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La California, Foucault e l’acido

Il resoconto di un fine settimana nella Death Valley è raccontato da Simeon Wade nel libro “ Foucault in California”, Blackie Edizioni

di Fernando Rennis

Foucault (Credit Blackie Edizioni)

2' di lettura

Nel 1975, mentre in un'Italia oppressa dal terrorismo si teneva al Parco Lambro di Milano la quinta edizione del Festival del proletariato giovanile, organizzato dalla rivista Re Nudo, e qualche settimana dopo la fine della guerra del Vietnam, uno dei più grandi pensatori del ventesimo secolo stava vivendo la sua “esperienza più importante” della sua vita.

Foucault in California è il resoconto di un fine settimana in cui l'assistente universitario presso la Claremont Graduate School Simeon Wade, il suo compagno pianista Michael Stoneman e il filosofo francese hanno intrapreso un viaggio geografico, filosofico e lisergico.

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Durante una delle sue ricerche, la docente universitaria Heather Dundas s'imbatte in The Lives of Michel Foucault di David Macey, dove si fa riferimento a una “serata indimenticabile, sotto Lsd, preparato in dosi controllate, durante una notte nel deserto con della musica deliziosa, persone splendide e una bottiglia di chartreuse”. Parte da qui il tentativo dell'accademica di scoprire se l'avvenimento fosse realmente accaduto e, dopo varie peripezie, riesce a incontrare Wade, leggere il suo manoscritto, incrociare le date con le lettere e le polaroid. Insomma: non restava che far conoscere al mondo il motivo per il quale Michel Foucault riscrisse la sua Storia della sessualità sotto una nuova luce.

Death Valley

Simeon Wade era rimasto folgorato da Foucault sin da quando era studente a Harvard così, quando viene a sapere che il filosofo francese avrebbe tenuto un seminario all'università di Berkeley, non si lascia sfuggire l'occasione di incontrarlo. Ben presto, però, il suo piano diventa più ambizioso e dettagliato: fare un viaggio nella Death Valley con l'autore di Sorvegliare e punire e, con l'aiuto di un acido, mettere a punto “una formula capace di generare un potere intellettuale simile alle meraviglie della fantascienza”.

Così, tra visioni, sedute di yoga, confessioni, riflessioni filosofiche e considerazioni personali, il trio affronta un'esperienza fatta di profonde rivelazioni, trip lisergici, ironia e meditazioni.

Scritto in prima persona da Wade, e tradotto in Italiano da Giorgia Tolfo per Blackie Edizioni, il libro ha per protagonista un Foucault che in uno Zabriskie Point pervaso dalla musica classica parla di pittura, musica, amore. Nel corso di Foucault in California leggiamo le critiche del filosofo a Jean-Paul Sartre e Louis Althusser, il suo amore per una California più libera rispetto a una Francia che è un “regno del terrore intellettuale” e abbiamo conferma della sua profonda capacità analitica della società. Tanto spiccata da sfociare quasi in una profezia che anticipava di quasi cinquant'anni l'era di TikTok: “Con le telecamere e il Vcr si possono fare i propri video, raccontare le proprie storie e scambiarli con i nostri amici”.

Introduce il libro un estratto da Pensieri di Blaise Pascal in cui l'autore spiega che Platone e Aristotele “erano persone di mondo e, come gli altri, ridevano con i loro amici”: mentre li si immagina possenti togati seriosi, questi “entravano noi loro principi, per moderare la loro pazzia”. Allo stesso modo, l'esperienza di Foucault in California conferma che le strade verso la Verità sono molteplici, lo fa fornendo un'istantanea di una delle stagioni più calde sul fronte storico e sociale, europeo e statunitense.

Simeon Wade (trad. Giorgia Tolfo), Foucault in California, Blackie Edizioni, pp. 165. €18,60


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