La difesa di Speranza: Oms decise di ritirare report. La Procura: nessuna pressione
La vicenda è molto delicata anche per le possibili ripercussioni sul Governo. Ma fonti inquirenti della Procura di Bergamo escludono che il ministro agì per rimuovere il report dell’Oms
di Marzio Bartoloni
I punti chiave
3' di lettura
«Le scelte fatte sul dossier dell'Oms sono state fatte dall'Oms stesso e non dal governo italiano». Questa la difesa del ministro della Salute Roberto Speranza intervistato da Lucia Annunziata durante la trasmissione Mezz'ora in più su Rai 3 sull’anticipazione della trasmissione «Report» riguardo una mail del 14 maggio inviata da Ranieri Guerra, rappresentante Oms in Italia, al ministro della Salute dove Guerra annuncia l'uscita del dossier critico, il giorno stesso in cui viene ritirato.
«Quella mail - ha chiarito Speranza - ci informava che era stato pubblicato quel report e ci riportava un dibattito legittimo all'interno dell'Oms, quelle scelte sono state tutte dell’Oms». Una ricostruzione, questa, che sembra confermata dagli inquirenti per i quali il ministro non agì per rimuovere quel report.
Il report dell’Oms al centro dell’inchiesta di Bergamo
La vicenda è molto delicata anche per le possibili ripercussioni sul Governo per l’inchiesta giudiziaria per epidemia colposa attualmente in corso e coordinata dalla procura di Bergamo. Tra i documenti finiti sotto la lente c’è anche questo report dell’Oms che denunciava l’assenza del piano pandemico fermo di fatto al 2006. Le indagini starebbero mettendo in luce come l'autore del documento, il ricercatore Francesco Zambon, potrebbe aver subito pressioni dal vicario italiano dell'organizzazione, Ranieri Guerra, preoccupato delle ripercussioni politiche. I fatti dicono che il 14 maggio del 2020 lo stesso giorno in cui per la prima volta veniva pubblicato il controverso report dell’Oms su come l’Italia aveva contrastato lo tsunami del Covid lo stesso report veniva subito ritirato. Le indagini avrebbero fatto emergere non solo le pressioni di Ranieri sui ricercatori dell’Oms, ma anche alcuni messaggi inviati ai tecnici del ministero della Salute e al presidente dell’Istituto superiore della Sanità, Silvio Brusaferro, per informarli dell’imminente pubblicazione del dossier e dei suo tentativi di “correggerlo”. Ora è emersa anche questa mail inviata da Guerra al ministro Speranza per informarlo dell’avvenuta pubblicazione.
La mail che informava il ministro del dossier
«La mail di Ranieri Guerra ci informava che era stato pubblicato il report, avviene a report già pubblicato e ci riportava un dibattito legittimo all'interno dell'Oms con posizioni diverse», questa la replica a quella mail da parte di Speranza che chiede di non fare una «lettura distorta di un fatto semplice». Mentre sul piano pandemico non aggiornato dal 2006 chiarisce: «Io sono arrivato nel 2019 e sono stato il ministro che l'ha aggiornato e comunque si trattava di un piano antiinfluenzale, di fronte al Covid abbiamo dovuto realizzare un nuovo piano su misura». Il ministro comunque si dice sereno: «Io ho piena fiducia nel lavoro della magistratura, che saprà ricostruire tutto: apparirà in maniera del tutto evidente la trasparenza e la piena lealtà delle istituzioni del nostro Paese, a partire dal ministero della Salute, dall'Istituto Superiore di Sanità». «Sono scelte dell'Oms - ha ribadito Speranza - quello che è emerso è che c'erano opinioni diverse all'interno dell'Oms ma non sono scelte che riguardano né il governo italiano né le istituzioni italiane, ed è bene chiarirlo».
Fonti inquirenti: ministro non agì per rimuovere report Oms
A confermare la ricostruzione fatta dal ministro della Salute sono anche alcune fonti giudiziarie che escludono pressioni di Speranza. Nell'indagine della Procura di Bergamo sulla gestione dell'emergenza Covid, in particolare in Val Seriana, e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, non ci sono elementi - fanno sapere queste fonti giudiziarie - per ritenere che il ministro della Salute Roberto Speranza intervenne per la rimozione dal sito web dell'Oms del report, redatto dal team di ricercatori della divisione europea dell'organizzazione, dal quale risultava l'inadeguatezza dell'Italia nel fronteggiare la pandemia. Dagli atti d'inchiesta - fanno sapere ancora le stesse fonti - si evince solo che il ministro sapeva ed era irritato per la pubblicazione dello studio.
Speranza: «Scelte dure, ma non c’era manuale di istruzioni»
Il ministro ha poi difeso le scelte che sono state fatte soprattutto durante la prima fase dell’emergenza: «È evidente che eravamo di fronte a una novità incredibile, le prime scelte che abbiamo compiuto nei primi comuni veneti e lombardi sono state molto rigide. Abbiamo fatto delle valutazioni, eravamo di fronte a una novità madornale, con cui poi tutto il mondo ha dovuto fare i conti». «Oggi a noi viene chiesto perché non avete chiuso quel comune?, ma quando per la prima volta abbiamo firmato atti - ricorda Speranza - in cui si mandava l'esercito a bloccare le strade di intere città non era così scontato, non c'era un manuale di istruzione. Noi abbiamo perseguito sempre l'interesse del Paese». Infine Speranza si dice pronto a nuovi chiarimenti se necessario: «Non mi sono mai sottratto di riferire in Parlamento». Ma poi fa anche un appello: «Non buttiamo questa materia nella polemica politica come una clava, che crea odio, un linguaggio violento e frattura nel Paese».
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