ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDiario di bordo dell’economia

la blue economy veneta vale 3,4 miliardi

di - Centro Studi Istituto Tagliacarne

2' di lettura

L’ambito della Blue Economy rappresenta, per l’area Nord-Est dell’Italia (comprendente il Trentino-Alto Adige, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia), un settore relativamente poco significativo per lo sviluppo del proprio territorio.

I dati ci parlano di come, nel 2021, il valore aggiunto generato dal “Sistema Mare” per le regioni orientali del settentrione risulti di appena 5,9 miliardi di euro, rappresentando una quota pari al 2,6% del valore aggiunto totale realizzato dalla ripartizione (percentuale molto più modesta se confrontata al 3,3% della Penisola, al 3,8% del Nord-Ovest o al 4,5% del Mezzogiorno); inoltre, la limitata rilevanza dell’Economia del Mare emerge anche guardando al numero di addetti presenti all’interno del settore che, nello stesso anno, occupa circa 90.000 lavoratori (vale a dire il 2,7% degli addetti complessivamente impiegati nell’intera economia, laddove il dato medio italiano supera il 3,6% e nel Sud si sfiora il 5%). Tuttavia, è importante sottolineare come l’economia blu assuma un’importanza differente a seconda delle diverse realtà territoriali che si prendono in considerazione. Guardando ai risultati economici a livello regionale e provinciale, ad esempio, si può notare come la più elevata percentuale di ricchezza prodotta dalla macro-area in questo comparto provenga dal Veneto (nella quota del 58%, per un totale di 3,4 miliardi di euro) e, in particolare, dalla città metropolitana di Venezia (35%, con circa 2 miliardi di euro); nel Friuli-Venezia Giulia, invece, rilevante è il ruolo di Trieste che, con i suoi 1,1 miliardi di euro, contribuisce da solo al 18,7% del valore aggiunto del Nord-Est. Più modesti – e non potrebbe essere altrimenti, data la posizione geografica – i risultati del Trentino-Alto Adige, la cui quota di prodotto sul totale risulta inferiore al 10% (557 milioni di euro), con un leggero picco nella provincia autonoma di Trento (poco più di 300 milioni di euro).

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A livello di settore economico, centrale è il peso delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: questa filiera garantisce la realizzazione di circa il 30% della ricchezza derivante dall'Economia del Mare all'interno della macro-ripartizione, e occupa più del 15% degli addetti nella stessa area. Segue, a breve distanza, il settore turistico (contando, insieme, i comparti relativi ai servizi di alloggio e ristorazione e alle attività sportive e ricreative), secondo ambito per valore aggiunto (27,1% del totale settoriale, con Venezia in testa alla classifica) ma primo per numero di occupati (in una quota del 42,3%, cioè circa 37.600 addetti) e di imprese registrate (44,1%, vale a dire circa 8.500 unità). Di rilievo anche la filiera cantieristica (con il 18,7% del valore aggiunto totale) e della movimentazione di merci e passeggeri via mare (18,6%), mentre è meno rilevante il comparto ittico (6,7%) e l'industria delle estrazioni marine (0,1%).

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