«La distribuzione è il centro vero della comunità, simbolo di coesione con i territori»
Le riflessioni di Giorgio Santambrogio, presidente ADM, al termine del mandato al vertice dell’associazione
di Enrico Netti
3' di lettura
«Le porte sempre aperte delle imprese della distribuzione italiana, nel corso dell’emergenza Covid-19, hanno raccontato la speranza di un Paese che voleva tornare alla normalità e hanno dimostrato un elevato senso di responsabilità e un forte radicamento al loro territorio. Non erano solo dei punti vendita ma instauravano tutti i giorni con i cittadini un rapporto di serenità, di sicurezza, di fiducia reciproca nel futuro. La coda per entrare al supermercato è diventata immediatamente un simbolo, una delle immagini della ripartenza e dell'uscita dal tunnel della paura. Tutte le insegne del retail non solo sono riuscite a reagire velocemente ai molteplici bisogni dei consumatori ma hanno anche risposto con immediatezza alle richieste del Governo sugli interventi urgenti a garanzia delle fasce più deboli della popolazione. Dovevamo essere noi il simbolo della solidarietà, della tranquillità, della normalità. Lo abbiamo fatto». Questa la riflessione di Giorgio Santambrogio giunto al termine del mandato come presidente dell’Associazione distribuzione moderna (Adm), l’organizzazione che rappresenta le aziende della distribuzione nei rapporti con quelle della produzione industriale e agricola.
«Dopo quattro anni, lascio la presidenza di Adm, l’Associazione della distribuzione moderna, dove ho avuto l’onore di servire le imprese del retai italiano. In questi anni ho scoperto che la distribuzione è il centro vero della comunità, simbolo di coesione con i territori, le città grandi e piccole, i paesi, i quartieri, in centro come in periferia. Ho scoperto che la distribuzione è un presidio nel definire il rapporto tra domanda e offerta, tra produzione e consumo, tra vendita commerciale e cliente. Ho scoperto che educare alla verità sulla qualità delle filiere, alla sostenibilità dei prodotti, alla convenienza, al benessere delle persone e contro lo spreco alimentare, ascoltando le esigenze e i desideri dei nostri clienti è utile e necessario perché offre a tutti la possibilità di scegliere prodotti per un consumo sempre più consapevole e rispettoso dell’ambiente e aiuta le aziende a posizionarsi e comunicare meglio, non solo sui nostri scaffali».
Guardando al recente passato, alle iniziali fasi dell’emergenza sanitaria quando la Gdo è andata in affanno. «Non sono mancate le situazioni critiche, con alcuni prodotti che hanno rischiato di non essere più presenti sugli scaffali dei punti vendita. Il lievito ad esempio è stato l’oggetto più desiderato dagli italiani che con un pò più di tempo a disposizione hanno ritrovato l’euforia della cucina in casa e la voglia di creare cibo con le proprie mani - ricorda Santambrogio -. I consumatori hanno scoperto l’ecommerce che, sebbene in crescita, è andato in affanno per l’evidente difficoltà causato da un improvviso eccesso di domanda, ma non hanno rinunciato ad andare fisicamente nei punti vendita. Ne hanno sentito il bisogno. Ho ricevuto decine di messaggi e di racconti direttamente dalle file del supermercato, alcuni addirittura esilaranti, che mi hanno trasmesso la consapevolezza profonda che andare a fare la spesa è un gesto del quotidiano che definisce il senso di Comunità di un Paese. Lo era anche prima del virus. Adesso lo sappiamo meglio, lo sappiamo tutti».
Per il presidente c’è un punto fermo: raccontare come l’intera filiera ha saputo reagire all’emergenza. Non solo imprese ma soprattutto le persone che la compongono, uomini e donne che si sono ritrovati in prima linea. «Vorrei sottolineare non solo il ruolo quasi stoico delle cassiere tutto il giorno a contatto con i clienti, che nelle primissime fasi del lockdown erano anche psicologicamente impreparate ma che hanno saputo reagire con prontezza, e di tutti i collaboratori che hanno smesso di guardare l'orologio consapevoli dell’importanza del loro ruolo, ma anche la generosità vera, concreta e immediata delle singole catene e di molti imprenditori della filiera che hanno fatto sentire la loro presenza e il loro aiuto soprattutto al sistema sanitario nazionale impegnato ad affrontare una crisi decisiva e senza precedenti nella nostra storia».
Per finire un’ultima riflessione sul ruolo della moderna distribuzione. «Ho capito meglio il nostro ruolo: noi ci siamo e se noi ci siamo andrà sempre tutto bene. Questa consapevolezza non deve finire. Tutte le imprese della distribuzione moderna, le migliaia di donne e uomini chi ci lavorano, la filiera di enorme qualità del nostro made in Italy dell’agroalimentare hanno dimostrato che messe insieme non sono solo fattore competitivo e catena del valore per il sistema Paese, ma ne determinano e raccontano l’identità più profonda. Non siamo più solo supermercati e dei luoghi di consumo. Siamo diventati presidi di prossimità, abbiamo creato una rete di solidarietà, di vicinanza e di ascolto. E lo abbiamo fatto sempre con il sorriso. Perché quando si sorride anche gli occhi sorridono. E quelli non sono coperti da una mascherina».
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