Dopo l’inchiesta del Wsj

La difesa di Instagram: non è tossico per gli adolescenti. Ma blocca il progetto Kids

L’azienda: investiamo in queste ricerche per identificare in modo proattivo dove possiamo migliorare

di Biagio Simonetta

Instagram non fa bene ai ragazzi e Facebook lo sa

4' di lettura

Instagram non ci sta. E dopo la pesantissima inchiesta del Wall Street Journal - ripresa anche dal nostro giornale - circa la ricerca (tenuta nascosta dal social) che svela come la piattaforma sia dannosa per le adolescenti, arriva una lunga nota per chiarire alcuni aspetti. Secondo il social di proprietà di Mark Zuckerberg, che ha pubblicato il post dal titolo “Cosa dice davvero la nostra ricerca sul benessere degli adolescenti e su Instagram”, «non è esatto che questa ricerca dimostra che Instagram è “tossico” per le ragazze adolescenti».

Lo studio, secondo quanto riferiscono da Menlo Park, «ha effettivamente dimostrato che molti adolescenti ritengono che l’uso di Instagram li aiuti quando stanno lottando con momenti difficili e problemi che gli adolescenti hanno sempre affrontato». La nota spiega che, in effetti, «in 11 delle 12 aree della diapositiva a cui fa riferimento il Journal», comprese quelle più gravi come la solitudine, l’ansia, la tristezza e i problemi alimentari, «più ragazze adolescenti che hanno affermato di aver lottato con quel tipo di problema hanno anche detto che Instagram ha reso migliori quei momenti difficili».

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Secondo la ricostruzione di Instagram, nella sua ricerca interna pubblicata in anteprima dal Wall Street Journal, «l’immagine del corpo è stata l’unica area in cui le ragazze adolescenti che hanno riferito di aver lottato con quel tipo di problema hanno affermato che Instagram ha peggiorato le cose. Ma anche qui, la maggior parte delle ragazze adolescenti che ha avuto problemi con l’immagine del proprio corpo ha comunque riferito che Instagram ha migliorato questo aspetto, o non ha avuto alcun impatto».

La difesa di Instagram prosegue anche sui numeri, con l’azienda Californiana che entra nel dettaglio della ricerca: «Oltre a contestualizzare i risultati specifici – è scritto - è anche fondamentale chiarire la natura di questa ricerca. Questa ricerca, in parte basata sul contributo di soli 40 adolescenti, è stata progettata per informare le componenti interne sulle percezioni più negative di Instagram da parte degli adolescenti. Non ha misurato le relazioni causali tra Instagram e i problemi del mondo reale. Questi documenti sono stati creati e utilizzati anche da persone che hanno compreso i limiti della ricerca, motivo per cui occasionalmente hanno usato un linguaggio stenografico, in particolare nei titoli. Lo studio di questi grandi problemi sociali e ciò che li influenza è complesso. L’articolo del Journal implicava che stavamo nascondendo questa ricerca e che i risultati sono sorprendenti, ma semplicemente non è così».

Poi l’affondo: «La nostra ricerca interna fa parte del nostro sforzo per ridurre al minimo il male sulle nostre piattaforme e massimizzare il bene. Investiamo in queste ricerche per identificare in modo proattivo dove possiamo migliorare, motivo per cui i peggiori risultati possibili sono evidenziati nelle diapositive interne».

Sospeso il progetto Instagram Kids

Intanto, però, il capo di Instagram, Adam Mosseri, ha annunciato la sospensione del progetto Instagram Kids. E un nuovo focus sugli strumenti di parental control. Sul blog aziendale, Mosseri ha spiegato un po’ questa decisione: «Abbiamo iniziato questo progetto per affrontare un problema importante visto in tutto il nostro settore: i ragazzi hanno in mano uno smartphone ormai in età sempre più giovane, dichiarando erroneamente la loro età, e scaricando applicazioni che sono destinate a coloro che hanno 13 anni o più. Crediamo fermamente che sia meglio per i genitori avere la possibilità di dare ai loro figli l’accesso a una versione di Instagram che è progettata per loro - dove i genitori possono supervisionare e controllare la loro esperienza – invece di fare affidamento sulla capacità di un’app di verificare l’età dei bambini che sono troppo giovani per avere un ID».

Allo stesso tempo, Mosseri spiega che nonostante «la necessità di sviluppare questa esperienza, abbiamo deciso di mettere in pausa questo progetto. Questo ci darà il tempo di lavorare con genitori, esperti, politici e regolatori, di ascoltare le loro preoccupazioni e di dimostrare il valore e l’importanza di questo progetto per i giovani adolescenti online oggi».

Mosseri è certo «che i critici di “Instagram Kids” vedranno questo come un riconoscimento che il progetto è una cattiva idea». Ma «non è così». La realtà «è che i ragazzi sono già online, e crediamo che lo sviluppo di esperienze adeguate all’età progettate specificamente per loro sia molto meglio per i genitori di dove siamo oggi». E poi ancora: «Non siamo l’unica azienda a pensarla così. I nostri colleghi hanno riconosciuto questi problemi e hanno costruito esperienze per i bambini. YouTube e TikTok hanno versioni delle loro app per i minori di 13 anni».

Lo stesso Mosseri ha poi annunciato una serie di novità in fatto di parental control su Instagram, con nuove funzioni progettate a tutela degli adolescenti. Tra queste: la decisione di rendere l’account privato come impostazione predefinita per i giovani o l’utilizzo dell'’intelligenza artificiale per stimare l’età delle persone. «Ho tre figli e la loro sicurezza è la cosa più importante nella mia vita» ha chiosato Mosseri. La faccenda, chiaramente, è tutt’altro che chiusa qui.

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