“La bête” e “The Killer”: la Mostra di Venezia scopre i suoi assi
In concorso per il Leone d'oro il potentissimo lungometraggio di Bertrand Bonello e il notevole film di David Fincher
di Andrea Chimento
4' di lettura
La bestia conquista Venezia: sorprende, affascina e fa riflettere “La bête”, il nuovo film di Bertrand Bonello in lizza per il Leone d'oro.
Ambientata in un futuro prossimo in cui regna suprema l'intelligenza artificiale, la nuova pellicola del regista francese racconta di un mondo in cui le emozioni umane sono ormai considerate una minaccia. Per liberarsene, Gabrielle deve purificare il suo DNA: si immerge quindi in vite precedenti, dove ritrova Louis, suo grande amore.
Si apre con una sequenza ambientata all'interno di un set collocato in un gigantesco green screen, dove la protagonista deve recitare immaginandosi oggetti e personaggi che poi verranno aggiunti in post produzione: fin dai primi minuti è (anche) un film sul cinema “La bête”, una pellicola ampiamente stratificata, divisa su più epoche e in cui continuano a moltiplicarsi punti di vista, narrazioni, stili e ragionamenti sull'universo (post)umano dove il lungometraggio è ambientato.Si possono trovare diversi riferimenti al cinema del passato (da “L'anno scorso a Marienbad” di Alain Resnais alla poetica di Chris Marker) in questa pellicola liberamente ispirata alla novella di Henry James del 1903 “La bestia nella giungla”, ma Bonello riesce comunque a risultare incredibilmente originale, incisivo e capace tanto di far ragionare quanto di inquietare sul mondo di oggi.
Una grande esperienza di visione
Si tratta di una vera e propria esperienza di visione, in cui anche noi spettatori ci perdiamo insieme a una protagonista che fatica a distinguere immagini fittizie e realtà, mondo digitale e analogico, passato e presente.Lo si può definire un melodramma distopico anche perché, come molti dei migliori lungometraggi di fantascienza della storia, “La bête” è soprattutto un grande film d'amore, in cui non si fa altro che ricercare la propria anima gemella perduta tra i tempi e gli spazi, gli schermi dei computer e la necessità di un vero contatto umano.Ennesima, grande prova di Léa Seydoux che si conferma una delle attrici più importanti del cinema contemporaneo.
The Killer
In concorso è stato presentato anche “The Killer”, il nuovo film di David Fincher con protagonista Michael Fassbender.L'attore irlandese interpreta un assassino glaciale, che prepara meticolosamente ognuno dei suoi omicidi. Mentre si trova a Parigi, durante un'operazione molto delicata, qualcosa va storto: compie un errore che potrebbe compromettere la sua intera esistenza e anche quella dei suoi cari.Aperto da un incipit meraviglioso, che conferma il regista di “Seven” e “L'amore bugiardo”, come uno degli autori più bravi e significativi del cinema contemporaneo, “The Killer” è un film che ha una messa in scena precisa e calibratissima. Dotato di perfetti tempi di montaggio, procede rapidissimo per tutta la sua durata, mostrando il graduale crollo psicologico di una mente ossessiva che ha compiuto un errore.Alla base c'è un'omonima graphic novel francese del 1998, utilizzata da Fincher come base narrativa per un lungometraggio che mostra anche la graduale scalata sociale compiuta dal protagonista con i suoi omicidi.
Fincher ha fatto sicuramente di meglio in passato (vista la trama non troppo originale), ma questo non toglie valore a uno dei titoli più eleganti e cinematograficamente potenti visti negli ultimi tempi sul grande schermo.
Maestro
In concorso è stato presentato anche “Maestro” di Bradley Cooper, film biografico dedicato al grande compositore Leonard Bernstein. Come in ogni biopic che si rispetti, oltre al lato pubblico anche quello privato viene indagato nel corso di un lungometraggio che dà di fatto lo stesso spazio alla figura della moglie, con cui Bernstein visse diversi periodi particolarmente tormentati. Alternando formati, bianco e nero e colori, momenti drammatici e altri decisamente felici, Bradley Cooper firma un prodotto più maturo del suo precedente “A Star Is Born”, film con cui aveva esordito dietro la macchina da presa nel 2018.Seguendo in maniera piuttosto convenzionale le tappe cronologiche principali della vita di Bernstein, “Maestro” è un film canonico nella struttura, ma comunque efficace nel riuscire ad appassionare il pubblico.La sceneggiatura, scritta da Cooper insieme a Josh Singer, ha qualche lieve calo con l'approssimarsi della conclusione, ma nella parte centrale è efficace nel coinvolgere nel modo giusto, riuscendo anche a toccare corde molto profonde. Da menzionare inoltre le ottime prove dei due protagonisti, Bradley Cooper e Carey Mulligan.
Adagio
In concorso è anche stato proposto “Adagio” di Stefano Sollima, terzo film italiano in lizza per il Leone d'oro dopo “Comandante” di Edoardo De Angelis e “Finalmente l'alba” di Saverio Costanzo.Protagonista è Manuel, un ragazzo di sedici anni che cerca di godersi la vita come può, mentre si prende cura dell'anziano padre. Vittima di un ricatto, va a una festa per scattare alcune foto a un misterioso individuo ma, sentendosi raggirato, decide di scappare, ritrovandosi invischiato in questioni che vanno ben oltre la sua portata. Ambientato in una Roma costantemente minacciata dagli incendi e vittima di black-out, Sollima dirige un film dalle atmosfere apocalittiche in cui il suo stile trova un buon respiro nelle sequenze più dinamiche e concitate. Si segue molto volentieri questo lungometraggio ben girato, che soffre di qualche calo in fase di scrittura in una seconda parte che diventa un po' troppo prevedibile, pur senza far mai perdere il coinvolgimento allo spettatore.Buona prova collettiva di un cast che comprende nomi del calibro di Toni Servillo, Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea.
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