Bilanci

La crisi colpisce la cultura

Il 17° Rapporto federculture getta uno sguardo sul presente e indica le prospettive per il futuro, in attesa del G20 della Cultura a Roma

di Giuseppe Cosenza

Dati sui consumi culturali, musei e turismo

4' di lettura

Nella cornice della sala conferenze di Palazzo Massimo è stato presentato il 17° Rapporto Annuale Federculture 2021 “Impresa Cultura. Progettare e ripartire”, alla presenza di un ospite d'eccezione il ministro della Cultura Dario Franceschini che ne ha curato la prefazione. L'intervento centrale del convegno phygital è stato quello di Daniela Picconi, vice presidente di Federculture che ha illustrato gli elementi cardine del volume edito da Gangemi editore e realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo e con il sostegno di partner istituzionali, quali l'Istituto per il Credito Sportivo e Intesa Sanpaolo.
Il Rapporto presenta una novità rispetto a quelli precedenti, ossia apre con dati e indicatori sui finanziamenti, i consumi e la partecipazione culturale, i flussi turistici che nei precedenti rapporti erano inseriti in appendice. Il volume prosegue con i risultati di un questionario somministrato a un panel di enti e imprese culturali, volto a rilevare gli impatti dovuti alla crisi, ma anche a sondare le aspettative e le esigenze di interventi necessari al rilancio del settore e ad una sua crescita duratura. Come di consueto il Rapporto è arricchito da una raccolta di saggi ad opera di esperti del settore.

Gli effetti della crisi

Nel 2020 si è fatto sentire il peso della crisi sulla spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione. Tale valore di spesa si riduce a 56 miliardi di euro complessivi (era di oltre 73 miliardi nel 2019), ritornando ai livelli del 2000, e quindi di circa vent'anni fa, quando la stessa voce era appunto di uguale entità. Il livello di spesa media mensile per ricreazione, spettacoli e cultura passa da 127 a 93 euro al mese, con un calo del 26%, mentre le spese per i pacchetti vacanza e servizi ricreativi e culturali perdono rispettivamente il 56,8% e il 37,3%. È evidente la diminuzione registrata nel settore dello spettacolo dal vivo, dove tutti gli indicatori – numero di spettacoli, presenze, ingressi, spesa del pubblico – segnano variazioni negative oltre il 70%. I siti statali segnano un -75,6%. Il turismo stesso del resto vede una perdita di 27 miliardi (-61%) in termini di spesa dei turisti stranieri, i cui arrivi scendono da 65 a 16 milioni segnando un -74,7%, gli arrivi domestici segnano una diminuzione del 44,2%.

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Le note positive

Durante la pandemia è aumentata la lettura, +3,5% (2019/2020), l'acquisto di libri sui canali online è passato dal 27% al 43% e il prestito bibliotecario è quasi triplicato, +140%. L'Art bonus aumenta in maniera considerevole: il valore cumulativo al 31 dicembre 2020 è di 546,6 milioni di euro di erogazioni, provenienti da circa 22.000 mecenati che hanno donato circa 130 milioni di euro, per interventi per il patrimonio culturale. Nel maggio 2021 le donazioni sono state pari a 560 milioni di euro.

Rispetto all'indagine sul campo effettuata da Federculture, in aprile 2021, su un campione di 134 tra enti e aziende culturali mirata a far emergere gli impatti della crisi, ma anche le aspettative e le prospettive per la ripresa, le principali evidenze restituiscono luci e ombre. La crisi ha colpito e duramente: il 62% delle imprese dichiara impatti sul proprio bilancio a seguito della crisi da Covid-19 fino al 60%, per il 12% l'impatto è anche superiore a questa soglia. Le imprese culturali che segnalano un impatto sul bilancio superiore al 60% sono quelle la cui attività principale è espositiva museale (per il 20% di tali attività a fronte di una media del 12). Ma tra le imprese dello spettacolo dal vivo si ritrova la percentuale più alta, il 43% dichiara un impatto tra il 30% e il 60%.

Alcune note positive riguardo i consumi culturali: secondo il 50% dei rispondenti, la pandemia ha modificato le abitudini di consumo culturale del pubblico, ma in positivo, ossia facendo scoprire nuove forme di fruizione culturale e per quasi il 40% ha fatto rivalutare il valore della cultura proprio per la sua temporanea inaccessibilità. Meno del 20% ritiene che la pandemia abbia scoraggiato la fruizione culturale anche nel lungo periodo o che abbia allontanato le persone dalla cultura ma solo nella fase del lockdown.

Come ripartire?

Il settore culturale è già pronto e auspica risposte concrete e decise dalla politica. Una percentuale più alta del 70% dei rispondenti ritiene che sarebbe opportuno rendere detraibili per i cittadini le spese per i consumi culturali; oltre la metà pensa si dovrebbe estendere la possibilità di utilizzo dell'Art bonus e investire in formazione, professionalità e competenze, ma sono considerati prioritari anche gli investimenti in innovazione tecnologica e produzione digitale e il rafforzamento di reti di collaborazione territoriale e settoriale. Solo il 25% circa ritiene che sia utile migliorare l'assetto del mercato del lavoro di riferimento e definire un CCNL unico per l'intero comparto.

In chiusura il ministro Franceschini ha posto l'accento sulle piattaforme digitali di fruizione dei contenuti culturali che non cannibalizzano i consumi, bensì allargano la platea dei fruitori (vedi ITsART, ndr) e sulle detrazioni delle spese culturali, le quali possono avvantaggiare solo chi ha reddito, mentre non hanno alcun effetto su chi non ha la possibilità di detrarre perché privo di reddito. È necessario porre in essere strumenti di leva fiscale capaci di eliminare le distorsioni e le disuguaglianze. Il ministro ha poi annunciato un G20 Cultura che si terrà il 29 e il 30 luglio a Roma, alla presenza del presidente Draghi e che inizierà, in maniera simbolica, nello scenario spettacolare del Colosseo.

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