la startup bitcorp

La blockchain ubiqua e flessibile che parla italiano

di Gianni Rusconi

4' di lettura

Le applicazioni della sua tecnologia spaziano dalla sanità all’arte contemporanea passando per i satelliti. BitCorp è una startup italiana e l’hanno fondata nel 2018 a Milano due esperti in fatto di human intelligence e terrorismo, Christian Persurich e Gianluca Tirozzi, entrambi con un passato professionale nelle forze dell’ordine e oggi attivi, rispettivamente, presso il centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano e il Dipartimento di Sociologia ed Economia dell'Università Sapienza di Roma.

A loro si è unito, da subito, Gabriele Edmondo Pegoraro, ingegnere (con una laurea anche in filosofia), esperto di cybersecurity con un passato nell’industria aerospaziale e profondo conoscitore della rete e dell'intelligenza artificiale.

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La storia di questa impresa “made in Italy” è particolare e non solo per il curriculum professionale dei suoi fondatori. Il core business dell’azienda, al momento, verte sulle attività investigative svolte per la Procura della Repubblica attraverso sofisticati sistemi di intercettazione telefonica e una delle priorità è quella di trovare nuovi finanziamenti per dare continuità alle soluzioni già realizzate in ambito corporate e per portare in organico figure tecniche di elevato profilo.

«Siamo una startup innovativa e paghiamo la miopia degli istituti di credito nei confronti di un progetto imprenditoriale che è molto concreto, che ha già raccolto risultati importanti e che ha bisogno di nuove risorse per crescere in modo sostenibile», spiega a chiare lettere Persurich, aprendo alla possibilità di mirate partnership industriali e solo in prospettiva anche a possibili investitori istituzionali.

Una piattaforma “in house”
Uno dei vanti di BitCorp, in termini di innovazione tecnologica, è sicuramente quello di aver sviluppato completamente “in house” il primo framework di blockchain proprietario (e quindi non basato su alcuna piattaforma pre-esistente) in Italia. Una piattaforma, come assicura Persurich, «che nasce per sfruttare a 360 gradi il paradigma del registro distribuito anche al di là del tradizionale contesto delle critpovalute, assicurando la sicurezza e la non decifrabilità delle comunicazioni e di qualunque forma di transazione, in qualunque settore industriale e produttivo».

Dai pagamenti digitali alla telemedicina, dall’aerospaziale alle telecomunicazioni, il raggio d’azione di BitCorp è quantomai variegato e si concretizza nella fornitura di servizi e soluzioni su misura per aziende e realtà istituzionali. Partendo, e traendo ispirazione, da un approccio ben definito. Quale? La fusione perfetta fra intelligenza umana e intelligenza artificiale (di “humint” e “techint”, come piace dire ai diretti interessati) che attinge a una tecnologia hardware e software modulabile ad hoc e integrata con avanzate capacità di analisi di una persona fisica.

Cartelle cliniche e comunicazioni satellitari
Il campo di azione della startup, che ha già all’attivo due richieste di brevetto per altrettante tecnologie esclusive, va dunque ben oltre la raccolta e l’analisi dei dati e non si limita, per quanto riguarda la blockchain, alla “classica” attività di mining delle criptovalute. Il trasferimento protetto di dati sensibili in ambito sanitario, per esempio, è uno dei progetti a cui BitCorp ha lavorato al fianco di un’azienda ospedaliera italiana con un preciso fine da raggiungere: dare vita a una soluzione in grado di gestire l’invio delle cartelle cliniche dei pazienti a medici e sale operatorie remote, consentendone l'accesso da qualsiasi device (smartphone compreso) grazie a un sistema “peer to peer” distribuito in cloud e a un algoritmo di consenso a numero chiuso che gestisce il trasferimento in tempi rapidissimi di documentazione altamente sensibile.

Il tutto rendendo univoci i file con marca temporale e firma digitale e sfruttando l'affidabilità degli “smart contract”, che in questo caso diventano il protocollo di comunicazione protetto fra i vari soggetti interessati.

La collaborazione con D-Orbit, giovane azienda italiana del settore aerospaziale, verte invece su una soluzione che combina algoritmi, intelligenza artificiale e tecnologia blockchain per proteggere sia lo scambio dei dati fra un satellite e la stazione terrestre sia le informazioni che transitano in orbita direttamente sui satelliti. L’obiettivo? Evitare che hacker e cybercriminali possano attaccare e compromettere i sistemi basati su segnali Gps che controllano il traffico aereo e governano le flotte aziendali o selezionate batterie di droni.

Opere d'arte certificate
L’ultimo progetto (per ora sulla carta) sul tavolo di Persurich e soci riguarda infine il mondo dell’arte contemporanea e nasce dalla collaborazione stretta con l'Art Consulting milanese Greta Scarpa. L’idea è utilizzare la blockchain per autenticare e garantire l’autenticità delle opere, eliminando i rischi di falsificazione (oggi abbastanza diffusi) legati al passaggio di mano in mano degli oggetti.

La tecnologia dei blocchi, in tal senso, può assicurare l’inalterabilità dei documenti che certificano l’originalità dell’opera, esattamente come è possibile fare con qualsiasi altro accertamento di tipo tecnico, come una cartella clinica o le etichette di identificazione di una bottiglia di vino. Ma non solo. «Stiamo pensando – conclude il co-founder di BitCorp – a impiegare la blockchain per abilitare, attraverso l’emissione di token, un sistema di multiproprietà dell’opera, offrendo a più soggetti la possibilità di acquistarne in modo sicuro e certificato solo una parte».

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