«La filantropia deve avere un impatto e noi vogliamo misurarlo»
L’imprenditore e il Mecenate
di Vera Viola
3' di lettura
«Porteremo 80 opere del Museo di Capodimonte di Napoli a Parigi, dove saranno esposte al Louvre per più di un mese. Una grande operazione culturale e diplomatica. Ma sopratutto sociale». Ne parla Giovanni Lombardi, fondatore e presidente di Tecno, e anche influente mecenate. Come presidente dell’Advisory Board del Museo e Real Bosco di Capodimonte, lavorando a stretto contatto con il direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger, ha sostenuto la importante mostra «Il Louve invita Capodimonte. Napoli a Parigi» che taglierà il nastro il 7 giugno con una gran gala e con ospiti internazionali.
Un evento storico?
Proprio così. È la prima volta che il Louvre ospita un altro museo e che le opere dell’uno e dell’altro vengano esposte le une vicino alle altre. E tutto ciò avviene perchè Napoli è all’altezza, avendo in Capodimonte un Palazzo reale realizzato nel 1738 per ospitare la “Collezione Farnese”, una collezione di opere d’arte di origine dinastica, quindi di grande valore.
Che ruolo ha in una operazione di questo tipo l’Advisory Board?
Il direttore Sylvain Bellenger, appena arrivato dalla Francia a Napoli, ha voluto istituire l’Advisory Board, sul modello di alcuni musei americani. Questo è composto da sette persone con formazione diversa che partecipano e coadiuvano, con la propria esperienza, passione, oltre che con fondi, i programmi del Museo. Nel caso della mostra al Louvre abbiamo sensibilizzato il mondo dei mecenati, raccolto fondi, finanziato una operazione “cornici” da montare su quadri finora esposti senza secondo un gusto un pò superato. Abbiamo acquistato a Madrid il ritratto
di Carlo III per poi donarlo al nostro Museo.
E qual è il senso di questa operazione dal punto di vista di un imprenditore?
Potrei elencare una serie infinita di motivi validi per essere mecenati. Partendo dal fatto che l’Italia è un Paese che esporta beni e servizi. Potrà farlo sempre meglio se saprà esportare anche cultura. A Capodimonte ciò avviene anche attraverso importanti iniziative di formazione: gli american friends a esempio mandano ogni anno stagisti a imparare come si gestisce un museo di tale importanza.
Lei è presidente di Tecno, impresa che accompagna
altre nel processo Esg.
Quindi cosa rappresenta il mecenatismo per Tecno?
Le ricadute sociali dell’attività di impresa ci stanno molto a cuore. Pensiamo che la ricchezza che si crea in azienda debba essere distribuita sul territorio. Siamo consapevoli che in un Paese tanto ricco di storia e di arte la cura di tutto ciò non possa essere tutta delegata allo Stato, ma sia compito anche di privati. Infine siamo convinti che da tutto ciò nasceranno altre opportunità di business. Si pensi all’immenso lavoro da fare per la digitalizzazione delle opere d’arte.
Digitalizzazione e cultura non sono antitetici.
Niente affatto, sono cadute le barriere culturali. Ne è una prova la presenza della Apple Academy dentro la Fondazione Capodimonte per spingere i talenti di tutto il mondo a programmare app a servizio della cultura. Insomma, un museo non è più solo luogo di conservazione, ma anche di sviluppo e gli imprenditori devono saper cogliere questa opportunità.
Quale impatto produrre?
Questo è il punto. La filantropia deve avere obiettivi da realizzare e i suoi effetti vanno misurati. Stiamo studiando un sistema di valutazione in termini economici, di reputazione, di creazione di posti di lavoro.
Ci parli dell’intervento che la ha appassionata di più.
Il restauro del “Ritratto di Pier Luigi Farnese in armatura” di Tiziano. Che peraltro mi è valso nel 2018 il premio come “imprenditore dell’anno”
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