Strategie opposte

La BoE a sorpresa alza i tassi, la Turchia li taglia. Sale la sterlina, tracolla la lira

Di fronte a un’inflazione sempre più minacciosa, la Banca d’Inghilterra è la prima tra quelle del G7 ad alzare i tassi mentre la Turchia continua a tagliare facendo tracollare la lira

di Gabriele Meoni

La sede della Bank of England nella City (Afp)

3' di lettura

La Bank of England è la prima banca centrale del G7 ad alzare i tassi d’interesse nell’era della pandemia. Quella turca è invece l’unica al mondo che continua imperterrita ad abbassarli pur in presenza di un’inflazione a due cifre.

Scelte opposte, dunque, con conseguenze facilmente immaginabili sul mercato dei cambi: la sterlina si rivaluta, la lira turca precipita. Sullo sfondo intanto la Federal Reserve accelera il ritiro degli stimoli e si prepara a più rialzi dei tassi nel corso del 2022 e anche la Bce metterà fine al Programma di acquisti pandemici nel marzo prossimo anche se appare più prudente nella exit strategy.

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Bank of England spiazza tutti

Cominciamo da Londra, dove contro le previsioni della maggior parte degli analisti la Bank of England (BoE) ha alzato il suo tasso di interesse di riferimento allo 0,25% (dallo 0,10%). È il primo aumento in oltre 3 anni: l’ultima stretta risaliva infatti all’agosto 2018. La Banca centrale ha anche deciso di lasciare inalterato il suo target di 895 miliardi di sterline per l’acquisto di asset. La decisione sul taglio dei tassi è stata presa con una maggioranza di 8 a 1 dal Comitato di politica monetaria ed è motivata da un’inflazione che secondo le proiezioni della stessa BoE salirà fino al 6% il prossimo aprile (a novembre era già al 5,1%), contro un obiettivo del 2 per cento.

«Siamo preoccupati dall’inflazione nel medio termine - ha detto il governatore Andrew Bailey - e per questo dobbiamo agire adesso», pur in presenza delle incertezze legate alla variante Omicron che avrà sicuramente un impatto negativo sulla crescita dei prossimi 3-4 mesi ma non è chiaro se modificherà la traiettoria dell’inflazione.

L’annuncio inatteso ha fatto scattare al rialzo la sterlina. La divisa britannica è salita fino a un massimo di 1,335 dollari sui livelli di fine novembre, mentre l’euro è sceso a 84,60 pence.

La Turchia avanti con i tagli

Come da copione, invece, la Banca centrale turca ha tagliato il costo del denaro per il quarto mese consecutivo, portandolo dal 15 al 14 per cento, in linea con le previsioni della vigilia. Da settembre il tasso ufficiale è sceso di ben 5 punti percentuali.

La lira tracolla ancora

Prosegue, anche in questo caso senza sorprese, il tracollo della lira turca dopo il nuovo taglio dei tassi. La valuta cede ancora una volta di schianto dopo aver toccato un nuovo minimo storico a 15,75 contro il dollaro con una flessione di oltre il 5%, preparandosi così a registrare le peggiore performance annuale dalla crisi finanziaria del 2001. La Banca centrale turca è da mesi allineata alle politiche ultra-espansive del presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale ha allontanato qualsiasi ministro o banchiere centrale che mettesse in dubbio queste scelte. Con la decisione di oggi, 16 dicembre, la Banca centrale ha portato il costo del denaro ben 7 punti percentuali al di sotto dell’inflazione, salita nel frattempo oltre il 21 per cento. Una manovra spericolata e dalle conseguenze imprevedibili.

Erdogan corre ai ripari...

Negli ultimi mesi lo scivolone della lira è stato davvero fragoroso: a inizio settembre era scambiata intorno a quota 8 contro il dollaro e ora è precipitata quasi a 16. Per un Paese che dipende largamente dalle importazioni per i propri consumi interni una svalutazione di queste dimensioni si traduce in inflazione galoppante e in una drammatica riduzione del potere d’acquisto da parte della popolazione, che infatti nelle ultime settimane non ha nascosto il suo malcontento.

Si spiega così la decisione del presidente Erdogan di aumentare del 50% il salario minimo mensile, che all’inizio del 2022 passerà da 2.826 a 4.250 lire. Il maxi-incremento serve a compensare almeno in parte l’effetto della svalutazione sul potere d’acquisto dei turchi, o almeno del 40% dei lavoratori che percepiscono la retribuzione minima.

... ma non basta

Il crollo della valuta è stato però così forte che l’aumento non è per nulla sufficiente: 4.250 lire al cambio odierno equivalgono a circa 270-275 dollari, mentre 2.826 lire all’inizio dell’anno - quando la lira era scambiata intorno a 7,4 contro la valuta americana - corrispondevano a 380 dollari. Senza contare che un aumento così repentino del salario minimo, avvertono gli economisti, porterà nuova inflazione.

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