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La distribuzione del food&beverage in bar e ristoranti cresce a 17 miliardi

Il settore è ripartito sulla spinta del turismo e grazie alla voglia degli italiani di mangiare e bere fuori casa che non sembra essere troppo frenata da crisi e inflazione. Il 28 aprile la giornata italiana della ristorazione

di Emiliano Sgambato

Maietta (Censis): Distribuzione Horeca strategica e importante per il nostro Paese

4' di lettura

Arrivano importanti segnali di ripresa per i distributori di alimenti e bevande legati a bar e ristoranti. Un settore che ovviamente è legato a doppio filo con il business della ristorazione, dove la crisi si sente ma sta probabilmente colpendo meno del previsto: se ancora non sono stati raggiunti i livelli pre Covid, la strada intrapresa sembra però quella giusta, con gli italiani che non stanno mettendo ai primi posti dei tagli al bilancio familiare le occasioni di incontro fuori casa. E a dare una grossa mano c’è anche il ritorno dei turisti.

Ma gli effetti dell’inflazione si fanno comunque sentire con i costi che aumentano e che non possono essere trasferiti completamente sui prezzi finali, dato che i clienti stanno appunto perdendo potere d’acquisto. Un rebus difficile da risolvere senza un buon grado di investimenti in soluzioni innovative ed efficienti. I distributori devono infatti sapersi rinnovare e stare al passo con le nuove esigenze degli operatori (soprattutto del food retail) che per crescere stano puntano su innovazione e digitalizzazione.

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Distributori cruciali per bar e ristoranti

Secondo un rapporto elaborato da Censis e Italgrob (l’associazione aderente a Confindustria che raggruppa di distributori del settore horeca, che sta per hotel, restaurant e cafè, ndr) la filiera dei consumi fuori casa è «una grande opportunità per il rilancio italiano».Si contano 3.800 imprese di distribuzione per oltre 60mila addetti e 17 miliardi di euro di fatturato: una parte importante del settore horeca, che comprende circa 330mila pubblici esercizi e 1,4 milioni di occupati.

La spesa delle famiglie per mangiare e bere fuori casa nel 2022 è stata pari – secondo l’ultimo rapporto della Fipe (Federazione pubblici esercizi) – a 84 miliardi di euro (con un valore aggiunto in crescita del 18% sul 2021 ma un fatturato ancora sotto del 4% sul 2019 e al lordo dell’inflazione).

Secondo il Rapporto Censis-Italgrob, il “fuori casa” è ripartito «rimodulando l’offerta sulle esigenze dei cittadini, anche grazie alla distribuzione Horeca che, connettendo industrie produttrici e imprese, ha garantito l’approvvigionamento di cibi e bevande a costi sostenibili per imprese piccole e piccolissime alle prese con enormi difficoltà a seguito dell’ondata inflazionistica». Inoltre il settore «ha saputo adattarsi ai profondi cambiamenti dei consumi, mostrandosi altresì attento alla sostenibilità».

“TheFork: i tre fattori cruciali della digitalizzazione dei ristoranti”

Il 2022 si è chiuso positivamente anche per il comparto dei distributori bevande «dopo due anni di fatica». In particolare, è stato registrato un +18% come incremento di fatturato con una crescita di volumi del 9% circa sull 2021.

La movida risorsa sociale ed economica

Quelli legati alla socialità e alla convivialità sono consumi a cui gli italiani riescono ormai difficilmente a rinunciare, anche come reazione alle restrizioni subite nel periodo più duro della pandemia. Dalla ricerca Censis infatti emerge come il 93% degli italiani dichiara che lo stare insieme per bere e mangiare è uno degli aspetti fondamentali dello stile di vita tricolore. Il 47,3% quando esce la sera si reca in locali pubblici e, in particolare, in quelli nei territori della cosiddetta movida, chè è vista più come una risorse e come ocasione di socialità che come motivo di disturbo o di spreco: «l’8,8% (il 23% tra i giovani) lo fa quasi sempre, il 10% almeno una volta ogni quattro giorni e il 28,5% sempre. Al 40,3% degli italiani piacerebbe uscire di più la sera, perché ritiene che avrebbe un effetto positivo sulla propria qualità della vita».

Lollobrigida: "Sorprende che cucina italiana non sia patrimonio UNESCO, il Governo sta recuperando"

«Dopo l’odissea del Covid-19 il mercato Horeca ha reagito in maniera importante secondo il più classico schema all’italiana – commenta Antonio Portaccio, presidente Italgrob – quando la ragione ti vieta di sperare, si recuperano le risorse migliori. È quello che ha fatto il ’fuori casa’. Il nostro settore sta dimostrando una grandissima vitalità per due ordini di motivi: il primo è la voglia di uscire e condividere con parenti e amici un momento di socialità che costituisce un booster del benessere soggettivo per gli italiani; il secondo è rappresentato dalla voglia di recuperare il fatturato perso durante il periodo pandemico. Grava in questo scenario l’incognita della spirale inflattiva che ha eroso profondamente il potere d’acquisto delle famiglie. Siamo fiduciosi ma al tempo stesso molto preoccupati».

Cucina Patrimonio Unesco e la Giornata della ristorazione

«La distribuzione Horeca, garantendo la sostenibilità economica di tante piccole e piccolissime imprese del fuori casa – aggiunge Francesco Maietta, responsabile area Consumer, Mercati privati, Istituzioni del Censis – contribuisce anche alla vitalità di tante comunità locali. In estrema sintesi: distribuzione Horeca e ’fuori casa’ sono fonti essenziali di valore economico e sociale per il nostro Paese».

Del resto non mancano le iniziative a supporto di un settore che in passato è stato spesso poco valorizzato, dalla candidatura a Patrimonio Unesco della cucina italiana sostenuta dal Governo alla Giornata della ristorazione che sarà celebrata venerdì 28 aprile e per la prima volta verrà insieme la maggior parte delle associazioni del settore: su iniziativa della Fipe e con risvolti benefici e di solidarietà tra gli attori della filiera vede infatti l’adesione di Ambasciatori del Gusto; Associazione professionale cuochi italiani; Charming Italian Chef; Federazione Italiana Cuochi; Identità Golose; Jre (Jeunes Restaurateurs); Le Soste; Slow Food; Unione Ristoranti Buon Ricordo.

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