emergenza arte

La cultura chiusa ai tempi del coronavirus

Centotrentatrè musei statali chiusi da Venezia a Milano, passando da Torino e Ravenna, rinviate le mostre. Spettacoli sospesi in teatri e cinema

di Roberta Capozucca e Marilena Pirrelli

7' di lettura

Mentre continua a crescere il numero di contagi, le conseguenze del DL 23 febbraio 2020 n. 6 (e le successive integrazioni del MIUR e delle Regioni) iniziano a pesare sulle organizzazioni culturali di tutto il territorio. Tra le misure urgenti da applicare per limitare la diffusione del Coronavirus, il decreto adottato dal Consiglio dei Ministri prevede la chiusura forzata dei Musei fino al 1° marzo e la sospensione della prossima edizione della domenica gratuita nei circa 455 musei, parchi archeologici statali e siti comunali sparsi per l'Italia prevista per il 1° marzo, l'iniziativa reintrodotta dal ministro Franceschini in maniera stabile neanche un mese fa e che dalla sua introduzione nel 2014 ha portato nei musei statali oltre 17 milioni di visitatori. Una chiusura senza precedenti, che si prefigge di limitare occasioni di aggregazioni ma che peserà direttamente sul settore in particolare sulle sette regioni italiane che ad oggi sono state ora incaricate di chiudere i musei e applicare varie restrizioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Si sta parlando di 133 tra musei, parchi archeologici, abbazie, chiese templi chiusi, di cui 75 a pagamento che nel 2018 hanno registrato l’ingresso di oltre 8 milioni di visitatori e 30,8 milioni di euro di introiti lordi.
E che il turismo culturale prima del coronavirus avesse preso la giusta china lo dimostrano anche i dati presentati nei giorni scorsi dal Ciset: nel 2018 la spesa internazionale del turismo culturale ha sfiorato i 16 miliardi di euro e pesa per il 58% del totale delle entrate registrate in Italia, con un incremento del 2%, più contenuto rispetto al +8,3% del 2017. Alla cifra totale vanno comunque aggiunti 1,8 miliardi di spesa dei turisti del 'paesaggio culturale' ovvero gli interessati all'enogastronomia, alla ruralità e alla natura. Nel 2018 le province di Roma, Venezia, Milano, Firenze e Napoli hanno attratto oltre il 46% delle entrate totali per turismo internazionale, di cui Colosseo, Pompei, Uffizi e Accademia a Firenze e Castel Sant'Angelo pesano quasi il 60% degli introiti. Ora però che nella top dei 30 siti statali più visitati sono chiusi il Cenacolo e Brera a Milano, Venaria Reale, Museo delle Antichità Egizie e Musei Reali a Torino, il Museo Archeologico e le Gallerie dell'Accademia di Venezia, il Museo di Palazzo Ducale a Mantova e il Castello Scaligero, le Grotte di Catullo e il Museo Archeologico a Sirmione, il Museo storico del Castello di Miramare a Trieste, cosa accadrà? Il bilancio si potrà fare solo a emergenza rientrata quando la cultura tornerà ad aprire le sue porte.
Non solo le istituzioni statali hanno chiuso: a Milano gli spazi di Pirelli HangarBicocca sono temporaneamente chiusi, stessa cosa per la Fondazione Prada . A Torino è rinviata al Castello di Rivoli la mostra sulla «The Sigg Collection of Contemporary».

Un grido di allarme arriva dalle imprese culturali attraverso Federculture che chiede al ministro Dario Franceschini di convocare le parti coinvolte per interventi urgenti. «Gli effetti dell'allarme provocato dal diffondersi del contagio del Coronavirus nel nostro Paese si stanno abbattendo con particolare gravità sull'intero settore della cultura» scrive il presidente Andrea Cancellato. «Le filiere della cultura e dello spettacolo subiscono in questi giorni danni provenienti contemporaneamente da diverse direzioni. Dalle chiusure precauzionali, ai timori diffusi di trovarsi in luoghi pubblici, alla sostanziale paralisi del turismo interno oltre che quello internazionale, deriva il rischio di piegare un comparto essenziale non solo per nostra economia ma per la nostra stessa qualità della vita». Insomma la chiusura per le imprese culturali si sta rivelando una vera e propria calamità che potrebbe produrre danni strutturali in un ambito che registra già livelli precari di sostenibilità. Per questo Federculture chiede al ministro: «che vada affrontata anche questa parte della crisi che il sistema Italia sta attraversando, con interventi urgenti di contenimento dei suoi effetti a breve e medio termine, e chiede di convocare le parti coinvolte per esaminare le possibili misure da adottare, anche in termini di adeguata comunicazione, e unire alla doverosa attività di prevenzione le azioni necessarie per ridurre l'impatto che la situazione sta avendo sulle aziende e le istituzioni della cultura».

Teatri
Il Piccolo Teatro ha annullato le sue repliche comprese le recite pomeridiane fino a nuova comunicazione da parte degli Organismi preposti. Alla Scala di Milano annullate, dopo la prima di sabato scorso, le repliche del «Turco in Italia» e de «Il Trovatore ». A Venezia il programma della Fenice sospeso: «pensiamo di ricalendarizzare le manifestazioni nei prossimi mesi, per rendere agli spettatori quel che hanno perso provvisoriamente”. Lo dice il soprintendente del teatro La Fenice, Fortunato Ortombina. “Non possiamo rinunciare - ha spiegato - alla Nona di Beethoven, che per noi è l'appuntamento principe dei 250 anni dalla nascita”. Quanto invece agli eventi forzatamente cancellati per il Carnevale, in particolare l'Elisir d'Amore di Donizetti, Ortombina ha detto che “gli spettatori hanno diritto al rimborso del biglietto, con le modalità già previste e che si possono richiedere sul sito o alla biglietteria”.

Loading...

Primo bilancio
I dati certi e allarmanti arrivano da Federturismo secondo cui solo per il mese di febbraio le perdite si aggirerebbero intorno ai 5 miliardi di euro. Tra gite scolastiche annullate con rimborsi per causa di forza maggiore, settimane bianche saltate e stranieri spaventati dall'Italia in parziale quarantena, alberghi e agenzie di viaggio calcolano danni enormi. E già si aspettano un crollo delle prenotazioni per i ponti pasquali e primaverili. L'Associazione veneziana degli albergatori dopo la chiusura anticipata del Carnevale stima un 40% di disdette, mentre a Milano si parla di un 30% di cancellazioni per lunedì 24 e martedì 25 e un 15% per il weekend. Ma soffre pure la Sicilia che chiede alla Regione di proclamare lo “stato di calamità” e sostenere economicamente le imprese del settore. Intanto già cinque Paesi, dall'Irlanda a Israele passando per Montenegro, Macedonia e Serbia, hanno sconsigliato ai propri cittadini di venire in Italia.

Fiere d'arte
E mentre a Milano si iniziano a mettere in dubbio i prossimi principali eventi culturali della città: il Salone del Mobile e Miart, la fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea che con 181 gallerie provenienti da tutto il mondo confermate il 17 aprile dovrebbe aprire le porte alla sua 25esima edizione, ovunque il mondo dell'arte corre ai ripari per arginare l'emergenza. Dopo il rinvio di Art Basel e Art Central che si sarebbe dovute tenere tra il 19 e il 21 marzo a Hong Kong, ora anche Beijing's Jingart ha annunciato la cancellazione dell'evento previsto per il 21 maggio. Anche da T he European Fine Art Fair - Tefaf Mastricht 2020 arrivano cattive notizie, ma solo per gli operatori provenienti dai paesi che hanno attivato restrizioni e che non consentono le partenze per la 33ª edizione di uno dei principali eventi mondani dedicati all'arte e all'antiquariato. Così anche il Mercanteinfiera di Parma, l'appuntamento italiano dedicato all'antiquariato, modernariato e collezionismo vintage in programma dal 29 febbraio all'8 marzo slitta a giugno (6 al 14), ma invita i visitatori ad andare online sulla piattaforma Mercanteinfiera.it, dove il pubblico potrà ritrovare dal 27 febbraio per un mese le foto dei pezzi che gli espositori avrebbero presentato agli stand.

Cinema
Incassi in picchiata nelle sale, uscite rinviate a data da destinarsi, dal nuovo Verdone al Ligabue di Diritti: l'effetto coronavirus pesa anche sul cinema, che vede bruscamente interrotta la tendenza positiva registrata dal mercato lo scorso anno e nelle prime settimane del 2020. Nel week end il box office ha lasciato sul terreno -44% rispetto a una settimana fa, perdendo 4,4 milioni di euro (e 2,4 milioni sull'analogo fine settimana del 2019). Particolarmente critico il bilancio di domenica, giornata clou per gli incassi settimanali: -673mila euro rispetto a sabato, quasi 2 milioni
persi sulla domenica precedente, 1,6 milioni su un anno fa. Un effetto immediato della chiusura delle sale nelle regioni coinvolte dall'emergenza (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), vale a dire ben 850 schermi su un totale di 1830. Ma anche della paura del contagio: fatta eccezione per Molise, Puglia e Basilicata, domenica gli incassi sono andati giù un po' ovunque, con un -31% nel Lazio, -20% in Umbria, -12% in Liguria, -29% in Valle d'Aosta, stando alla radiografia del Cinetel. E certo non promette bene la raffica di rinvii: non arriverà
in sala il 27 febbraio, come annunciato, «Volevo nascondermi», l'atteso film di Giorgio Diritti con Elio Germano nei panni del pittore Ligabue, appena applaudito a Berlino, né «Si vive una vola sola» film di e con Carlo Verdone. Rinviati al momento sine die anche i cartoon «Lupin III - The First», la versione in computer grafica del personaggio di Monkey Punch, diretta da Takashi Yamazaki, e «Arctic - Un'avventura glaciale», e ancora «Cambio tutto», nuova commedia di Guido Chiesa (annunciata per il 5 marzo). Se il presidente dell'Anica, Francesco Rutelli, ha sottolineato il senso di responsabilità con cui l'industria si è adeguata alle misure per fronteggiare l'emergenza, pur evidenziando le “conseguenze economiche significative”, l’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) e Federvivo hanno chiesto al ministro della Cultura Franceschini di aprire uno “stato di crisi” per il settore. “Il blocco di ogni attività nelle regioni del Nord Italia sta generando infatti un impatto economico estremamente negativo, tanto per il crollo dei ricavi da bigliettazione quanto per la drastica riduzione delle paghe degli addetti del settore”, hanno scritto in una lettera aperta, invocando “adeguate risorse” e “provvedimenti normativi che evitino qualsiasi penalizzazione”. Prova a lanciare un messaggio positivo Mario Lorini, presidente dell'Anec, l'associazione degli esercenti: “Giustamente ci siamo adeguati alle disposizioni di chiusura delle sale nelle regioni interessate dall'emergenza, e siamo pronti a prendere atto di eventuali sviluppi. Ma altrove stiamo invitando tutti gli esercenti a lasciare le sale aperte”.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti