La Cina espelle la stampa americana
Via giornalisti dei tre principali quotidiani statunitensi, che non potranno lavorare neanche da Hong Kong e Macao.
di Stefano Carrer
2' di lettura
Le crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti hanno registrato oggi una escalation preoccupante: giustificandola come una contromisura, Pechino ha deciso di espellere i giornalisti che lavorano per New York Times, The Wall Street Journal e The Washington Post le cui credenziali scadono a fine anno, varando un giro di vite su tutti i rappresentanti della stampa statunitense. I giornalisti che lavorano per la rivista Time e per Voice of America dovranno fornire dettagliate informazioni sulle loro attività.
Misure di ritorsione
L’annuncio è stato dato dal ministero degli Esteri cinese, a poche settimane dalla decisione dell’amministrazione Trump di limitare il numero complessivo dei giornalisti cinesi che lavorano negli Usa per cinque media definiti come agenzie controllate dal governo (Xinhua, China Global Television Network, China Radio International, China Daily e Hai Tian Development) a meno di cento: la misura è stata definita come necessaria dopo la «irragionevole oppressione» dei media cinesi negli Usa dovuta a «una mentalità da Guerra Fredda» e a «pregiudizi ideologici».
Non tutto è chiaro nella direttiva, ma i giornalisti statunitensi delle tre testate le cui credenziali stampa scadono entro fine anno devono restituire le loro tessere entro dieci giorni e non sarà più consentito loro di svolgere attività giornalistica, neanche da Hong Kong e Macao.
I giornalisti delle 5 testate americane sono stati identificati come funzionari governativi, al servizio di enti controllati da uno Stato estero.
Già il 25 febbraio scorso Pechino aveva preso severe misure contro tre reporter del Wall Street Journal, espellendoli con la scusa di un titolo di un articolo di opinione considerato offensivo in quanto definiva la Cina come il “malato dell'Asia”.
La reazione
Il segretario di Stato Mike Pompeo ha chiesto alla Cina di riconsiderare una decisione che priverebbe il mondo e anche i cinesi di attività informative molto importanti in questi tempi straordinariamente difficili. D’altra parte, Pompeo ha in sostanza biasimato le autorità di Pechino per non aver tempestivamente reso noto l’avvio dell’epidemia da coronavirus.
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