 2009 ai tempi dei ‘costumoni' poi banditi dalla Fina, e che pure aveva ipotizzato potesse essere minacciato o battuto proprio dalla Titmus.
Ma serve molto meno (1'53”50) all'australiana per fare il bis olimpico (statenando l'ormai consueta gioia irrefrenabile del suo allenatore, il biondo lungochiomato Dean Boxall), davanti a Haughey (1'53”92) e Oleksiak (1'54”70), mentre dalla Ledecky, appena quinta, arrivano sinistri segnali di declino. E Federica? Chiude settima, scendendo comunque sotto quota “1'56” (1'55”91), che lei stessa aveva indicato come quel muro che era rimasto invalicabile per l'intera annata. Finale onorata dando tutto quello che si poteva dare, anche se per una campionessa come lei deve essere stato duro ripensare, magari per un istante, all'ultimo anno e mezzo, all'Olimpiade slittata, alla pandemia, alle sofferenze post-Covid, a cosa avrebbe potuto essere se…Ma oggi non è il tempo dei rimpianti, ma quello dei saluti, degli abbracci, degli applausi e delle lacrime.
Saluti
Non riesce a trattenerle – ed è giusto che sia così – Federica, quelle lacrime, mentre saluta e ringrazia, ancora gocciolante appena uscita dalla piscina olimpica: «È stato un bel viaggio, tanti anni di bracciate: me la sono goduta dall’inizio alla fine. E' stata l’ultima finale della mia carriera”. “Tra pochi giorni (il 5 agosto, ndr) faro’ 33 anni, è il momento piu’ giusto: ringrazio tutti quelli che mi hanno tifato e si sono svegliati di notte per seguirmi dall’Italia». E ancora: «Sono fiera di essere stata capitana negli ultimi mesi. Lascio una squadra mai così forte, ci sarà un bel nuoto nei prossimi anni in Italia». Anche grazie a te, Divina, da oggi solo un po’ più umana.
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