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La Corte Ue dei brevetti arriverà a Milano. Ma avrà meno deleghe

In Italia la sede londinese ma Germania e Francia si tengono una parte delle competenze.

di Laura Cavestri

 La futura sede del tribunale a Milano

3' di lettura

Una sede centrale sì. Ma più “leggera”, con un perimetro di competenze più ristretto rispetto a quello che si sarebbe profilato a Londra. Dopo una lunga trattativa, Milano ospiterà una delle tre sedi centrali (le altre sono Parigi e Monaco di Baviera) del futuro tribunale per il brevetto unitario europeo (trasferita da Londra causa Brexit). Tuttavia – come era ormai prevedibile ma non auspicabile – sarà una corte parzialmente “depotenziata” dal fatto che Francia e Germania – che già ospitano le altre due sedi centrali e con la fuoriuscita di Londra (essendo la normativa ambigua su cosa fare), avevano deciso di avocare a sè temporaneamente le competenze inizialmente spettanti alla City – hanno deciso di continuare a tenersene alcune.

Il 1° giugno 2023 – quando tutte e tre le sedi entreranno ufficialmente in funzione – all’Italia dovrebbe spettare di dirimere le controversie brevettuali e di proprietà intellettuale in materia di scienza medica-veterinaria e igiene (e la chimica strettamente collegata a queste voci), brevetti farmaceutici privi dei certificati di protezione supplementari (Spc), biotech non farmaceutico, agricoltura, food e tabacco, articoli personali e domestici, sport e mondo del divertimento.

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A metà febbraio era giunta la proposta di Francia e Germania: trasferire in Italia sì la terza sede centrale, ma lasciando chimica e metallurgia a Monaco di Baviera, e a Parigi quella quota di brevetti farmaceutici dotati di Spc (certificato di protezione supplementare: in pratica, un certificato che prolunga la protezione brevettuale di un farmaco per consentirgli di recuperare i guadagni “persi” nel tempo trascorso tra il deposito della domanda di brevetto e l’effettiva messa in commercio). I brevetti farmaceutici dotati di Spc non sono la maggioranza dei brevetti farmaceutici registrati. Ma sono il 90% di quelli che hanno avuto successo sul mercato. Anche se non sono la maggioranza, sono, sul piano del valore, quelli più “ghiotti”.

Una trattativa complessa – che aveva visto in prima fila i ministeri di Esteri e Giustizia e aveva spinto, qualche settimana fa, il Guardasigilli Carlo Nordio – per competenza di materia – a scrivere agli omologhi francese (Eric Dupond-Moretti) e tedesco (Marco Buschmann) per tenere il punto su una controproposta italiana di compromesso rispetto alle “rigidità” franco-tedesche e riassumibile in questi termini: nessun problema a cedere la metallurgia a Monaco, ma mantenimento in Italia di tutto il perimetro della chimica (che alla farmaceutica è legata) e a Parigi solo la quota di brevetti farmaceutici con Spc dove non sia in discussione la validità o la contraffazione del corrispondente brevetto di base.

Una controproposta, quella italiana, che non è stata però mai accolta del tutto dalle controparti.

Da quanto risulta, ieri, al termine della riunione tecnico-ministeriale, a Palazzo Chigi, tra Esteri, Giustizia, dipartimento Politiche europee, ministero di Economia e Finanze e di Imprese e Made in Italy, i tempi stretti (si parte il 1° giugno) e i margini di trattativa risicati hanno imposto una visione realistica. Portare a casa una sede centrale e un perimetro di competenze certo.

Quello che farà davvero la differenza, però, non è tanto la loro quantità, ma il valore delle cause che sapranno originare e il “peso” delle decisioni. Ogni Paese, peraltro, dovrà provvedere a mantenere finanziariamente la sede che ospita. Se l’attività della corte sarà a pieno ritmo e redditizia, non solo il tribunale per i brevetti si “ripagherà” ma genererà anche introiti interessanti. In caso contrario, potrebbe non essere “un affare”. Difficile stabilirlo ora.

A questo punto, manca solo l’ultimo avallo, quello del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Quel che è ormai certo è che , dal 1° giugno, dopo anni di lavori preparatori, prenderanno vita il nuovo brevetto unitario europeo e il nuovo Tribunale unificato dei brevetti, determinando una rivoluzione nel campo della proprietà intellettuale. Infatti, il nuovo brevetto unitario consentirà, infatti, di ottenere, con un’unica procedura centralizzata, una protezione brevettuale uniforme ed estesa in tutti gli Stati membri dell’Ue che hanno aderito al nuovo sistema, senza, quindi, la necessità, di dover ottenere una convalida in ciascun Paese(con costi peraltro moltiplicati).Una possibilità che si affiancherà – per una fase transitoria di alcuni anni – alla tutela brevettuale nazionale ed europea già esistente. Di conseguenza, il nuovo Tribunale unificato dei brevetti consentirà, con una sola causa, di ottenere una decisione efficace in tutti i Paesi europei, con l’obiettivo di rendere l’accesso alla tutela tutela brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro.

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