La diplomazia dei vaccini Made in China
di Antonio Selvatici
3' di lettura
Quella dei vaccini è anche una guerra per la conquista del consenso. Da una parte i vaccini cinesi, dall’altra quelli occidentali. Mentre in Europa e Stati Uniti si sono da poco festeggiati i via libera ai vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna, quelli made in China sono da tempo diffusi nel mondo. E non solo per effettuare test.
Quali sono e dove sono stati utilizzati? Il CoronaVac è prodotto dalla Sinovac Life Sciences di Pechino. Lo scorso 17 novembre la rivista medico scientifica Lancet Infectious Diseases ha “sdoganato” il preparato made in China: il vaccino sarebbe sicuro e nel 97% dei casi avrebbe la capacità di produrre anticorpi nell’organismo 28 giorni dopo la sua somministrazione. L’articolo offre anche alcune informazioni che potrebbero aiutare a capire lo sviluppo e l’evoluzione del Covid-19. Innanzitutto viene indicata la data dal primo trial clinico (fase 1) cominciato in Cina il 16 aprile su un campione di abitanti della contea di Suining nella provincia dello Jiangsu. Il secondo trial clinico è partito a inizio maggio. A conferma dei tempi, il sito della Sinovac Biotech spiega che la controllata Sinovac Life Sciences «ha avviato lo sviluppo di un vaccino inattivo contro il Covid-19 (denominato CoronaVac) il 28 gennaio 2020». Ciò fa pensare che, poche settimane dopo la diffusione globale del virus, i cinesi avessero già elaborato una ricetta per realizzare un vaccino.
Pochi giorni dopo l’articolo, all’aeroporto internazionale Guarulhos di San Paolo è atterrato un cargo della Turkish Airlines con il primo lotto di 120mila dosi di CoronaVac. I media brasiliani hanno riportato con grande risalto l’evento, così come il Global Times (la voce del governo di Pechino in lingua inglese) che all’argomento ha dedicato molti articoli. Lo stesso giorno all’aeroporto è stato anche annunciato l’arrivo dalla Cina entro breve di 46 milioni di dosi, di cui sei già pronte all’uso e le rimanenti da produrre in loco. Brasile e Cina hanno collaborato nello sviluppo del CoronaVac: a inizio luglio sono stati effettuati dei test su un campione di 13mila volontari brasiliani, professionisti sanitari sparsi in 16 centri di ricerca. L’Istituto Butantan di San Paolo amplierà i suoi spazi fisici per ospitare i nuovi impianti capaci di produrre cento milioni di dosi all’anno. Scene simili si sono svolte quasi contemporaneamente in Indonesia e Turchia. Il governo turco, durante un colloquio sull’imminente fornitura di 50 milioni di dosi di CoronaVac, ha dichiarato la propria opposizione a qualunque forma di terrorismo e alla politicizzazione delle attività anti-terrorismo: una presa di distanza, tramite vaccino, dalla minoranza cinese di fede musulmana degli uiguri.
La Sinovac non è l’unica impresa cinese che ha cominciato a distribuire il vaccino anti Covid-19. La società pubblica Sinopharm ha già iniziato a fare test in Pakistan e in Perù. Particolare attenzione è stata data ad alcuni Paesi del Golfo Persico, fornitori di petrolio alla Cina. Negli Emirati Arabi Uniti a metà settembre è stato autorizzato in caso d’emergenza e per «i lavoratori in prima linea» l’utilizzo del vaccino della Sinopharm. Il prodotto è stato somministrato anche a Khalid bin Mohammed bin Zayed, membro del Consiglio esecutivo e presidente dell’ufficio esecutivo di Abu Dhabi. Anche il ministro della Tolleranza e coesistenza si è sottoposto a vaccinazione. Se già da metà settembre i membri del governo degli Emirati Arabi Uniti si sottoponevano volontariamente e pubblicamente, invitando la stampa all’evento, alla vaccinazione significa che, nonostante il vaccino non fosse ancora approvato, era già considerato sicuro. Negli Emirati Arabi Uniti l’approvazione ufficiale è arrivata il 9 dicembre. A seguire, il Bahrain l’ha approvato a metà dello stesso mese. Mentre è da giugno che il personale militare della Cina, lo ha recentemente riferito Yu Xuefeng, amministratore delegato della CanSino Biologics, ha ottenuto l’autorizzazione all’uso di un altro vaccino cinese. Attualmente il vaccino della CanSino è in fase di sperimentazione (fase tre) in Pakistan, Russia, Messico e Cile.
Sembra che, per ora, il globo sia diviso tra blocchi di Paesi che stanno sperimentando (o dove è già stato approvato) un vaccino anti Covid-19 o a produzione occidentale o sviluppato in Cina. La sfera d’influenza cinese ha trovato nell’America del Sud terreno fertile (Brasile, Cile, Peru e Argentina), ma grandi soddisfazioni hanno dato anche Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Turchia. La vaccine diplomacy è diventata uno degli affilati strumenti delle strategie geopolitiche. I vaccini made in China rischiano di generare vantaggi competitivi in alcune zone del globo. Una Guerra fredda in evoluzione: è di questi giorni la notizia delle difficoltà che stanno affrontando dieci esperti della Organizzazione mondiale della sanità incaricati di recarsi in Cina, a Wuhan, per indagare le origini del nuovo coronavirus.
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