innovazione

La doppia anima italiana di Hyperloop, treno supersonico

di Natascia Ronchetti

3' di lettura

«Sembrava fantascienza ma non lo è». Gabriele Ronchini sorride ricordando quando Bibop Gabriele Gresta gli mostrò il progetto di Hyperloop, il treno che sfreccia sospeso dal suolo a 1.200 chilometri all’ora. «Abbiamo capito subito che era realizzabile. Questo dopo aver analizzato tutto, dalla fattibilità alla community che ci stava dietro: 100 scienziati iniziali che poi sono diventati 800 e che da ogni parte del mondo contribuiscono in cambio di stock-option». Ronchini è l’amministratore delegato di Digital Magics, incubatore italiano di start up digitali che possiede l’8,69% di Jumpstarter, la piattaforma californiana di crowdsourcing per la selezione, il finanziamento e la realizzazione di nuovi progetti che nel 2013 ha tenuto a battesimo la start up Hyperloop Transportation Technologies, di cui Gresta è uno dei fondatori e chairman.

Un’impresa (dopo aver raccolto 100 milioni di finanziamenti è ora in corsa per rivoluzionare il mondo dei trasporti terrestri) nata da un incontro in California tra Bipop Gabriele Gresta, che è stato tra i fondatori di Digital Magics, e il tedesco Dirk Ahlborn, che poi è diventato il suo socio. E che comincia a raggiungere i primi traguardi per concretizzare l’idea di Elon Musk, l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense che ha inventato la tecnologia: una capsula a lievitazione magnetica dentro a un tubo a bassa pressione. Lo sta facendo negli Usa, dove la start up ha appena firmato l’intesa con la Northeast Ohio Coordination Agency (agenza di trasporti e pianificazione ambientale) e con il Dipartimento dei trasporti dell'Illinois per creare il primo collegamento interstatale tra Chicago e Cleveland: oltre 500 chilometri in 28 minuti. Ma anche in Francia, dove ha avuto l’incarico di realizzare un prototipo per un tratto di due chilometri nell’aeroporto Francazal, vicino a Tolosa. E pure negli Emirati Arabi: in questo caso la partnership con lo sceicco Falah bin Zayed al Nahyan porterà alla costruzione di una linea di 145 chilometri tra Abu Dhabi e Al Ain.

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«Negli Emirati abbiamo già fatto lo studio di fattibilità, che il governo ha giudicato profittevole», dice Gresta. «Negli Stati Uniti invece è la prima volta che le istituzioni investono sul nostro progetto», prosegue Gresta, uno con il pallino per l’innovazione fin da adolescente. Perito informatico, quando aveva 15 anni usciva da scuola e andava in una multinazionale canadese per sviluppare software, a 40 lasciava l’Italia per la California dopo aver “allevato” 56 imprese con Digital Magics. Adesso gira il mondo per convincere le istituzioni dei vari Paesi a scommettere su un treno che, dice, «ha le caratteristiche di un aereo ma viaggia su terra. Costa mediamente tra i 15 e i 20 milioni di dollari al chilometro ma permette di recuperare l’investimento nell’arco di otto-dieci anni, grazie anche a pannelli solari e sistemi di energia alternativa che lo fanno diventare una sorta di power station: ha dentro passeggeri ma è in grado di produrre e vendere energia».

Come per un aereo in alta quota Hyperloop incontra meno resistenza. L’aria di fronte alla capsula viene convogliata verso la parte posteriore del tubo attraverso un compressore, che consente di raggiungere velocità incredibili con pochissimo consumo di elettricità. Cosa che ha persuaso fino ad ora 11 Paesi con i quali la start up ha stretto accordi (in Europa, oltre alla Francia, la Spagna, il Regno Unito, la Slovacchia e la Repubblica Ceca; negli Usa anche la California; in Asia l’Indonesia, la Cina, l’India e la Corea del Sud). «Accordi di vario tipo – spiega Gresta – che prevedono studi di fattibilità o risorse per realizzare centri di ricerca: ne abbiamo già sette in corso di realizzazione nel mondo».

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