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La Croazia è in Schengen, opportunità e novità sul fronte lavoro e turismo

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di Barbara Ganz e Valentina Saini

3' di lettura

Il primo gennaio del 2023 la Croazia è entrata a fare parte dei paesi Schengen, la regione europea «senza confini». È stato il primo ampliamento registrato in questi anni, e ha di fatto spostato i confini esterni dell’Europa. Un cambiamento significativo anche dal punto di vista sociale ed economico: per le comunità italiane le barriere cadono e in settori come il turismo l’eliminazione delle frontiere significa creare occasioni e nuove opportunità, che a seconda di chi guarda diventano nuovi elementi di concorrenza.

I progetti

Le collaborazioni transfrontaliere sono già intense su più fronti, a cominciare da quello energetico. Ne è un esempio la nascente Hydrogen Valley del Nord Adriatico, che è di fatto la prima cross valley capace di interessare più Paesi confinanti.Un ecosistema transnazionale che unisce Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, basato sulla filiera dell’idrogeno, secondo un modello innovativo, ma replicabile. La NAHV (North Adriatic hydrogen valley) prende le mosse dalla lettera di intenti firmata a marzo 2022 dai rappresentanti del ministero delle Infrastrutture sloveno, dal ministero croato dell’Economia e sviluppo sostenibile e dalla Regione autonoma Fvg: la durata è di 72 mesi (gli ultimi due di monitoraggio), il budget è 25 milioni (bando Horizon), ma con un effetto leva che vale 700 milioni nella “valle”.

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Geopolitica

Un ampio dibattito sulla Croazia nell’area Schengen, sotto l’aspetto storico, culturale, economico, sociale e del mondo del lavoro, ha coinvolto Comunità croata di Trieste e Consiglio regionale del Fvg, che hanno dato voce agli esperti per approfondire problemi e opportunità della novità geopolitica del 2023. Fra le testimonianze quella dello spedizioniere Francesco Parisi, dell’omonima e storica società triestina, che vede l’ingresso della Croazia in Schengen come «un ulteriore superamento della claustrofobia che abbiamo vissuto a lungo nel Ventesimo secolo». Con riflessi positivi sull’economia: «Nei traffici portuali viviamo un periodo di grande sviluppo, grazie all’ingresso nell’Ue di nazioni che rappresentano il nostro naturale hinterland».

La regione istriana

Per Robert Momić, presidente della Camera artigianale della regione istriana, i fattori di attrazione per le imprese del NordEst sono facili da comprendere: «L’Istria è la regione più occidentale della Croazia, molto vicina all’Italia. I legami storici e la conoscenza dell’italiano, che per molti residenti è la lingua madre, contribuiscono notevolmente alla cooperazione economica. La maggior parte degli abitanti parla italiano e l’intera regione è bilingue. E, nei rari casi di potenziali partner locali non italofoni, si trova facilmente un aiuto linguistico».

E poi c’è il capitolo degli aiuti: «La regione offre contributi per le aziende con sede nel territorio. I comuni hanno maggiori possibilità, soprattutto per quanto riguarda gli spazi nelle zone commerciali di loro competenza. E le aziende italiane sono riconosciute in Istria come partner auspicabili e affidabili. Come camera, lavoriamo per rappresentare gli interessi dei nostri soci, gli artigiani istriani. Nell’ambito del progetto Nordest, intendiamo organizzare incontri tra i nostri soci e artigiani, e imprenditori italiani, con l’obiettivo di migliorare la cooperazione economica». Quanto alla Croazia ormai parte dell’eurozona e dello spazio Schengen, «questo faciliterà il flusso di persone e merci in entrambe le direzioni. Prevediamo effetti positivi in tutti i campi, dalla manifattura e dal commercio, dai servizi al turismo».

Le prospettive

Per Alessandro Minon, presidente di Finest Spa (la finanziaria del Friuli VG) i punti di forza della Croazia sono «la vicinanza territoriale, culturale e linguistica, una logistica ben sviluppata. La Croazia è solidamente ancorata alle economie occidentali e l'indebitamento pubblico è relativamente basso, il rapporto tra debito e Pil è pari al 78%. Vanta una popolazione altamente scolarizzata e indicatori su disoccupazione, povertà e popolazione giovanile nella media dell’eurozona: è uno dei mercati più stabili dell'area. Inoltre Zagabria ha ottenuto uno stanziamento di 9,9 miliardi di euro per il Pnrr, la cifra più alta tra gli Stati membri in rapporto al Pil».

E dopo l’ingresso in area Schengen ed Eurozona, «possiamo aspettarci che si avvicini ai medesimi standard economici e sociali, livelli di investimento e clima imprenditoriale dei paesi UE più avanzati. Per le imprese italiane significa poter contare su un partner più stabile e affidabile». Non manca qualche punto debole: «La Croazia condivide con gli altri Paesi europei e i vicini balcanici una certa difficoltà nel reperire manodopera, aggravata dal calo demografico dovuto all'emigrazione di molti giovani lavoratori e famiglie. E c’è il tema della diversificazione economica: il turismo è una risorsa fondamentale per il Paese ma insufficiente per sostenerne lo sviluppo».

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