ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl rilancio dell’usato

La crisi dei semiconduttori fa la fortuna delle imprese con flotte di proprietà

Boom delle quotazioni

di Alberto De Pasquale

3' di lettura

Quando si parla di mobilità aziendale è quasi istintivo associarla al noleggio a lungo termine, come formula ideale per l’aggiunta di nuovi veicoli alla flotta. Meno immediato, invece, è pensare all’acquisto. Eppure, in Italia esistono flotte aziendali con quote anche piuttosto rilevanti di veicoli di proprietà.

Si tratta di una soluzione che richiede un diverso approccio per una gestione efficiente delle autovetture in ogni fase del loro impiego attivo, anche quando si arriva a occuparsi della loro dismissione: un aspetto che rischia di essere sottovalutato, ma in grado di fare la differenza, alla luce dell’attuale situazione del mercato automotive.

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Con il protrarsi della crisi dei semiconduttori e i conseguenti ritardi nella produzione e nella consegna di nuovi modelli, le auto usate sono diventate sempre più appetibili, con un conseguente aumento dei prezzi che ne rende estremamente interessante (e profittevole) la rivendita. Per questo, Econometrica ha realizzato una rilevazione con Auto1.com, per capire se e quanto i fleet manager italiani sappiano gestire la fase di rivendita delle vetture.

Innanzitutto si è cercato di stabilire l’ammontare della quota di vetture in proprietà presenti nelle flotte aziendali italiane. Ne è emerso che circa il 25% del parco auto complessivo delle aziende italiane è di proprietà e, secondo quanto emerge dalle previsioni sull’andamento delle vetture in flotta, tale valore è destinato a rimanere stabile.

«La flotta di proprietà non è morta: c’è ancora un gran numero di flotte che hanno veicoli in proprietà, che sia una quota o la totalità dei veicoli», dice Francesco Rocchi, Director Sales & Remarketing di Auto1.com. «C’è anche - continua Rocchi - una crescita del leasing, una soluzione che offre la possibilità di riscatto dell’auto, se questo è conveniente rispetto alla restituzione alla società di leasing, per poi eventualmente provvedere alla dismissione».

Dall’indagine emerge che la presenza di vetture di proprietà nei parchi aziendali italiani è destinata a rimanere stabile nei prossimi anni. Tra i principali canali per la dismissione delle auto usate al primo posto spiccano i commercianti locali con i quali le aziende collaborano; al secondo posto c’è il ricorso alla rottamazione e al terzo la vendita a privati. Non mancano anche altre modalità, come la vendita dopo bando di gara, l’acquisto da parte dei dipendenti, la permuta sul nuovo e il riacquisto dei concessionari.

I canali per la rivendita delle auto aziendali, quindi, non mancano. Ma la fase di dismissione delle vetture usate può nascondere delle insidie. Sia che si tratti di proprietà o leasing, la dismissione è un aspetto rilevante, che però secondo Rocchi viene spesso sottovalutato: «La dismissione è la fase su cui si hanno maggiori difficoltà».

Quali sono le principali problematiche? Cambiano principalmente a seconda delle dimensioni della flotta. Le aziende con meno di cento auto di proprietà faticano soprattutto a individuare il valore del veicolo e a svolgere tutte le pratiche burocratiche per la rivendita. Chi, invece, gestisce parchi auto di grandi dimensioni, da oltre cento vetture, ha difficoltà in particolare a trovare tempo per la fase di rivendita.

La dismissione è una fase su cui si hanno grandi difficoltà perché le aziende non hanno, a oggi, un piano strutturato esclusivamente dedicato a questa fase. Le criticità evidenziate dai fleet manager, principalmente legate alla fase logistico-organizzativa e al tempo necessario per portare a termine l’intero processo, possono essere risolte ricorrendo ad un unico partner, come succede anche in altre fasi della filiera di gestione della flotta. In tal modo un unico soggetto si prende cura di tutte le fasi e garantisce la rivendita al prezzo ottimale di mercato, con la relativa diminuzione del TCO, fondamentale per l’efficienza della gestione.

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