La fisica italiana che ha permesso di sentire le voci dall’origine dell’Universo
Dopo Infn e Ictp, per Alessandra Buonanno arriva il terzo premio: il Balzan è un ulteriore riconoscimento per i suoi studi sulle onde gravitazionali
di Leopoldo Benacchio
5' di lettura
Tre premi prestigiosi in fila in questo 2021, neppure lei se li aspettava. «Ne sono veramente stupita e onorata», dice Alessandra Buonanno, ma evidentemente se li è meritati, eccome, per i vent’anni e più di ricerche ai limiti della vertigine per la mente umana: cosa sono le onde gravitazionali, chi le ha prodotte, cosa ci dicono dell'universo, come posso catturarle.
Siamo in pieno nel campo della ricerca di base, quella che è difficile da fare, difficilissima da spiegare e che non porta brevetti o utilità pratiche, tanto care alla mentalità occidentale, salvo che poi si scopre che “inutili” ricerche servono a sconvolgere il mondo. Pensiamo solo a cosa devono aver pensato i suoi contemporanei nel 1897 della scoperta dell'elettrone, fatta da Joseph Jhon Thomson a Cambridge nel 1897. Senza quella addio elettronica.
Ma torniamo ad Alessandra Buonanno. Viene premiata da Infn il 15 febbraio scorso con la medaglia Galilei, importante premio internazionale che si assegna ogni due anni, in agosto poi con la medaglia Dirac, prima italiana ad averla, che viene assegnata da Ictp, l'importante Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste, e ora il Premio Balzan 2021, assieme a Thibault Damour, per le loro ricerche nel campo della gravitazione, specialmente le onde gravitazionali.
Messaggeri dell’Universo
La Fondazione Internazionale Premio Balzan promuove un premio nel mondo della cultura, delle scienze e, ogni tre anni, per le più meritevoli iniziative umanitarie, di pace e di fratellanza tra i popoli. Assegna quattro premi annuali, due nelle lettere, scienze morali e arti, due nelle scienze e medicina.
La particolarità del premio, cospicuo dato che parliamo di 700.000 euro circa, è che chi vince il Balzan è tenuto a destinare metà della somma al finanziamento di progetti di ricerca condotti preferibilmente da giovani, sia umanisti che scienziati. Una staffetta concreta fra chi è arrivato e chi invece parte alla conquista dell'ignoto.
Le ricerche condotte dalla Buonanno hanno a che fare con le onde gravitazionali, gli ultimi messaggeri dell'universo che siamo riusciti a scovare dopo anni e anni di ricerche. Previste dalle equazioni prodotte dal genio di Einstein con la Relatività generale, ci danno conto di quel che avviene quando due buchi neri spiraleggiano uno attorno all'altro, o qualcosa di simile fanno coppie di stelle di soli neutroni, o ancora cosa succedeva subito dopo il Big bang. E con subito dopo intendiamo infinitesime frazioni di secondo. Impensabile.
«Le onde gravitazionali si generano quando corpi celesti molto compatti e di grande massa accelerano, e sono molto forti se a coppie spiraleggiano, per poi fondersi, raggiungendo velocità prossime a quelle della luce», spiega Buonanno, e portano con sé «l'impronta digitale di chi l'ha prodotta».
Increspature nello spazio-tempo
Il fatto è che da Einstein in poi i fisici hanno capito che spazio e tempo sono connessi fra loro da una relazione di interdipendenza, quasi fossero trama e ordito di un tessuto in cui l'universo si posa.
Queste masse enormi - teniamo conto che un buco nero può avere da poche volte, diciamo dieci, a un milione di volte la massa del nostro sole - producono con il loro moto delle increspature in questo tessuto dello spazio-tempo: le onde gravitazionali che si muovono alla velocità della luce.
Benissimo, ma allora quale è il problema e perché ci abbiamo messo cento anni per riuscire a catturarle? Perché ci arrivano sì, ma sono debolissime e per catturarle e distinguerle abbiamo bisogno di strumenti raffinatissimi, come l'interferometro Virgo che sta a Pisa, con raggi laser che corrono su due bracci perpendicolari lunghi chilometri e che si spostano di frazioni infinitesime di millimetro se sono attraversati da un'onda gravitazionale.
«È come cercare di sentire una voce flebile e sottile in uno stadio di gente urlante - spiega Buonanno con un esempio che ci fa capire subito -. Quel che ho fatto io, e anche l'altro collega, è cercare di fare un modello di come deve essere questa voce, così la ricerca viene semplificata».
In pratica se sai come deve essere questa voce sarà un poco più semplice distinguerla nella confusione dello stadio che urla. Certo, ma non semplicissimo visto ci sono voluti due decenni e un metodo furbissimo, come dicono a volte gli scienziati.
Le «voci» intercettate
Le equazioni di Einstein sono infatti piuttosto complicate e non riusciamo a risolverle in modo esatto con carta e penna, possiamo usare due strade diverse: calcolarle passo passo con potenti computer, con grande dispendio di tempo di calcolo, oppure tentare di farlo con carta e penna in modo approssimato. Entrambi i metodi vanno bene, è quel che riusciamo a fare, ma l'idea vincente è stata quella di confrontare i modelli risolti carta e penna della Buonanno con quelli risolti con il computer dall'altro vincitore.
«Con questo siamo riusciti in un processo che assomiglia alla progressiva messa a fuoco, diciamo così, di un'immagine». In pratica, grazie al lavoro di Buonanno e dei suoi collaboratori, oggi disponiamo di una ampia base di dati, centinaia di migliaia di “filtri” da applicare ai segnali rivelati dalle antenne gravitazionali come Virgo.
E ci aiutano a capire se il segnale è immerso nel rumore e se si tratta di una coppia di buchi neri che si corteggiano alla velocità della luce, prima di fondersi, o di una coppia di piccole e iperdense stelle di neutroni che fanno lo stesso.
Scoprire questi segnali è importantissimo perché portano con sé l'identità del corpo celeste e del fenomeno che le ha provocate, così abbiamo informazioni che nessun telescopio ottico o radio potrebbe mai darci.
Le stelle e le galassie parlano insomma tante lingue diverse e a capirle tutte ci vuole tempo, ma ci si guadagna in conoscenza.
Egualmente le onde gravitazionali sono l'unica sorgente di informazione che possiamo avere sui primi attimi dell'Universo, quando iniziò un'espansione tanto veloce e violenta da andar e oltre le leggi della fisica che conosciamo.
È l'inflazione iniziale, e l'energia e materia che si mossero allora con violenza e velocità inaudita deve aver prodotto onde gravitazionali, che ci possono fornire la carta d'identità di quel periodo in cui ancora la luce non riusciva a irradiarsi. «Ma non ce la facciamo ad oggi a vederle, la sensibilità dei rivelatori che abbiamo, per quanto sofisticati, non è sufficiente»,
Alessandra Buonanno, lavora fra Europa - è direttrice del Dipartimento di “Relatività Astrofisica e Cosmologica” all’Istituto Max Planck per la Fisica Gravitazionale di Potsdam - e gli Stati Uniti, di cui ha anche la nazionalità e ci tiene a sottolineare come questi risultati premiati con la sua persona siano comunque il risultato del lavoro di gruppi di ricercatori, anche molti giovani, che lavorano nelle collaborazioni messe in piedi da tanti scienziati e dalla Buonanno stessa che, come tutte le persone di valore, si dimostra generosa e altruista.
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