La cucina italiana nel mondo cresce dell’11% e vale 228 miliardi
Dal report “Frontiere evolutive per il settore del Foodservice” di Deloitte emerge che il made in Italy ha una penetrazione del 19%, con il 60% del valore totale che va a Usa e Cina
di Maria Teresa Manuelli
2' di lettura
Con una crescita dell’11% sull’anno precedente, la cucina italiana nel mondo raggiunge un valore complessivo di 228 miliardi di euro, quasi in linea con il valore pre pandemia che nel 2019 era stato di 236 miliardi. È il dato più evidente che emerge dal report Foodservice Market Monitor “Frontiere evolutive per il settore del Foodservice” redatto dalla società di consulenza Deloitte.
Su un mercato della ristorazione che nel 2022 a livello globale ha raggiunto i 2,6 trilioni di euro (ovvero 2,6 miliardi di miliardi), quella made in Italy ha una significativa penetrazione (19%), anche se oltre il 60% di tutto il valore è detenuto da Stati Uniti e Cina. Ma proprio gli Usa, assieme a Germania e Brasile, sono le regioni dove la penetrazione dei ristoranti italiani è maggiore: detenendo rispettivamente il 33%, 25% e 23% del totale, dopo naturalmente la stessa Italia (con l’86%).
Secondo le stime di Deloitte, il mercato mondiale del foodservice continuerà a crescere nei prossimi anni, con un Cagr (tasso di crescita annuale compost) 2022-2027 del +4,5%, principalmente trainato dai Paesi asiatici (+6,4 per cento).
Nel mondo i ristoranti “full service”, ovvero tradizionali, continueranno a essere la tipologia prevalente nei prossimi anni, con un Cagr 2022-2027 di +4,7 per cento. E proprio in questa tipologia l’Italia è il primo Paese in Europa per numero. I ristoranti tradizionali da noi, infatti, rappresentano la metà del mercato, mentre nel resto del mondo la percentuale scende al 46 per cento.
Le catene, invece, pesano per noi appena il 9% del totale nel 2022, nonostante l’incremento evidenziato nell’ultimo anno (+44,4 per cento). A fronte di una espansione nel resto del mondo che le porta a detenere ormai un terzo del mercato, mostrando ancora una crescita a doppia cifra (+19,4%, principalmente trainate dal Nord America). «Un ulteriore salto di qualità del foodservice – sottolinea Tommaso Nastasi, partner e value creation service leader di Deloitte Italia – non può prescindere dalla coesione tra i diversi attori della filiera, tramite aggregazioni e partnership che valorizzino il territorio e le sue eccellenze imprenditoriali».
Uno sguardo al delivery mostra che questi ha aumentato la sua quota sul mercato globale passando dal 5% al 19% (2016 vs 2022), mentre il segmento “travel” è quello che ha evidenziato la crescita maggiore (+43 per cento). Dal report emerge, infine, che per quanto riguarda il posizionamento, i ristoranti di cucina italiana nel mondo si collocano nei “value-for-money”, ovvero quelli che presentano un buon rapporto qualità-prezzo. Nei Paesi asiatici, al contrario, risultano avere un posizionamento “premium price”.
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