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La Cina autarchica ha fame di metalli, nel rame è già al 45% della quota globale

Si dividono sempre più le linee di produzione mondiali e Pechino ha bisogno di scorte. Siamo solo all’inizio, per il metallo rosso la previsione entro il 2027 è di un altro 47 per cento.

di Rita Fatiguso

Lo shopping della Giornata dei Singoli non scalda la Cina

2' di lettura

Chi fa da sè, con quel che segue. La Cina si è mossa sul versante dell’autarchia da tempo, anche per prevenire gli shock legati ai contrasti e alle frizioni con i Paesi Occidentali. C’è da garantire la transizione energetica mondiale e stoppare la concorrenza straniera anche nello sviluppo di nuove tecnologie. Per questa ragione Pechino inizia a fare incetta di rame, seguiranno il litio, il cobalto e il nichel, utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici. La costruzione di nuove fonderie servirà a produrre il metallo rosso necessario.

Produzione in casa

Va bene l’autarchia, ma ricordiamo anche quanto ha dichiarato pochi giorni fa Kai-fu Lee, l’inventore di 01.AI, start up unicorno dell’intelligenza artificiale cinese, risorsa aperta la mondo intero: per partire (e continuare) abbiamo fatto incetta di semiconduttori. Come dire la produzione in casa, oggi, non può soddisfare le esigenze del futuro. Ma si può iniziare facendo scorte.

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Per il rame si assiste al rapido aumento della capacità, unanovità che introduce una nuova dinamica in un mercato che per 20 anni è stato guidato in gran parte da quanto gli acquirenti cinesi sono disposti a pagare. Il Paese importerà ancora quantità crescenti di rame, ma più come minerale, materia prima, piuttosto che come metallo raffinato.

«Come tutti i Paesi, la Cina ha un bisogno strategico di rame, in particolare con la crescita delle applicazioni di energia verde, e la Cina - dice Craig Lang, analista di CRU Group. - al pari di tutti gli altri, vuol garantirsi l’autosufficienza».

Una spinta alle fusioni

Il rame sarà il prodotto apripista di questa nuova tendenza. Secondo Carlos Risopatron, direttore economico dell’International Copper Study Group, la capacità di fusione del rame della Cina aumenterà di un altro 45% entro il 2027, rappresentando il 61% dei nuovi impianti previsti in tutto il mondo in quel periodo.

Secondo CRU Group, invece, la Cina rappresenterà circa il 45% della produzione globale di rame raffinato. Si prevede che la domanda di rame in Cina cresca del 5% quest’anno, mentre Goldman Sachs, dal canto suo, ha indicato il rame come una delle principali materie prime da scegliere per il prossimo anno in un «robusto contesto di domanda verde».

Pechino ha allungato il raggio di azione su mezzo mondo, in primis le miniere anche di rame dei Paesi dell’America Latina sui quali ha un grande ascendente. Non si può negare che l’Operazione Copper non sia stata adeguatamente preparata.

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