La banca cooperativa inglese si mette in vendita
di Leonardo Maisano
2' di lettura
La travagliata esistenza della britannica Co-op bank è prossima a un nuovo giro di valzer. L'istituto di credito che per il 20% è controllato da Cooperative Group e per il resto da fondi britannici e internazionali ha diffuso un comunicato in cui invita investitori istituzionali ad avanzare offerte per la totalità delle azioni. Da un mese almeno la banca con sede a Manchester e con una spiccata dimensione etica aveve lanciato un warning confermando la crescente difficoltà nel livello di patrimonializzazione con un indice Cet1 al di sotto del 10% e destinato a rimanervi quantomeno sul medio termine. La banca ha ieri precisato per bocca del ceo Liam Coleman che la crisi va imputata «al ridotto livello dei tassi d'interesse e alle difficoltà generate dal turnaround avviato dopo la grande crisi sofferta da Co-op bank nel 2013».
Fra i possibili acquirenti ci sarebbe Tsb la banca nata da uno spin off di Lloyds.
Tre anni fa, lo ricordiamo, fu scoperto un buco da 1,5 miliardi di sterline nelle casse della banca e per questo entrarono nel capitale hedge funds e investitori istituzionali avviando una ristrutturazione che stenta a completarsi.
Co-op è un caso quasi unico nel quadro delle maggiori banche del Regno Unito. Nata nel 1872 si è sviluppata lentamente assumendo la caratteristica di banca etica solo negli anni Ottanta quando nel suo statuto – in linea con la filosofia delle Co-op – inserì clausole che le impediscono di avere rapporti con società impegnate nel commercio di armi, che danneggiano l'ambiente o che non rispettano, nella manifattura, i codici di una società civile a cominciare dallo sfruttamento dei minori.
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