La crescita dei vini maremmani: Santa Lucia raddoppia gli ettari vitati
L’azienda agricola di Magliano in Toscana punta su Morellino, Vermentino e sullo storico (e distintivo) Ansonica
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
Naturalmente il Morellino e il Vermentino, ma anche la scommessa testarda sull'Ansonica, il vino bianco dell'Argentario a conferma di un forte legame con il territorio e con le origini. Perché le prime testimonianze di compravendite di uve Ansonica coltivate negli 1,5 ettari di vigneto sull'Argentario, nel versante sud che si affaccia verso Porto Ercole risalgono alla fine dell'800.
Ma la nuova scommessa sulla Maremma e sui suoi vini chiave che oggi sono Morellino e Vermentino è di pochi mesi fa, quando con l’acquisto di nuovi 20 ettari (in località Cupi tra Fonte Blanda e Talamone sempre in provincia di Grosseto) sarà realizzato il raddoppio delle superfici vitate aziendali.
È la storia dell’azienda agricola Santa Lucia di Magliano in Toscana (Grosseto) ma la cui storia risale alla fine dell’800 con la prima produzione di uve Ansonica che ancora oggi rappresenta il vino “distintivo” dell'azienda.
«Vogliamo mantenere un forte legame con questo vino e questo vitigno che sono tipici del nostro territorio – spiega il titolare di Santa Lucia (insieme al fratello ed enologo Lorenzo), Luca Scotto – ma naturalmente negli anni ci siamo evoluti con i due prodotti chiave della Maremma Toscana che sono Morellino di Scansano Docg e Vermentino. E proprio in questa ottica l'Ansonica (uva a bacca bianca molto diversa e quindi complementare rispetto al Vermentino) l’abbiamo reinventata in più modi. Oggi ne produciamo anche una tipologia che fa otto mesi di fermentazione e affinamento in barrique che chiamiamo Eroica e soprattutto uno spumante metodo classico chiamato “PerLapo”. Ne produciamo circa 1.500 bottiglie l'anno che vanno esaurite».
L'azienda agricola Santa Lucia produce in media 230mila bottiglie l'anno. Di queste circa 130mila sono di Morellino (70mila) e Vermentino (60mila). Segue l'Ansonica prodotto in circa 25mila bottiglie «per una gamma che poi è completata da diversi vini prodotti da tagli di uvaggi internazionali Cabernet, Petit Verdot, Merlot e il Syrah per i rossi (ai quali va aggiunto l'italianissimo Ciliegiolo) e Viognier (bianco) che sono imbottigliati sotto l'etichetta Maremma Toscana. Soprattutto i rossi sono Supertuscan realizzati solo nelle annate migliori.
«Di questa produzione – aggiunge Scotto – oggi il 30% circa è diretto ai mercati esteri, prevalentemente dell’Europa Centrale anche se in anni recenti abbiamo avviato le spedizioni anche in Usa e Canada. Con il nuovo investimento produttivo puntiamo a crescere ma abbiamo anche l'obiettivo di incrementare la quota di export per arrivare almeno a un 50% sulla produzione totale».
La gamma dei vini è poi completata da un vino da dessert, un vin santo dal nome Graticcio prodotto (in circa 3-4mila bottiglie) da un blend di Ansonica e Trebbiano.
«Negli anni abbiamo avviato anche la produzione di distillati – ha aggiunto Scotto – tra i quali oltre alle grappe c'è oggi anche un gin al quale abbiamo dato il nome ArGINtario nel quale il legame con il territorio è assicurato dall'utilizzo, nella componente botanica, del finocchietto marittimo».
A chiudere il cerchio del business aziendale l’agriturismo con 15 posti letto. «Anche in questo rivendichiamo di essere stati tra i pionieri – dice ancora Luca Scotto– siamo attivi dal '92 e siamo titolari della licenza agrituristica numero 2 della provincia di Grosseto. L'agriturismo sorge invece di fronte al Parco Naturale della Maremma a pochi chilometri dal mare di Talamone, circondato da vigneti, e dalla terrazza della cantina si scorge il promontorio dell'Argentario. Anche l'attività agrituristica è sempre andata bene, ma mai come ora. Dal post Covid a oggi abbiamo triplicato le presenze».
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