Bce sceglie la linea dura: prima stretta dal 2011 e vara lo scudo anti-spread
La Banca centrale sceglie la linea dura contro l’inflazione. Il Transmission Protection Instrument scatterà solo in presenza di movimenti «disordinati del mercato»
di Riccardo Sorrentino
4' di lettura
La Banca centrale europea sceglie la linea dura. Ha alzato il costo del credito ufficiale di 0,50 punti percentuali, e ha approvato all’unanimità lo scudo anti-spread. Si chiude quindi la fase dei tassi negativi: il tasso di riferimento è ora allo 0,50% mentre il tasso sui depositi presso la Bce è ora a quota zero (da -0,50). Il tasso per la marginal lending facility passa allo 0,75%. Saranno valutate dal consiglio direttivo le «opzioni per la remunerazione della liquidità in eccesso». È la prima stretta da luglio 2011.
I mercati si aspettavano un rialzo di 0,25 punti base, anche se nelle ultime ore - e di fronte alla situazione economica di Eurolandia - era cresciuta l’attesa di un rialzo più incisivo.«Il Consiglio direttivo ha ritenuto opportuno adottare un primo intervento più ampio nella normalizzazione dei tassi di riferimento rispetto a quanto segnalato nella riunione precedente», spiega il comunicato.
Occhi puntati sui dati economici
«Questa decisione - continua - si basa sulla valutazione aggiornata del Consiglio direttivo sui rischi di inflazione e sul maggiore sostegno fornito dal Tpi a un'efficace trasmissione della politica monetaria». Lo scudo, in buona sostanza, ha permesso di alzare il costo del credito senza creare rischi di una reazione eccessiva sui rendimenti, in particolare su quelli dell’Italia, interessata in queste ore dalla crisi politica (sulla quale è stato evitato ogni commento in conferenza stampa).
I prossimi passi di politica monetaria dipenderanno dai dati in arrivo, anche se la stretta continuerà: «Nelle prossime riunioni del Consiglio direttivo sarà opportuna un'ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse», spiega il comunicato confermando che, puntando alla normalizzazione, al momento non si cerca una restrizione monetaria. La compresenza di un’inflazione da offerta e di un’inflazione da domanda ha probabilmente consigliato di non creare aspettative “eccessive” sui tassi.
Stop alla forward guidance
La Bce abbandona inoltre ogni forma di forward guidance, con una scelta che potrà essere criticata da investitori e analisti - come è accaduto per la Federal reserve - perché crea il rischio di aumentare l’incertezza sui prossimi passi. È stata una decisione consapevole: «Anticipare a oggi l'uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta», dice il comunicato.
È possibile che la Bce abbia voluto - di nuovo - evitare che i mercati andassero “troppo oltre” nelle loro aspettative sui tassi, frenando una crescita che, anche se già in rallentamento, appare ancora relativamente robusta (il mercato del lavoro è «forte») e lascia aperta la possibilità di un raffreddamento dei prezzi non troppo doloroso (i rischi restano orientati al ribasso): la Bce non precede recessione per quest’anno o per il prossimo.
Per quanto la Bce preveda un’inflazione a livelli ancora «indesiderabilmente» alti nei prossimi mesi - anche a causa dell’euro/dollaro, a cui la presidente Christine Lagarde ha fatto un rapido accenno in conferenza stampa - pensa anche che in assenza di ulteriori shock la dinamica dei prezzi possa tornare in linea con l’obiettivo.
Tpi e titoli pubblici
Fondamentale, per adottare un approccio più duro al contrasto dell’inflazione, il varo dello scudo anti-spread, chiamato non a caso Transmission Protection Instrument (Tpi). Lo strumento ha infatti il solo scopo di «sostenere l’effettiva trasmissione della politica monetaria», che potrebbe essere invece danneggiata da tassi di mercato troppo diseguali.
Il Tpi riguarderà i titoli pubblici in senso ampio - e solo eccezionalmente quelli privati - con scadenze tra uno e dieci anni. Potrà essere attivato solo a favore di Stati che non sono soggetti a una procedura di deficit eccessivo, che non presentino severi squilibri macroeconomici, e che abbiano rispettato le raccomandazioni europee. Sarà valutata anche la sostenibilità della loro posizione fiscale, in base alle analisi di Commissione Ue, Esm, Fmi e altre istituzioni (comprese la stessa Bce). Dovranno inoltre aver adottato sane politiche economiche, comprese quelle previste dal Pnrr.
Valutazioni tecniche per definire le “dinamiche disordinate”
Lo strumento, inoltre, «può essere attivato di fonte a dinamiche di mercato disordinate e non giustificate che possano porre serie minacce alla trasmissione della politica monetaria». È molto probabile che, per definire le “dinamiche disordinate”, la Bce adotti valutazioni tecniche e non politiche, come accadde con il cambio dell’euro nel 2000 (in quel caso si era di fronte a “scommesse a senso unico”, tutte al ribasso).
Non a caso Lagarde ha evocato «indicatori di mercato e relativi alla trasmissione della politica monetaria» e «profezie che si autoavverano». Lo strumento non sostituirà quindi l’Omt e le sue condizionalità. La decisione del consiglio di attivare il Tpi, sarà del tutto «discrezionale»: il consiglio preferirebbe non usarlo, ha detto la presidente, ma quando sarà necessario «non esiteremo».
L’uso del Tpi avverrà comunque in subordine ai reinvestimenti flessibili dei titoli in scadenza acquistati con il programma pandemico e di quelli del quantitative easing che restano la prima salvaguardia per la protezione della catena di trasmissione. Gli acquisti del Tpi dipenderanno dalla gravità della minaccia e «non sono soggetti a restrizioni ex ante». Tutti i Paesi membri potranno essere protetti dallo scudo. Gli acquisti saranno realizzati in modo da evitare ogni interferenza con l’orientamento di politica monetaria (saranno quindi, con tutta probabilità, sterilizzati).
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