La crescita di Simonetta accelera con le licenze
Lo storico brand è cresciuto anche nel 2020. In tre anni ricavi raddoppiati. L’ad Monicelli: «Vogliamo diventare il punto di riferimento per l’abbigliamento kids dei grandi marchi»
di Silvia Pieraccini
I punti chiave
2' di lettura
Dopo tre anni di ristrutturazione seguita al passaggio di proprietà dell’azienda, e dopo aver ripreso a crescere e ad assumere, la “nuova” Simonetta targata Isa Seta (parte del gruppo lombardo Carisma guidato da Giovanni Cagnoli) mette a fuoco la missione: «Vogliamo allargare il portafoglio licenze, diventando il punto di riferimento per l’abbigliamento kids dei grandi marchi», annuncia l’amministratore delegato Niccolò Monicelli nel quartier generale di Jesi (Ancona), appena ampliato fino a 4mila metri quadrati.
Un portafoglio di licenze sempre più ricco
Il marchio Simonetta, uno degli storici brand italiani del segmento kids, resta in vita seppur ridimensionato. Ma la frontiera di sviluppo è rappresentata dalle produzioni per terzi: alle licenze già in casa di Stella McCartney (appena avviata con la primavera-estate 2022), Balmain, Emilio Pucci, Fay, Elie Saab, Douuod, e agli accordi di produzione con Fendi e Thom Browne, si è appena aggiunta la licenza per produrre e distribuire la prima collezione junior di Eleventy, il marchio fondato da Marco Baldassari e Paolo Zuntini che fa capo al 51% a Vei Capital. L’accordo è quinquennale a partire dall’autunno-inverno 2022-2023.
Sarà una collezione maschile e femminile da 4 a 16 anni, con una distribuzione internazionale in negozi multibrand e department store. «Un prodotto innovativo e smart», dice Monicelli, che riproporrà la filosofia di vita che ha fatto la fortuna di Eleventy «e che oggi con orgoglio rivolgiamo ai più piccoli», spiegano Baldassarri e Zuntini.
Conti in aumento del 22% anche nell’anno della pandemia
Le licenze stanno dunque spingendo il fatturato di Simonetta, che è cresciuta anche nell’anno della pandemia, toccando nel 2020 i 33 milioni di euro (+22%), col 65% di export e il ritorno all’utile. Negli ultimi tre anni i dipendenti sono passati da 90 a 140 e i ricavi stanno per raddoppiare (nel 2018 erano 20 milioni). «Quest’anno contiamo di chiudere poco sotto i 40 milioni – spiega Monicelli – con un perimetro simile a quello dell’anno scorso perché gli effetti della licenza Stella McCartney, che ha visto la prima campagna vendite crescere del 25%, si sentiranno soprattutto nel 2022».
A quel punto il margine operativo lordo di Simonetta è previsto al 10%. Stella McCartney ha permesso all’azienda marchigiana di entrare in contatto con una piattaforma produttiva cinese, che si affianca ai laboratori al 90% made in Italy e, per il resto, situati in Portogallo, Turchia, Est Europa. Ma tra i progetti c’è quello di portare in Italia una parte della produzione della collezione della stilista inglese.
Nel 2023 il primo bilancio di sostenibilità
Ora che ha cambiato pelle, Simonetta guarda con decisione anche alla sostenibilità: «Nel 2023 faremo il primo bilancio di sostenibilità, di cui ci stiamo dotando a livello di gruppo – annuncia Giovanni Fazio, ad della holding Carisma –. Vogliamo fare il lavoro Esg (environmental, social, governance) in maniera seria».
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