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La crisi gela i laureati: occupazione giù del 9% rispetto al 2019

Dai numeri di AlmaLaurea sui primi 5 mesi del 2020 una nuova fotografia sull’effetto-Covid: giù richieste di curriculum e annunci di lavoro, tranne che per i medici

di Eugenio Bruno

Università, gli atenei italiani risalgono la classifica mondiale

3' di lettura

L’emergenza coronavirus irrompe anche nelle tradizionali rilevazioni di AlmaLaurea. Insieme al rapporto annuale sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati (fino al 2019) il consorzio universitario con sede a Bologna presenta un anticipo, causa pandemia, dei risultati dei primi cinque mesi del 2020. Numeri che finiscono inevitabilmente per prendersi tutta la scena. A cominciare dal -9% di occupati registrato tra chi si è laureato un anno fa (che diventa -1,6% tra i possessori di una laurea magistrale).

Interessante, per capire come e quanto la crisi in atto stia incidendo sull’occupabilità dei nostri giovani, è anche la fotografia del calo di annunci di lavoro e richieste di curricula registrato sulla banca dati della stessa AlmaLaurea. Con una piccola inversione di tendenza a partire da maggio che può farci sperare in un inizio di ripartenza.

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In calo le richieste di curricula

Seppure imperfetta dal punto di vista statistico (in quanto sbilanciata sulle grandi imprese del settore industriale e dell’informatica a dispetto delle piccole e piccolissime aziende), la banca dati dei curricula della rete AlmaLaurea - con i suoi 3,1 milioni di laureati di 76 atenei sparsi lungo la penisola - rappresenta un “termometro” della domanda di lavoro qualificato ai tempi del Covid-19.

Se a gennaio risultavano acquisiti oltre 100mila curricula, con un aumento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2019, a febbraio è iniziata la frenata: -17,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, che è poi diventato -45,1% a marzo e -56,1% ad aprile. Prima, lieve, inversione di tendenza solo a maggio (-55,8%), in coincidenza con l’avvio della Fase 2.

Unica eccezione i medici

Il calo della domanda di curriculum vitae è stato trasversale. E ha riguardato tutti i tipi di corso (sia di primo sia, soprattutto, di secondo livello), tutte le aree territoriali (anche se ha penalizzato in misura più consistente gli atenei del Nord) e tutti i gruppi disciplinari. Unica eccezione i medici, per i quali le richieste di informazioni sono addirittura triplicate. Passando, nel giro di 12 mesi, da 9mila a 27mila.

Meno annunci di lavoro

Dal trend degli annunci di lavoro sulla bacheca della stessa AlmaLaurea arrivano ulteriori conferme della “gelata” in atto. Sebbene con effetto ritardato rispetto ai curricula forse perchè le aziende programmano in anticipo l’uscita delle inserzioni. A gennaio 2020 sono stati pubblicati 5.920 annunci (+6,5% rispetto a 2019) e anche a febbraio i risultati sono stati superiori all’anno precedente (+3,5%). Da marzo in poi si è aperto il baratro: -31,0% , che ad aprile è diventato -53,2 per cento. Stavolta senza alcun effetto-ripartenza, considerando che a maggio 2020 si è arrivati a -64,2 per cento.

Più disoccupati rispetto a un anno fa

Passando alle categorie tradizionalmente investigate da AlmaLaurea emerge il terzo e definitivo indizio sull’aumento della disoccupazione, causa Covid-19, anche tra i laureati. Nei primi cinque mesi del 2020 il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo è stato del 65,0% tra i giovani in possesso di un titolo di primo livello e al 70,1% tra quelli di secondo livello.Con una diminuzione rilevante rispetto al 2019: rispettivamente, -9% e -1,6 per cento.

Penalizzati soprattutto le donne e i giovani del Sud

Come spesso accade, a pagare il conto più salato della crisi sono le categorie più deboli: giovani e donne. Le differenze di genere risultano addirittura cresciute rispetto a 12 mesi fa. Più nel dettaglio, tra i laureati di primo livello il tasso di occupazione è stato del 69,1% per gli uomini e del 62,4% per le donne (contro il 77,2% e il 72,2% del 2019); tra quelli di secondo livello il tasso di occupazione è stato del 75,5% per i ragazzi e del 66,2% per le ragazze (mentre l’anno scorso era risultato del 76,5% e del 68,2%).

In aumento anche i divari territoriali, specialmente tra i laureati di primo livello. Al Nord il loro tasso di occupazione si è attestato sul 71,4%; al Mezzogiorno al 56,5% (nel 2019 erano, rispettivamente, 80,6% e 64,8%). Chissà che questi numeri non facciano dell’università e del lavoro dei giovani una delle priorità in vista degli imminenti Stati generali voluti dal governo.

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