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La bellezza di innovazione e sostenibilità

Investire in R&S è la discriminante tra un’impresa capace di competere nel mercato globale e una realtà che sarà costretta a rallentare

di Marika Gervasio

Illustrazione di Lorella Todaro/Mimaster2023

3' di lettura

Sostenibilità, innovazione, caro prezzi, inflazione e tensioni geopolitiche: sono queste le sfide che le aziende della cosmetica stanno affrontando e che faranno la differenza tra un’impresa capace di crescere e di competere nel mercato globale e una realtà che, invece, sarà costretta a fermarsi o, quantomeno, a rallentare. La pandemia e la tecnologia hanno dato una netta accelerata al cambio di abitudini di acquisto dei consumatori sempre più in cerca di convenienza, è vero, ma anche di esperienza e servizi.

Così, se da un lato fioccano sconti e promozioni, dall’altro la tendenza è di trasformare i negozi in luoghi dove il reale si fonde con il virtuale e di offrire al pubblico applicazioni interattive legate alla scelta del make-up perfetto o all’analisi della pelle dove il Metaverso e l’Intelligenza artificiale imperversano.

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Tecnologia significa innovazione che va anche nella direzione di prodotti sempre più hi-tech e performanti, ma anche sostenibili. Tuttavia, affinché questa parola non sia solo una moda del momento, l’impegno delle aziende deve essere totale: dall’attenzione all’ambiente all’etica, ma anche alla trasparenza su ingredienti e filiera.

Insomma, il settore è in totale evoluzione e le aziende si dimostrano, il più delle volte, pronte e sfidanti. Lo confermano i numeri: secondo le previsioni di Cosmetica Italia, questo sarà un anno da record per l’industria cosmetica, che ha archiviato il 2022 con risultati superiori al periodo pre-Covid con un fatturato di oltre 13 miliardi di euro, in crescita non solo rispetto al 2021 (+10,7%), ma anche rispetto al periodo prepandemico (+8,3% sul 2019). La stima per il 2023 è di un ulteriore incremento dei ricavi dell’industria del 7,1% a quota 14 miliardi di euro.

Traino di questo andamento positivo sono le esportazioni, che continuano a rappresentare oltre il 40% del fatturato totale del settore: alla fine del 2022 si sono approssimate attorno ai 5,6 miliardi di euro – il valore più alto degli ultimi vent’anni – in aumento del 18,5% rispetto al 2021 superando i livelli prepandemia (+12,1% rispetto al 2019) e quest’anno dovrebbero salire ancora del 10%, il che permetterà di raggiungere i 6,4 miliardi. Tra i principali mercati di destinazioni dell’export cosmetico italiano emergono dinamiche interessanti dai Paesi extra Ue che raggiungono il 38% sul totale.

Nella top 3 troviamo al primo posto gli Stati Uniti, che superano la Francia, in seconda posizione, seguita a sua volta dalla Germania. Allargando lo sguardo alla top 10, emerge poi il trend positivo di una destinazione extra Ue, gli Emirati Arabi Uniti, che registrano un +60,7% nel 2022 rispetto al 2021.

Insomma la cosmetica continua a guadagnare terreno e si dimostra, come sempre, resiliente e aciclica grazie anche alla capacità di reazione che caratterizza le sue aziende, che continuano a investire in ricerca e sviluppo: mediamente il 7% del fatturato, il doppio della media nazionale del manifatturiero. Protagoniste dell’innovazione sono le aziende terziste, vere e proprie eccellenze del made in Italy. Con un fatturato che l’anno scorso ha superato gli 1,8 miliardi di euro – il 76% del quale concentrato in Lombardia, la regione con la più alta vocazione produttiva del sistema cosmetico industriale italiano – in crescita dell’8,5% rispetto al 2021 e la previsione di un ulteriore incremento del 7,6% per quest’anno, esportano circa l’80% della loro produzione, dallo skincare ai prodotti per la cura del corpo, capelli e make-up lavorando in partnership con grandi marchi internazionali come Estée Lauder, Lancôme, Dior, Chanel, Shiseido, Helena Rubinstein. Basti pensare che il 55% dei trucchi consumati in tutto il mondo arriva proprio dall’Italia.

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