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Il problema della fabbrica rimane centrale nello sviluppo occidentale. Non soltanto in senso storico. Per l’attualità. E nella proiezione verso il futuro. Il volume “Una storia al futuro. Pirelli, 150 anni di industria, innovazione, cultura”, curato dalla Fondazione Pirelli e pubblicato da Marsilio, è stato al centro del dibattito che ha visto come ospite principale Antonio Calabrò, consigliere delegato e direttore della Fondazione Pirelli.
Fabbriche protagoniste dello sviluppo sociale
La fabbrica è veicolo di sviluppo tecno-manifatturiero. Ma è anche un agente attivo di sviluppo sociale. Dice Calabrò: «Nel Novecento, le fabbriche sono state protagoniste di primo piano del panorama della politica e dell’economia, nel secolo dell’auto, della chimica e delle telecomunicazioni, dei consumi e delle trasformazioni degli stili di vita, tra conflitti e benessere diffuso».
Tanto più questo vale anche adesso, in un futuro che si annuncia dirompente, pieno di incognite e di opportunità: «Anche adesso, mentre le innovazioni scientifiche e tecnologiche, la digital economy e l’Intelligenza Artificiale mettono in crisi gli assetti produttivi tradizionali, sconvolgono le storiche strutture professionali e spingono verso il primato dei “servizi” e delle attività del cosiddetto “terziario”, le fabbriche anzi, meglio, le neo-fabbriche restano centrali. Perché proprio lì si condensano le evoluzioni di scienza e tecnologia, lavoro e vita, ricerca e produzione, esigenze economiche e valori sociali, innovazione e ambiente».
Le dieci regole dell’imprenditore
Continuità, dunque. Tanto che Calabrò cita la testimonianza di Leopoldo Pirelli, tratta da “Le dieci regole dell'imprenditore”, scritte nel 1986 e pronunciate davanti al Collegio degli ingegneri di Milano: «La nostra credibilità, la nostra autorevolezza, direi la nostra legittimazione nella coscienza pubblica sono in diretto rapporto con il ruolo che svolgiamo nel concorrere al superamento degli squilibri sociali ed economici dei Paesi in cui si opera: sempre più l'impresa si presenta come luogo di sintesi fra le tendenze orientate al massimo progresso tecnico economico e le tendenze umane di migliori condizioni di lavoro e di vita».
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