La Bce alza i tassi di 50 punti base. La stretta continuerà a un ritmo «costante»
Da marzo inizia la riduzione dei titoli in portafoglio con una cadenza iniziale di 15 miliardi al mese. Nel 2023 recessione «breve e poco profonda»
di Riccardo Sorrentino
3' di lettura
La Bce ha deciso di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%. Lo comunica la banca centrale, con una mossa che ricalca quella della Fed di ieri che ha portato i tassi al 4,25%/4,5 per cento. Da marzo inizierà anche il quantitative tightening, la riduzione dei titoli in portafoglio.
Rallenta quindi anche la stretta della Bce, che ha alzato i tassi di 75 punti base per due meeting consecutivi, a settembre e a ottobre. È una scelta che non va letta - come quella della Fed, del resto - non come un segnale di rilassamento della stretta. che ora diventa «più lunga»
«Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi devono ancora essere portati significativamente più in alto» e «a un ritmo costante», in modo da raggiungere «livelli sufficientemente restrittivi» per portare l’inflazione all’obiettivo del 2% in tempi rapidi. Allo stesso tempo, al rischio di generare qualche equivoco con l’indicazione sul ritmo costante, la Bce ritiene però di dover continuare nel suo approccio «meeting by meeting», sulla base dei dati.
La presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha aggiunto in ogni caso che «sulla base dei dati attuali, dovreste attendervi altri rialzi di 50 punti base per un certo periodo di tempo»: a febbraio e a marzo sicuramente, poi anche oltre. La decisione di dicembre non è stata unanime: alcuni governatori, ha spiegato la presidente, avrebbero preferito un rialzo più intenso, altri un più incisivo rallentamento.
La manovraDa inizio marzo, la Bce ridurrà anche l’ammontare dei titoli in portafoglio, accumulati durante il quantitative easing, ma non quelli acquisiti attraverso i piani pandemici di sostegno all’economia. Fino alla seconda metà del 2023, il ritmo di riduzione sarà di 15 miliardi al mese, attraverso il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza. Successivamente il ritmo sarà modificato, se necessario, in base alla situazione economica. A febbraio saranno comunicati i dettagli dell’operazione mentre «entro la fine del 2023 il Consiglio direttivo riesaminerà anche il suo assetto operativo» in modo da indirizzare anche i tassi di interesse a breve termine. A quel momento potrà essere più chiaro il «punto di arrivo del processo di normalizzazione del bilancio». I titoli accumulati in base al piano pandemico (Pepp) saranno reinvestiti alla scadenza almeno sino alla fine del 2024.
La manovra, ha ammesso Lagarde, potrebbe generare perdite nei bilanci delle banche centrali nazionali e persino portare a livelli negativi il patrimonio netto. Se ciascun ordinamento giuridico tratta la questione in modo differente, la presidente ha precisato che, storicamente, diverse banche centrali hanno operato in perdita e persino con un capitale negativo.
La decisione di dicembre tiene in considerazione anche le nuove proiezioni macroconomiche dello staff della Bce, che prevedono un’inflazione media dell’8,3% nel 2022 e del 6,3% (dal 5,5% previsto a settembre) nel 2023. L’anno successivo passerà quindi al 3,4% e solo nel 2025 al 2,3%, il livello previsto a settembre per il 2024.. Non è previsto quindi, in base alla situazione attuale, il ritorno all’obiettivo nell’orizzonte temporale rilevante per la politica monetaria: altri rialzi sono necessari. Anche perché la core inflation dovrebbe passare dal 3,9% medio di quest’anno al 4,2% (dal 3,4%) l’anno prossimo per poi scendere solo gradualmente al 2,8% (2,3%) nel 2024 e al 2,4% nel 2025.
La manovra restrittiva, i rincari e le difficoltà complessive porteranno quasi sicuramente a una contrazione dell’attività, che sarà «relativamente breve e poco profonda», tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, che renderà «contenuta» la crescita nel 2023: 0,5% (dal+0,9% stimato a settembre), dopo il 3,4% di quest’anno. Nel 2024 si tornerà all’1,9% e nel 2025 all’1,8%. La Bce vede salari e stipendi che crescono a un ritmo superiore alle medie e spingono in alto i prezzi, mentre le aspettative di inflazione, pur ancorate, richiedono «un costante monitoraggio».
La Bce, ha notato Lagarde, ritiene che sia peggiorata la stabilità finanziaria, a causa dell’economia più debole e dei maggiori rischi creditizi. «Condizioni finanziarie più rigide - ha aggiunto - mitigheranno comunque l’accumularsi delle vulnerabilità finanziarie e porteranno minori tail risks all’inflazione nel medio termine», sia pure «al costo di un più elevato rischio di stress sistemico e a maggiori rischi al ribasso alla crescita nel breve termine». Le esigenze di liquidità delle istituzioni non bancarie potrebbe inoltre amplificare la volatilità dei mercati. Le banche, in ogni caso, «hanno livelli confortevoli di capitale» che costituiscono un cuscinetto per la stabilità finanziaria.
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