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la cultura produce poca ricchezza nel meridione

2' di lettura

La cultura è un capitale ancora sfruttato solo in minima parte al Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Secondo i dati del rapporto Io sono Cultura 2023 - curato da Unioncamere-Symbola-Centro Studi Tagliacarne – il sistema produttivo culturale e creativo (SPCC) genera nel Mezzogiorno un valore aggiunto diretto di 13,4 miliardi ed impiega quasi 265 mila persone, ma potrebbe raggiungere cifre ben più elevate considerato il suo immenso patrimonio storico-artistico e culturale.

Tutto questo senza considerare la capacità di attivazione sul resto dell'economia. La filiera culturale nel Meridione incide per il 3,9% sulla ricchezza totale prodotta e per il 4,2% in termini di occupazione, valori che a livello nazionale raggiungono, rispettivamente, il 5,6% e 5,8%. Tutte le regioni meridionali occupano gli ultimi posti nelle due graduatorie di riferimento. A chiudere le classifiche sono Sardegna (3,6% e 4,1%), Basilicata (3,3% e 4,0%) e Calabria (3,3% e 3,5%).

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La Campania è la realtà del Sud che contribuisce maggiormente all'industria culturale e creativa, con un valore aggiunto di 4,7 miliardi (pari al 4,9% dell'intera filiera ed al 4,4% dell'economia regionale) e oltre 87 mila lavoratori (pari al 5,9% del totale SPCC ed al 4,6% dell'occupazione regionale). A supportare il posizionamento della regione Campania è chiaramente la presenza di un grande agglomerato urbano come Napoli, che si colloca al quarto posto nella graduatoria provinciale per ricchezza prodotta dall'industria della cultura (3 miliardi) e posti di lavoro creati (52,2 mila), dietro altri grandi centri come Milano, Roma e Torino. Figurano nelle prime venti posizioni altre 2 province meridionali: Bari (con valore aggiunto: 1,3 miliardi; occupati: 25,4 mila) e Palermo (valore aggiunto: 1,1 miliardi; occupati: 19,7 mila).

In termini relativi, però, guardando quindi il peso che la filiera della cultura ha sull'economia locale, nessuna delle province meridionali si colloca nei primi venti posti, sia per quanto riguarda il valore aggiunto sia sul fronte dei lavoratori.

Volgendo lo sguardo alle specializzazioni settoriali, invece, in tutte le regioni del Sud si evince una minore rappresentatività dei comparti core, ovvero di quelle attività economiche che producono beni e servizi strettamente culturali (dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico alle arti visive e performative, a cui si aggiungono i comparti dell’architettura e design, della comunicazione, dell'audiovisivo e musica, dei videogiochi e software e dell'editoria e stampa). Da questi comparti deriva il 46% della ricchezza generata dal SPCC ed il 50,2% degli occupati, quote che in Italia si attestano al 55,2% ed al 57,1%.

La macro-ripartizione mostra dunque una prevalenza relativa delle attività creative driven, ovvero di quelle attività che non producono beni e servizi strettamente culturali, ma che impiegano competenze culturali e creative per accrescere il valore dei prodotti.

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