La corrente dello Stretto di Messina può produrre energia per l’intera Messina
di Davide Madeddu
3' di lettura
L'energia arriverà dal mare, sfruttando le correnti delle maree e il moto ondoso presenti nel Mediterraneo. A tracciare questa strada, attraverso una serie di ricerche con strumenti altamente sofisticati e seguendo i dettami della Ue, è l'Enea che ha reso noti anche alcuni dei risultati relativi agli studi compiuti. Uno su tutti quello che riguarda lo stretto di Messina. Dalle correnti che lo attraversano, e che in alcuni casi raggiungono una velocità di 2 metri al secondo, si può “estrarre” una quantità di energia pari 125 gigawatt/ora l'anno in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di una città di oltre 200mila abitanti, proprio come la stessa Messina.
Non solo, tra i risultati legati agli studi portati avanti dall'agenzia di ricerca, nell'ambito di diversi progetti finanziati dalle istituzioni europee e a cui partecipano anche altri paesi oltre all'Italia, la stima di quanta energia può produrre il moto ondoso: circa 13 kilowattora a metro.
Le coste ad alto potenziale
«Un dato su quanta energia si possa produrre complessivamente seguendo questo percorso non si può preventivare - chiarisce Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio Enea di Modellistica Climatica e Impatti - perché tutto dipende da una serie di fattori che variano: mezzo messo in acqua, dimensioni, posizione perché i sistemi si possono mettere sia sulla costa sia in alto mare». In programma, per il futuro, un intervento sulla costa di Alghero dove l'energia «servirà per mettere in funzione un desalinizzatore». Le zone con il più alto potenziale di energia dalle onde «sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, ma anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/metro».
Lo studio del modo ondoso viene portato avanti attraverso il sistema di previsione Waves, «che garantisce una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere ad alto potenziale energetico». Non si parla solo di onde. «Nel nostro modello ora abbiamo introdotto una novità: abbiamo incluso le maree locali e quelle trasmesse dall'Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Questo ci permetterà di conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione per migliorare le nostre previsioni sulla produzione di energia e per misurare l'impatto su alcuni settori economici come quello del turismo, dei trasporti e del commercio marittimo».
Attraverso il modello denominato Mito si studiano tutti gli aspetti legati alla circolazione delle acque e si riescono a ottenere previsioni su temperatura, salinità e velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale che va da 2 chilometri sino a poche centinaia di metri come nel caso degli stretti di Gibilterra, dei Dardanelli e del Bosforo.
La carica del supercomputer
Entrambi utilizzano il super computer di Enea “Cresco” da 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo. «L'attenzione verso lo sfruttamento dell'energia prodotta dal mare è in crescita e si moltiplicano le diverse iniziative - prosegue Sannino -: le più significative a livello pubblico riguardano la Ricerca di sistema elettrico e la recente istituzione del Cluster tecnologico nazionale Blue Italian Growth (Big)”. Strumento che vede nello sviluppo delle energie rinnovabili marine «un volano per la crescita economica e per il rilancio della filiera cantieristica del nostro Paese». Ricordando che “il Set Plan - il programma Ue per il settore energetico - ha fissato al 2025 lo sviluppo di tecnologie commerciali per lo sfruttamento delle correnti e al 2030 quelle per le onde», il responsabile Enea, che di formazione è un oceanografo, sottolinea che «nel Mediterraneo è l'Italia il Paese più all'avanguardia sul fronte tecnologico».
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