La discesa pericolosa di un astro nascente della letteratura
“Il frutteto” di David Hopen è in libreria per i tipi di Nutrimenti
di Marco Onnembo
2' di lettura
Lo stile maturo, la credibilità della storia e l'intreccio narrativo ben costruito non farebbero mai pensare che “Il frutteto” di David Hopen sia un'opera prima.
La storia narra di Aryeh Eden, un diciassettenne che vive con i genitori a Williamsburg, quartiere ebreo ortodosso di Brooklyn, nel quale vive tranquillo e del quale vive inconsapevolmente tutte le contraddizioni. Inclusa la sua vita che scorre serena tra prospettive e possibilità che non siano già comprese nel sostantivo “precetti”.
Il trasferimento in Florida
Studia quotidianamente la Torah in un mondo che si è secolarizzato e in un quartiere, una sorta di cortina invisibile, in cui i “diversi” sono quelli che non rispettano le rigide regole sociali imposte dalla religione. Eppure, come nei migliori thriller – e questo romanzo non lo è neanche lontanamente – il colpo di scena è dietro l'angolo, assumendo la forma di una opportunità lavorativa del padre di Ari, come viene chiamato in famiglia e dagli amici, che condurrà lui e la sua famiglia in Florida, vicino Miami.Il seducente mondo che gli si para davanti finirà per cambiare le coordinate della sua vita. Le contaminazioni esistenziali che vivrà a Zion Hills, il luogo in cui si trasferisce con la sua famiglia, le contraddizioni che vivrà tra ciò che lo circonda, e da cui sarà “rapito”, e ciò che ha dentro, sono i simboli di una revisione profonda di quelle certezze che rappresentavano l'unico vissuto che gli fosse consentito avere.
Conosce Noah, frequenta l'accademia ebraica. Incontra persone, un mondo che non è il suo, diverso da tutto ciò che aveva conosciuto fino a quel momento. E che lo attrae terribilmente. A cominciare da una forma di edonismo laico che ai suoi occhi appare, a tratti, come una “colpa”. Ne verrà travolto, da comparsa, poi da protagonista, poi da complice.
Una discesa pericolosa
Ma è come una strada senza uscita che punta dritta verso una discesa. Pericolosa, perché i vincoli, le regole della religione che Aryeh aveva conosciuto sin da bambino sono state forse un freno, ma anche sinonimo del concetto di “limite” che, immaginando il proprio futuro, diventa un solido pilastro. Esperienza dopo esperienza il gruppo di quei giovani ebrei “ribelli”, come per nemesi, brandisce la propria fede come un'arma.C'è poco spazio ne “Il frutteto” per i buoni sentimenti. La società è cambiata perché sono cambiati i rapporti di forza tra individuo e comunità. Tra i punti di forza di questo romanzo, vi è la capacità di Hopen di tracciare i profili psicologici dei protagonisti con precisione shakespeariana. Il linguaggio non è mai crudo, ma vero, e si inserisce a pieno titolo tra le migliori opere del postmoderno americano contemporaneo. Impossibile non girare pagina per capire cosa succederà dopo. E poi, a suo ulteriore merito, vi è anche che l'elemento più visibile, quello religioso, sembra essere solo un espediente narrativo per raccontare un conflitto tra generazioni e testimoniare con amarezza come l'individuo, con le sue scelte, sia sempre artefice del proprio destino.
“Il frutteto”, David Hopen, Nutrimenti, pagg. 576, euro 24
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