La commissaria Ferreira a Napoli: «Non mettere a rischio l’uso dei fondi Ue»
Ricevuta dal Governatore della Campania, De Luca, che denuncia i ritardi del Governo nella ripartizione delle risorse per la coesione
di Vera Viola e Giuseppe Chiellino
I punti chiave
3' di lettura
«L’importante è che non vengano prese decisioni che possano mettere a rischio l’uso dei fondi europei. Il livello nazionale e le regioni devono convergere su obiettivi comuni». Sono parole della commissaria europea per la Coesione e le Riforme, la portoghese Elisa Ferreira, arrivata a Napoli per un incontro finalizzato a impostare la spesa dei fondi europei 2021-2027 e per chiudere il programma 2014-2020. Di quest’ultimo entro dicembre sarà necessario spendere tutte le risorse finanziate dalla Ue. La commissaria raccoglie le lamentele del governatore Vincenzo De Luca sulla politica di coesione del governo Meloni e del ministro Raffaele Fitto, ma evita con cura di «entrare nelle vicende della politica nazionale» .
La commissaria Ferreira: collaborare per lo sviluppo
Ferreira precisa nel suo intervento: «Non posso commentare le questioni di politica interna agli Stati membri». Ma chiarisce che il fine della politica di coesione è realizzare interventi che creino sviluppo dell’Italia e soprattutto del Mezzoggiorno. Al contrario, «Il Sud continua ad avere un grave problema di sviluppo». Poi in qualche modo entra anche nella polemica in corso tra alcune regioni meridionali e ministero, chiarendo che l’utilizzo dei fondi di coesione territoriale deve coinvolgere i vari livelli di governo, quello europeo, nazionale e delle Regioni. «L’Europa – dice – desidera che ci sia comprensione del fatto che l’Italia gode di un livello elevato di fondi, dai fondi di coesione al Pnrr, ma storicamente – ribadisce – mantiene un problema forte di sviluppo».
De Luca: «Dateci una data in cui i fondi si possono usare»
La commissaria europea ascolta e accoglie le proteste del presidente della regione Campania nei confronti del governo che, da mesi – denuncia De Luca – ha bloccato la distribuzione dei fondi tra le regioni. «Ho segnalato la situazione drammatica per la Campania per l’ipotesi di uso dei fondi di coesione» ha detto il governatore della Campania. Ho segnalato il fatto che l’iter previsto dal governo nel decreto Sud, per cui abbiamo avuto una audizione con la commissione Bilancio della Camera, è tale da paralizzare le regioni e bloccare l’uso dei fondi di coesione. Nel decreto si prevede un accordo bilaterale regione per regione, ma una volta fatto l’accordo con il ministero di Fitto si deve poi avere un confronto con il ministero dell’Economia e con i ministeri interessati. Cose vaghe... – ha aggiunto. Poi bisogna mandare i progetti alla Corte dei Conti, ci vogliono sei mesi». E ha precisato: «Dateci una data a partire dalla quale i fondi di coesione si possono utilizzare».
Centinaia di comuni campani a rischio di dissesto
«Mentre il ministro Fitto sta elaborando una sorta di piano quinquennale dell’Unione sovietica, centinaia di comuni della Campania non hanno un euro per le strade, per il territorio, per le frane. Mi auguro non ci siano disastri di altro tipo rispetto ai quali saremmo completamente disarmati», ha concluso Vincenzo De Luca che ha parlato anche di Pnrr, Fondi relativi alla programmazione complementare.
I rapporti difficili tra Fitto e Ferreira
Pur cercando di non farsi trascinare da De Luca nella polemica con Fitto, Elisa Ferreira non ha rinunciato dunque a ricordare che la politica di coesione coinvolge anche il livello regionale. Lo stesso concetto era stato sottolineato dalla commissaria a fine febbraio nell’ultimo incontro con il ministro Fitto. Da allora i due non si sono più incontrati e anche in questi giorni, in occasione della visita della Ferreira che dopo Napoli e Palermo toccherà anche Taranto, non è stato possibile conciliare le rispettive agende. Ferreira e Fitto potrebbero vedersi la prossima settimana a Bruxelles. Il progetto di rimodulazione immaginato da Fitto era molto ambizioso, fino a prevedere la rinegoziazione dell’Accordo di Partenariato, firmato a luglio 2022 dopo almeno tre anni di laboriosi negoziati. La revisione che puntava ad una forte centralizzazione della politica di coesione, ha trovato non solo l’opposizione della commissaria, ma anche la resistenza delle regioni, più o meno esplicita a seconda del colore politico. Per ora solo la Liguria ha firmato il patto con il governo.
Nelle scorse settimane il capo dipartimento della presidenza del Consiglio per le politiche di coesione, Michele Palma, ha illustrato ai funzionari della Commissione europea il piano che va appunto verso una marcata centralizzazione della gestione, come ha sottolineato anche De Luca. Il primo dubbio è se la struttura amministrativa attuale è in grado di reggere un cambio di rotta così netto e repentino. L’altro dubbio è se ha senso rimettere tutto in discussione ora, quando la programmazione volge al termine del terzo anno del settennato 2021-27.
Sottotraccia sempre più insistente è la voce di chi teme che l’effetto più concreto delle discussioni sulla politica di coesione nazionale, che durano ormai da diversi mesi, sia quello di rallentare ulteriormente la spesa. Il contrario dell’obiettivo di Fitto.
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