La bikeconomy continua a correre dopo l’emergenza trainata dall’export
Il settore delle due ruote in crescita dell’8,8% nei primi otto mesi dell’anno: l’Italia si conferma primo esportato in Europa
di Marco Trabucchi
2' di lettura
La bikeconomy italiana continua a crescere sull’onda del boom di domanda alla luce dell’emergenza: l’economia a due ruote nei primi otto mesi del 2021 ha registrato una crescita soldia dell’8,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2019 pre-crisi, dimostrandosi come uno dei settori più interessanti e in crescita della manifattura e dell'artigianato.
È quanto emerge dal Rapporto Artibici 2021 messo a punto da Confartigianato e presentato a Erba (Como) nell'ambito della Mostra dell'Artigianato.
Dai dati emerge come il fattore trainante dello sviluppo del comparto sia quello dell'export, che registra un importante +30,1 per cento rispetto al periodo pre-pandemia. «La bicicletta si dimostra un comparto particolarmente resiliente aumentando le esportazioni anche nel 2020 mentre nella quasi totalità dei settori manifatturieri si sono registrate pesanti cadute», come sottolineato da Enrico Quintavalle, responsabile Ufficio studi di Confartigianato imprese.
Si esporta soprattutto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito e anche la domanda di ebike è più che raddoppiata rispetto agli anni precedenti. L'Italia dal 2019 torna a essere il primo esportatore europeo davanti a Portogallo e Paesi Bassi, con 1.747.485 pezzi venduti al ritmo di 3,3 biciclette al minuto.
Un dato che sottolinea come il “made in Italy” nel settore sia particolarmente apprezzato, sia grazie a marchi che continuano a rimanere punti di riferimento per design, ricerca e innovazione per le bici e per i componenti (Campagnolo, Bianchi, Colnago, Bianchi, Olmo, Basso, Cinelli, Wilier Triestina, Selle Royal e molti altri), ma soprattutto grazie a piccole produzioni artigianali che fanno dell'eccellenza il proprio biglietto da visita.
I dati del rapporto di Confartigianato parlano chiaro: nella filiera della bicicletta il 61% delle imprese sono artigiane. Un comparto che pesa per un fatturato di un miliardo di euro tra produzione, noleggio e riparazioni, con 3.323 imprese che danno impiego a 7.384 addetti.
Le regioni a maggiore vocazione artigianale sono Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna, mentre le province maggiormente specializzate sono Bolzano, Ferrara, Lodi, Padova, Ravenna, Rimini, Treviso, Forlì-Cesena, Modena e Cremona. Come rimarcato nel rapporto Artibici 2021, si tratta di territori in cui c'è una maggiore densità di piste ciclabili, un dato rilevante per comprendere il legame fra domanda e offerta che si sviluppano in maniera armonica.
Un fiore all'occhiello dell'industria italiana, capitale di competenze, storia e reputazione da salvaguardare e valorizzare, anche in vista degli investimenti del Piano Nazionale di di Resilienza e ripresa (Pnrr), che oltre all'incremento della rete ciclabile su tutto il territorio, prevede anche un incremento della mobilità attiva e una maggiore attenzione ai temi dell'ambiente e della sostenibilità.
In tutto questo, come conferma il rapporto di Artibici, l'economia legata alla bicicletta avrà un ruolo sempre più centrale nell'ottica di uno sviluppo sostenibile.
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