La direttiva Ue sugli imballaggi rischia di cancellare le insalate in busta
L’allarme della Coldiretti a Tuttofood: la proposta della Commissione vieterebbe le buste di plastica monouso. In Italia la quarta gamma vale un miliardo
di Micaela Cappellini
3' di lettura
Il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta. Ma anche i cestini delle fragole, le confezioni di pomodorini, le arance in rete e persino le bottiglie magnum di vino. A denunciarlo , il 7 maggio, è stata la Coldiretti, nel giorno inaugurale di Tuttofood, la fiera dell’agroalimentare che Milano ospita fino a giovedì 11.
Ipotesi stop confezioni monouso
Così come è formulata, la proposta di regolamento sugli imballaggi presentata dalla Commissione europea imporrebbe dunque l’addio alle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate superflue. Se confermata questa scelta, sostiene la Coldiretti, aprirebbe a tutta una serie di problemi, da quelli igienico-sanitari fino alla gestione degli sprechi. Senza contare che potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori.
Il vero boomerang è quello che rischia di abbattersi sul segmento della cosiddetta quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, che sono ormai entrate nelle abitudini quotidiane dei consumatori italiani. Secondo l’ultimo sondaggio di Unione italian food, i tre quarti degli intervistati acquista questi prodotti regolarmente, il 38% lo fa addirittura tutte le settimane. Nel carrello l’81% mette le insalate in busta, il 40% preferisce le ciotole di insalata e il 30% sceglie la frutta lavata e tagliata. Nel 2022, secondo le rilevazioni di mercato NielsenIQ, il giro d’affari del settore è stato di quasi un miliardo di euro.
Conseguenze anche sul settore vinicolo
La direttiva avrebbe anche effetti sul comparto del vino. Così come è scritta, nota la Coldiretti, condurrebbe infatti a una standardizzazione delle bottiglie e alla riduzione del loro peso, eliminando di fatto il formato magnum. Dal primo gennaio 2030, inoltre, il 10% delle bevande alcoliche immesse sul mercato dovrà inoltre utilizzare imballaggi inseriti in sistemi di riuso e dal primo gennaio 2040 tale soglia dovrà salire al 25 per cento. Per i vini, a eccezione degli spumanti, è prevista una soglia del 5% a partire dal primo gennaio 2030 che salirà al 15% entro il primo gennaio 2040. Un vero e proprio stravolgimento che, soprattutto nel caso del vetro, rischia di vanificare tutto il lavoro fatto nel corso degli anni sul fronte del riciclo.
Colpiti settori di punta del Made in Italy
Così come strutturato, insomma, il regolamento andrebbe di fatto a colpire due dei settori del made in Italy più esportati all’estero. Se le vendite di vino sui mercati stranieri hanno sfiorato nel 2022 la quota record di 8 miliardi di euro in valore, quelle di ortofrutta hanno raggiunto i 5,7 miliardi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, ai quali si aggiungono altri 4,8 miliardi di ortofrutta trasformata, quella più esposta ai cambiamenti in fatto di packaging. Pur condividendo la necessità di assicurare una maggiore sostenibilità dei consumi, Coldiretti chiede dunque di «correggere l’attuale proposta, eliminando i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto il peso di 1,5 chili e ricalibrando le misure per il settore vinicolo, al fine di non pregiudicare la qualità delle produzioni e la possibilità di scelta da parte dei consumatori».
Anche il Codacons ha bocciato le nuove disposizioni europee sugli imballaggi. Se da un lato è giusto ridurre gli imballaggi e limitare il loro peso sull’ambiente - si legge in una nota dell’associazione dei consumatori - dall’altro non trovare più nei supermercati le confezioni monouso di insalata o di frutta danneggerebbe in particolare alcune categorie di consumatori, come i single o le coppie senza figli, cioè coloro che acquistano piccole quantità che consentono di gestire meglio la spesa settimanale e ridurre gli sprechi di cibo in casa. Vi sarebbe inoltre il rischio concreto di un incremento dei prezzi di frutta e verdura nei supermercati, venendo meno la concorrenza dei prodotti confezionati, con un danno economico per la generalità dei consumatori.
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