ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùInnovazione

La distilleria nomade crea rum made in Italy nelle isole dei Caraibi

Luca Gargano, presidente di Velier, ha ideato un particolare alambicco trasportabile in container per distillare in Martinica e all’estero

di Monica Zunino

4' di lettura

Un «alambicco ambulante transcontinentale» che si sposterà via mare da una distilleria all’altra, farà tappa sicuramente in Martinica e in altre isole dei Caraibi, ma potrebbe toccare anche altri Paesi produttori come l’Australia, per distillare in modo diverso un rum che, proprio per questo viaggiare, si chiamerà Nomad. È il nuovo progetto avviato da Luca Gargano, presidente e patron della Velier, azienda famigliare genovese che si occupa di importazione e distribuzione di distillati, liquori e vini, leader nel settore del rum, in cui la collaborazione con le più prestigiose distillerie ha portato i coimbottigliamenti a raggiungere quotazioni da capogiro, antesignana nel lancio del movimento dei vini naturali con il protocollo della triple A (produttori che siano Agricoltori, Artigiani, Artisti) nato nel 2003.

«Stiamo realizzando il primo alambicco double retort pot still (un alambicco di rame diffuso soprattutto in Giamaica) ambulante transcontinentale – racconta Gargano -. Vuol dire che ci sono due container, uno con l’alambicco e l’altro con gli attacchi per il vapore e per l’acqua, che si spostano, in tutto il mondo. Oggi molte distillerie di rum non hanno un alambicco di rame discontinuo ma distillano in alambicchi a colonna, io faccio una cosa nuova portando il pot still. Faccio fare una distillazione che loro non possono fare. La distilleria ha coltivato la canna da zucchero, l’ha tagliata e l’ha pressata e fermentata, poi arrivo io con l’alambicco, la metto dentro e dopo otto ore c’è il rum che metterò a invecchiare nelle stesse distellerie e si chiamerà Nomad». Insomma, un rum fatto con le stesse materie prime e gli stessi processi, ma diverso. Velier è principalmente importatore e distributore per il mercato italiano, con 204 brand in esclusiva e nel rum ha già anche due piccole realtà produttive, una ad Haiti ed una in Martinica, ma questo nuovo progetto di collaborazione con le distillerie cambia le regole. «Ci sarà una versione in pot still di rum che esistono da 200 anni, come Saint James o Neisson, in tante distillerie ci saranno dei barili frutto di questa collaborazione che saranno dei pezzi unici», completa Gargano, che del rum è riconosciuto un po’ come il guru e con il rum di una distilleria di Trinidad che ha chiuso, di cui nel 2004 aveva comprato tutto lo stock residuo di botti, imbottigliandolo poi a grado pieno e non più miscelato con altri rum, facendo selezioni, ha creato il mito del Caroni, le cui bottiglie più economiche costano da duemila euro in su.

Loading...

Archiviato il 2022 con ricavi netti per 141 milioni, 7 milioni di utile e un Ebitda di oltre 12 milioni, le previsioni per il 2023 per la Velier sono di una crescita del 5%, con l’obiettivo di chiudere l’anno a 150 milioni. «Abbiamo avuto una crescita molto forte. Prima del Covid fatturavamo 90 milioni, abbiamo fatto il 50% in più. Probabilmente - commenta Gargano - la pandemia ha portato le persone a cercare di più la qualità. Quest’anno sarà più difficile: ci sono meno soldi, c’è l’inflazione, sono cresciuti gli interessi bancari, però cresciamo. La cosa importante è che non ho mai accettato ricatti, non ho mai venduto un prodotto che avessi sentito non era giusto vendere».

L’ultima avventura in ordine di tempo è stata a Genova, con l’apertura dal 21 al 26 settembre, della Velier experience, uno spazio sul mare nell’ambito del Salone Nautico, dove mangiare e bere una selezione di prodotti enogastronomici e distillati, con una squadra di chef dei ristoranti liguri. Un’esperienza che probabilmente si ripeterà il prossimo anno, ma non prelude all’apertura di un locale “definitivo”.

Ci sono invece molti altri progetti, già avviati, che riguardano il mondo dei distillati ma non solo. Sempre legata al rum c’è una sorta di blockchain collegata ad un Qr code nel tappo, che farà accumulare punti e premi, per incentivare chi compra le bottiglie ad aprirle e non acquistarle solo per collezionismo, e il lancio di un extra virgin rum, ottenuto distillando il succo di canna e non la melassa, con l’obiettivo di valorizzare e rendere più comprensibili per il consumatore i rum prodotti in Paesi che non possono fregiarsi del titolo di Rhum agricole.

Ma c’è anche un piano di studio e valorizzazione dell’agrobiodiversità delle isole minori del Mediterraneo, appena partito, portato avanti attraverso l’associazione Triple A Trust - «che non c’entra niente con i trust, ma significa fiducia, come Triple A non c’entra con il rating» sottolinea Gargano -, con i produttori di vini Triple A, che oggi sono 76 e in azienda hanno già visto entrare la seconda generazione. «Il primo progetto da lanciare si chiama Agricola Mare Nostrum. Rischiamo che, per spopolamento e turismo, domani ad esempio non ci sia più un pomodoro a Filicudi - spiega Gargano - per cui i ragazzi soci, finanziati dalla Velier, che trasformerò in una società benefit, partono e fanno uno screening delle nove isole che abbiamo scelto, Carloforte, Levanzo, Linosa, Lastovo, Vich, Brac, Hvar, più altre due isole greche e cinque che abbiamo già studiato, e su quella base realizziamo dei progetti, una parte benefit e una parte da cui possono nascere piccoli business, assieme ai produttori di queste isole minori per farli conoscere. Una cosa che abbiamo già fatto con Linosa, ad esempio, dove ci sono tantissimi fichi d’india che nessuno raccoglie perché ci sono pochi abitanti: abbiamo trovato un accordo con un grande distillatore che li acquisterà e il ricavato ovviamente lo lasciamo all’isola, però avremo un distillato di fichi grand cru Linosa».

Niente telefono cellulare, né televisione e nemmeno la patente di guida, Gargano ha fatto della sede della Velier, una villa in mezzo al verde affacciata sul mare di Genova, in cui lavorano 86 persone, anche una sorta di fattoria, perché ogni settore, dalla contabilità al marketing, ha un suo orto da coltivare e in più ci sono galline e ad oggi anche sedici pulcini.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti