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La Banca d’Inghilterra al tredicesimo rialzo dei tassi (e non sarà l’ultimo)

di Nicol Degli Innocenti

Andrew Bailey, governatore della BoE (Reuters)

3' di lettura

LONDRA - Tredici non è un numero fortunato questa volta. La Banca d'Inghilterra ha aumentato i tassi d'interesse per la tredicesima volta consecutiva, portandoli dal 4,5% al 5%, un incremento superiore alle previsioni per dimostrare la determinazione a riportare l'inflazione sotto controllo. Il ritocco di mezzo punto porta i tassi ai massimi da 15 anni.

La decisione del Monetary Policy Committee (Mpc) non è stata unanime, con due dei sette membri favorevoli a lasciare i tassi invariati al 4,5%. La BoE ha però avvertito che l'intervento di oggi, 22 giugno, potrebbe non essere l'ultimo. «L'Mpc continuerà a monitorare attentamente ogni segnale di pressioni inflazionistiche nell'economia, compreso il mercato del lavoro, gli aumenti salariali e il settore dei servizi -, recita il comunicato -. Se ci saranno prove di pressioni persistenti, sarà necessaria una politica monetaria ancora più restrittiva».

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I mercati prevedono ora che i tassi d'interesse saliranno ulteriormente alla prossima riunione dell'Mpc in agosto e che toccheranno il 6% prima della fine dell'anno. L'ennesimo ritocco era ritenuto inevitabile dopo gli ultimi dati, che hanno confermato quanto sia difficile frenare le pressioni inflazionistiche nel Regno Unito. L'Ufficio nazionale di statistica (Ons) ha rivelato che in maggio l'inflazione annua è rimasta ferma all'8,7%, invariata rispetto ad aprile nonostante le aspettative di un calo.

Cosa ancora più preoccupante, la core inflation, che esclude categorie volatili come energia, prodotti alimentari, tabacco e servizi, è addirittura aumentata al 7,1% in maggio dal 6,8% di aprile, a sua volta un peggioramento rispetto al 6,2% di marzo. «Non si tratta di una buona notizia per il Regno Unito, dato che i continui aumenti dell'inflazione core puntano a una crescente divergenza dagli Stati Uniti e dall'Eurozona, dove invece è calata in maggio», ha commentato Chris Hare, senior economist di Hsbc a Londra.

La Banca d'Inghilterra, il cui mandato prevede un tasso di inflazione programmato del 2%, ha deciso di agire per raffreddare l'economia nonostante i timori di un rallentamento troppo drastico che potrebbe portare alla recessione e nonostante il rischio che scoppi la «bomba ad orologeria» dei mutui.

Centinaia di migliaia di persone si trovano ad affrontare aumenti insostenibili delle rate dei loro mutui immobiliari, mentre molte banche hanno ritirato dal mercato centinaia di offerte. Il Governo conservatore non intende intervenire per aiutare i proprietari di casa in difficoltà, ma punta a ridurre l'inflazione per risolvere il problema alla radice.

Il premier Rishi Sunak ha ribadito che la sua «priorità numero uno» è dimezzare l'inflazione entro la fine dell'anno e si è detto «assolutamente fiducioso» di poter mantenere la promessa fatta agli elettori. Il governatore della Boe concorda: Andrew Bailey ha dichiarato che l'impatto degli shock dell'ultimo anno andranno riducendosi, portando a un calo dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia. «Il risultato sarà che verso fine anno ci sarà un calo significativo dei prezzi al consumo», ha detto Bailey. Il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt ha espresso il suo «pieno sostegno» a Bailey, che è nel mirino delle critiche perchè, secondo diversi economisti, ha sottovalutato il rischio inflazione e ha agito troppo tardi. «Lavoriamo insieme per raggiungere lo stesso obiettivo», ha detto.

La crisi economica sta diventando un grave problema politico per il Governo, che dovrà affrontare le elezioni nel 2024. L'aumento del costo della vita è la preoccupazione principale per i cittadini britannici, secondo i sondaggi. «Il Governo deve fare di più perchè la BoE da sola non può ridurre l'inflazione -, ha detto Mohamed El-Erian, chief economic advisor di Allianz -. I tassi d'interesse sono un'arma spuntata, spetta al Governo rilanciare l'economia, rafforzare le reti di salvataggio per tutelare i più deboli e agire per non destabilizzare il mercato dei mutui».

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