«La crescita del Paese sarà superiore alle stime grazie al Recovery Fund»
«La politica monetaria Bce resterà espansiva, inflazione sotto il 2% dopo i picchi»
di Isabella Bufacchi
2' di lettura
La «frammentazione in termini di crescita e di Pil nei Paesi nell’area dell’euro non aumenterà almeno fino al 2026» perchè fino a quell’anno il Recovery Fund sosterrà la ripresa economica. Per l’Italia il contributo del nuovo Fondo sarà superiore a quanto stimato dal Governo italiano nel Piano di resilienza e ripresa, Piano «piuttosto cauto che utilizza moltiplicatori bassi: la crescita del Pil italiano andrà oltre il 4% superando il 3,6% del Piano». La politica monetaria della Bce intanto «resterà espansiva perchè l’inflazione dopo il picco in aprile e maggio si stabilizzerà sotto il 2%» mantenendosi lontana dall’obiettivo della Banca. Il programma di acquisti pandemico Pepp sarà smantellato in maniera «graduale» e altri strumenti verranno potenziati per non creare instabilità e mantenere la politica accomodante. Infine la Strategic Review servirà a «rafforzare l’impegno per una conduzione simmetrica, cruciale nei prossimi anni, tollerando periodi di inflazione sopra e sotto il 2%».
È questa la visione, sostenuta da certezze coniugate in chiave positiva, di Vítor Constâncio, autorevole economista portoghese ex-vicepresidente della Bce dal 2010 al 2018, anni segnati dalla Grande Crisi Finanziaria e dalla crisi del debito sovrano nell’area dell’euro. Intervenuto ieri al Real Estate & Finance Summit del Sole24Ore, l’ex-numero due della Bce ha sottolineato l’importanza del Recovery Fund che consentirà all’area dell’euro di contenere la frammentazione post-pandemia, nonostante alcuni Paesi abbiano accusato una recessione peggiore di altri per il coronavirus. Sull’Italia Constâncio si è mostrato ottimista perchè oltre al recovery Fund il governo guidato da Mario Draghi sta adottando una politica fiscale «molto buona» per sostenere la crescita mentre la Bce preserverà le condizioni di finanziamento favorevoli «in termini reali per tutti». Ha dunque sdrammatizzato sul rialzo dei rendimenti, dando peso all’impatto dello stock dei titoli di Stato, al protratto reinvestimento dei titoli che scadranno nel portafoglio della Bce e prevedendo che un eventuale incremento dei tassi reali sarà tollerato nel contesto di nuove condizioni economiche.
Il messaggio di fondo di Constâncio sulla politica monetaria va letto in chiave di aspettative sull’inflazione: dopo l’attuale fiammata «non torneremo a una nuova fase di inflazione elevata». Il prezzo del petrolio, brevemente negativo l’anno scorso, è salito da 10 a 70 dollari: sulla base di questo «mi sarei aspettato un’inflazione ad aprile sopra il 2% invece è stata dell’1,6% nell’area dell’euro», ha detto. Le previsioni della Bce vedono l’inflazione all’1,4% nel 2023, la Commissione europea all’1,3% nel 2022 per l’area dell’euro e l’Italia all’1,1%. Dopo i picchi, l’ex-governatore della banca centrale portoghese pronostica che «l’inflazione si stabilizzerà sotto il 2%, sono 25 anni che orbita attorno al 2%». In uscita dalla crisi Covid-19, la pandemia lascia comunque nell’area dell’euro 3 milioni di occupati in meno. Il rallentamento economico e l’impatto shock su domanda e offerta sono eredità forti della pandemia, alimentano aspettative di deflazione, con l’inflazione tenuta bassa dai noti fattori struttuali come globalizzazione, nuove tecnologie, invecchiamento della popolazione, aumento del tasso di risparmio. Cambiamenti nell’indice inflazionistico potrebbero esserci in sede di Strategic review ma saranno «minori non sostanziali». Con un’inflazione che permarrà sotto l’obiettivo della Bce, la politica monetaria resterà accomodante a lungo. E i falchi dovranno farsene una ragione.
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