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La Cineteca di Bologna volano per l’industria cinematografica

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di Ilaria Vesentini

 La rassegna Cinema sotto le stelle a Bologna ha chiuso l'ultima stagione con oltre 200mila spettatori

3' di lettura

Bologna meriterebbe anche il titolo di città della cinematografia, per il ruolo internazionale che sta giocando nella settima arte grazie al volàno della Cineteca, anche se il riconoscimento che le è stato tributato dall'Unesco nel 2006 è quello di “Città Creativa della musica”, in virtù del legame secolare con le sette note. Archivi di documenti, foto e pellicole della e sulla storia del cinema dall'epoca del muto a oggi, laboratori e scuole di restauro di film e rassegne cinematografiche fanno oggi della Cineteca di Bologna, «un unicum e un esempio nel panorama mondiale per patrimonio, complessità, ricchezza e articolazione delle attività ed è la ragione per cui grandi autori del cinema come Martin Scorsese vengono spesso in città e molti attori, sceneggiatori, costumisti vivono qui. Bologna è una fucina di grande cultura in tutte le sue declinazioni, che si tratti di musica, cinema ma anche di lavoro scientifico o meccanico». Parole di Gian Luca Farinelli, da 23 anni direttore della Cineteca (con cui iniziò a collaborare poco più che ventenne già nel lontano ’84, dopo una tesi di laurea sul restauro di film), cui tutti sotto le Due Torri riconoscono il merito dell'ascesa del capoluogo emiliano nel panorama globale dell'arte e dell'industria cinematografiche.

E il richiamo a Scorsese non è casuale, perché il regista newyorkese ha battezzato questa estate, nella sua ultima visita a Bologna, uno dei più attesi progetti della Cineteca: la riapertura del Cinema Modernissimo sotto il decumano del centro storico. Un investimento di sette milioni di euro e otto anni di progetti, cantieri (e ritardi tecnici) per riportare in vita il cinematografo sotterraneo ricavato in uno dei primi edifici in cemento armato di Bologna, Palazzo Ronzani, dove la Cineteca tornerà a proiettare film in una scenografia in stile Liberty, a distanza di oltre un secolo dalla prima inaugurazione e dopo oltre tre lustri di chiusura. Grazie al restauro di una sala principale di quasi 400 posti fra platea e galleria, una piccola buca per i musicisti (per gli eventi live) e un nuovo impianto hi-tech per proiettare pellicole analogiche e digitali dai 16 ai 70 mm. «Il Modernissimo rappresenta un passaggio clou nella storia della nostra istituzione – sottolinea il direttore - tra i 1.600 mq del sottopasso riaperto lo scorso anno, dove abbiamo già iniziato ad allestire mostre, e i 2.500 mq del cinema. E fa il paio con un altro progetto chiave che vedrà la luce quest'anno: l’apertura del nuovo polo tecnico-scientifico “Renato Zangheri” in via Giuriolo». Si tratta di un altro investimento pubblico-privato da oltre 7 milioni di euro per riqualificare l’ex parcheggio sorto nel quartiere Navile all’epoca dei mondiali di calcio e poi abbandonato, che diventerà la seconda casa della Cineteca e ospiterà l’Archivio film (un patrimonio di 80mila titoli) e il laboratorio di restauro “L’Immagine Ritrovata”, punto di riferimento indiscusso a livello internazionale.

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«In fondo la cosa straordinaria di questo 2023 – afferma Farinelli - è che tutte le nostre attività proseguono, nonostante l’estrema complessità dell’epoca in cui viviamo tra crisi economica, guerra ed esplosione delle piattaforme digitali, con numeri che sono di grande soddisfazione. Il cinema è tutt’altro che morto». La rassegna del cinema estivo in Piazza Maggiore “sotto le stelle” è diventato un must da cartolina di Bologna e ha appena chiuso l’ultima stagione con 200mila spettatori. La 37esima edizione del festival di pellicole restaurate “Cinema Ritrovato” ha messo in fila 470 film in sette sale in città con 120mila spettatori (+12%). Le attività del Cineclub nella sede della Cineteca - la cittadella dell’audiovisivo sorta tra l’ex Manifattura Tabacchi di via Riva Reno e l’ex macello comunale - hanno superato i numeri del 2019.

È dunque un binomio sempre più stretto quello tra Bologna e il cinema, «merito dell’intuizione utopistica del Comune, già nel ’62, di creare una cineteca e sostenerla anno dopo anno, senza mai perderne il controllo (nel 2012 si è trasformata in Fondazione, unico socio Palazzo d’Accursio, presidente dal 2014 il regista Marco Bellocchio, ndr). Una scelta che oggi premia la città – rimarca Farinelli, chiamato l’anno scorso a presiedere anche la Festa del Cinema di Roma – perché l’importanza conquistata nel mondo cinematografico è nettamente sovradimensionata rispetto alle sue dimensioni di medio capoluogo italiano». Con un indotto inestimabile, anche se l’attività non è in grado di autosostenersi, «come per tutte le cineteche nel mondo e le attività culturali – ricorda il direttore, che guida una squadra di 90 persone – ma su 20 milioni di fatturato realizzato nel complesso tra restauro, cinematografia ed esposizioni, solo due quindi arrivano da fondi pubblici, un risultato straordinario a livello mondiale».

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