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La creatività artificiale comincia a sedurre designer e architetti

Oggetti e strutture, rendering e disegni di schemi tecnici : le tecnologie intelligenti prendono piede nelle fasi di progettazione

di Giampaolo Colletti

Una proposta realizzata dal designer indiano Manas Bhatia tramite il programma di AI Midjourney

3' di lettura

«L’ultima volta che sono stato così entusiasta della tecnologia è stato quando l’iPhone ha fatto il suo debutto per la prima volta nel 2007, cambiando completamente il modo in cui interagiamo con il mondo esterno. Oggi vedo un potenziale simile con gli strumenti emergenti di intelligenza artificiale». Così ha dichiarato Ammaar Reshi, uno dei designer hi-tech statunitensi più noti. Negli ultimi mesi Reshi ha scelto l’intelligenza artificiale generativa per pubblicare un libro per bambini che ha fatto il giro del mondo. Si tratta di una storia illustrata creata utilizzando Midjourney e ChatGpt rispettivamente per immagini e per testi. L’opera ha preso il nome di “Alice and the Spark” e inizialmente è stata pensata per la cerchia ristretta degli amici, salvo poi uscire online e sulla stampa, rilanciata persino da Time.

Reshi non è il solo. Un’operazione simile è stata portata avanti dal collettivo artistico italiano di cantastorie moderni – così si definiscono – noto come Roy Ming, che ha pubblicato la prima storia per bambini in lingua italiana scritta e illustrata tramite AI e intitolata “La volpe e il futuro”. Nel libro due animali del bosco, una volpe e un orso, progettano un robot in grado di raccogliere il miele più velocemente possibile, ottimizzando i tempi e migliorando le performance. Una visione positiva sulla tecnologia: già oggi il peso dell’intelligenza artificiale generativa coinvolge studi di architettura e designer nell’elaborazione preliminare dei progetti. Nell’ultimo anno l’adozione di questi sistemi è cresciuta a livello mondiale dell’81 per cento. «Tutti pensano che un computer non possa generare creatività, mentre oggi è proprio quello che succede nel design. Io le chiamo intelligenze artificiali creative. Di fatto quello che sta accadendo tra programmatori e sviluppatori è una diffusione pervasiva di sistemi di AI che sono open source e disponibili anche gratuitamente. Permettono di progettare oggetti di design e strutture. In questo caso l’AI si regge sui prodotti che genera e quindi si autoalimenta», afferma Mario Taddei, professore di AI all’Accademia di Belle Arti Acme e all’Istituto Pantheon, autore di “AI - Intelligenza Artificiale Creativa”, edito da Leonardo Da Vinci Academy. Si moltiplicano così rilasci di software che utilizzano sistemi per convertire gli input di testo in immagini. «Siamo in una fase di sperimentazione nel design come mai prima d’ora in termini di progettazione architettonica e rendering. Il software oggi è alla base della creatività e ha lo scopo di catturare rapidamente una visione di insieme di un progetto», ha affermato Bill Cusick, direttore creativo della startup Stability AI intervistato dal magazine inglese di architettura Dezeen. «Come progettisti siamo quello che abbiamo studiato, mentre l’AI è figlia dello scouting costante che fa in rete ed ecco perché sa molte più cose di noi. Di fatto queste intelligenze artificiali stanno diventando più intelligenti perché generano nuove immagini e imparano dai loro stessi risultati. Infatti rastrellano trilioni di immagini di design, schemi di disegni tecnici, schizzi e bozze di lavori. Si tratta quindi di una crescita esponenziale senza fine», precisa Taddei.

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La tecnologia entra così nelle prime fasi dei progetti con schizzi colorati e onirici, ma non necessariamente utilizzabili. «Ogni volta che disegno con l’AI, non mi preoccupo se una colonna o qualsiasi altra componente sia esattamente nel posto giusto. Non è questo l’obiettivo di uno schizzo perché non è pensato per essere accurato. Lo scopo è catturare rapidamente la visione di insieme. Con il tempo l’AI diventerà parte importante dell’intero processo di progettazione, ma oggi serve a ridurre il ritardo dal pensiero all’esecuzione», ha detto Andrew Kudless. È quanto mette in pratica il designer indiano Manas Bhatia, che crea arte concettuale con paesaggi urbani futuristici che descrivono complesse integrazioni tra edifici e natura. Tutto questo cambia il lavoro, ma ancora una volta la differenza passa dal capitale umano. Ne è convinto Taddei. «Dipende tutto da noi perché dobbiamo diventare ancora più bravi. Con il tempo i sistemi di AI saranno in grado di progettare modelli sempre più complessi e questo vuol dire che il lavoro necessariamente cambierà. Ecco perché dobbiamo studiare di più, puntando sull’iperspecializzazione che ci permetterà di vincere le sfide del design del futuro».

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