La collezione cicladica di Stern al Met torna sotto il controllo della Grecia
Grazie a un accordo con il governo greco la raccolta torna alla nazione ellenica attraverso una istituzione no profit del Delaware ma per 50 anni il museo americano potrà esporla
di Marilena Pirrelli
3' di lettura
Mentre la Gran Bretagna, dopo qualche apertura del governo Johnson, si arrocca nuovamente in posizioni difensive sui marmi del Partenone presenti al British Museum, a New York il Metropolitan Musem escogita un meccanismo con il governo greco per poter esporre a lungo termine nelle sue sale una importante collezione privata di arte cicladica. Naturalmente entrambi i casi fanno discutere. La raccolta messa assieme in 40 anni dal miliardario e filantropo, l’immobiliarista Leonard Stern, è considerata una delle più importanti al mondo del settore. Secondo l’accordo sarà presentata per 10 anni nella Grande Mela al Met, anche se nominalmente la proprietà dei circa 161 pezzi passerà sotto il controllo del governo di Atene, attraverso un museo privato.
Le condizioni
“Per me era importante che restassero tutti assieme” ha detto Stern delle sculture e dei vasi creati millenni fa nelle Cicladi, un arcipelago dell’Egeo al largo della costa greca. In base all’accordo approvato in settembre dal Parlamento ellenico, 15 dei pezzi più importanti della raccolta saranno esposti in un primo momento all’inizio di novembre nel nuovo Museo di Arte Cicladica di Atene. Troveranno poi posto nelle gallerie greco-romane del Met a partire dall’inizio del 2024. L’intesa copre un arco di 50 anni, durante i quali, dopo il decennio iniziale, pezzi della raccolta viaggeranno in Grecia e altri da collezioni greche saranno esposti al Met. Leonard N. Stern ha anche donato un fondo al Met per sostenere l’esposizione e lo studio dell’arte delle Cicladi che comprende la dotazione di una sala d’archivio nella Biblioteca Onassis per l’arte ellenica e romana del Dipartimento greco e romano, e la dotazione di una posizione per facilitare la cura degli archivi e le visite degli studiosi.
I fregi e le esportazioni illegali
In realtà i retroscena rivelano che la Grecia richiedeva la restituzione dei manufatti di archeologia cicladica e il collezionista, invece, di restituirli ha deciso di “prestarli” per 25 anni al Met, attraverso il trasferimento della proprietà ad una società che fa capo a un istituto privato greco, potendo così affermare che tornano sotto il controllo della Grecia. La scelta del governo di accettare il compromesso pare abbia creato non pochi sussulti nel mondo archeologico ellenico che chiede la restituzione senza una compromesso lungo 50 anni.
Il miliardario, infatti, ha donato la collezione all’Hellenic Ancient Culture Institute, una organizzazione no profit basata in Delaware, non in Grecia, che salvaguarderà le antichità e coordinerà la loro esposizione. L’istituto è governato da un board il cui presidente e la maggior parte dei membri sono nominati dal Museo Cicladico di Atene, cioè i rappresentanti della famiglia Goulandris, e nel quale siedono anche il secondo figlio di Stern, 56 anni, Edward Stern, e un altro membro del suo entourage, Ronald Bangs. Il Museo Cicladico è una istituzione privata fondata nel 1986 per ospitare le raccolte di Nikolaos e Aikaterini Goulandris sotto la supervisione del ministero della cultura greco.
I negoziati per i rimpatri
Il negoziato è stato condotto in porto in un momento in cui il governo greco è attivamente impegnato a recuperare oggetti archeologici che teme esser stati esportati illegalmente: al primo posto i marmi del Partenone del British Museum che l’inviato di Sua Maestà alla Corte di Costantinopoli Thomas Bruce, settimo conte di Elgin, all’inizio dell’Ottocento smontò dall’Acropoli e portò in patria con la scusa che li stava salvando dalla distruzione certa. Il museo londinese ha proposto alla Grecia una ’partnership’ che potrebbe portare al ritorno dei rilievi ad Atene sotto forma di prestito al Museo dell’Acropoli. La nuova premier Tory, Liz Truss, si è però detta contro ogni forma di rimpatrio delle sculture.
Oggi la legge greca impone la proprietà del governo su tutte le antichità “trasportabili” datate a prima del 1453 (la raccolta Stern risale ai secoli tra la fine del Neolitico e l’età del Bronzo). Consente la proprietà di oggetti dopo il nulla osta del ministero della cultura, ma vieta l’acquisto di beni culturali che potrebbero esser stati scavati e trafficati illegalmente.
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